DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Giuliano Ferrara per Il Foglio
La mancata protezione di Berlusconi dai Lavitola e dai Tarantini e altri bei soggetti della gagliofferia nazionale è una sua stretta responsabilità personale, d'accordo. E' il capo, è il più forte della compagnia, il più anziano o quasi, il più capace, è addirittura un mito vivente e un protagonista bestialmente rilevante della politica e della storia italiana.
E' l'alfa e l'omega della sua propria vicenda, è his own man, come dicono gli anglosassoni, fa quello che vuole. Però da tempo la sua accessibilità universale ha qualcosa di caciarone e di folle, e con un poco di prudente coraggio sarebbe dovuto sorgere intorno a lui uno staff capace di fargli osservare a sua tutela delle regole che non sono state inventate per nulla.
Tutti i leader, e anche gli statisti molto posati e compassati che vivono la politica in tutt'altra dimensione, hanno i loro divertimenti, le loro relazioni pericolose, i loro uomini de panza, e nessun altro come il nostro grande amore viene intercettato, sputtanato in ogni modo possibile da un'occhiuta azione di spionaggio, pedinamento e origliamento multilaterale.
Per questa specifica ragione il premier e capo del Pdl dovrebbe vivere con intorno un mucchio di gente seria e responsabile, e ce n'è parecchia tra i suoi collaboratori, che abbia il potere di dirgli no, quella telefonata non la deve prendere, no, quell'operazione sottopelle è troppo a rischio, no, quello non è un tipo affidabile.
Lavorare con Berlusconi non è facile. E' soave in ogni suo errore, non accetta protocolli invadenti, vuole giocare ai limiti di ogni regola, si diverte, si arrabbia, si deprime o si incanta per tutte le cose che fanno di un privato un privato, una misura netta di distanza dagli obblighi spesso insopportabili della vita pubblica.
Però se i partiti e lo stato funzionassero, il capo del governo, il vincitore delle elezioni, il leader di una maggioranza dovrebbe sentire il peso costante di un plotone di corazzieri che gli fanno da cani da guardia. Invece quella di Berlusconi è una chaise percée, la sua corte è come quella di Luigi XIV, è vagabonda e trasparente, opera con bonomia e alla fine mette tutto in pubblico, si apre e si fa tagliare dalla lama della perfidia, della cialtroneria e dello scrocco come un panetto di burro.
Non si sa quanto durerà ancora quel che resta del sogno di un politico pop, e populista, così diverso e così distante dalla cifra dell'uomo pubblico ipocrita e bacchettone, ma durasse anche solo qualche mese, il signor B. e tutti noi ne guadagneremmo parecchio da un imprigionamento dorato del Cav. nella regola delle regole: comportati in modo tale da non permettere ai tuoi nemici di farti a pezzi con un nonnulla.
Quando si lamenta di un paese di merda, in cui tutto gli viene addosso, magari non ha tutti i torti; ma non è bello, e a volerla dire tutta, con un po' di cinismo, alla lunga non è nemmeno conveniente. Se la gente ti sente libero, è tutta contenta. Ma se sente che la tua libertà diventa il tuo handicap, ti si rivolta contro e di te fa un solo boccone.
FERRARA E BERLUSCONI giuliano-ferraraFerrara_primissimo_pianoFERRARA E BERLUSCONI
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