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Giulia Zonca per "La Stampa"
Sicurezza costante ma discreta» è così che Vladimir Putin ha definito lo spiegamento di forze arruolate per proteggere le Olimpiadi e a sentire i numeri sembra un abbinamento impossibile. L'esercito in strada, le navi della Marina americana parcheggiate in bella vista sul Mar Nero, 80 mila persone tra agenti, militari e servizi segreti sparpagliate in città e in montagna.
Troppa gente per passare inosservata. Eppure la discrezione esiste, molto del controllo è davvero invisibile perché in questi Giochi la sicurezza confina con lo spionaggio ed è una rete che arriva da lontano: dal comunismo si evolve fino al più alto livello raggiunto dalla tecnologia contemporanea.
All'inizio del 2010 Oleg Syromolotov, ex Kgb, ora uomo del Fsb, l'attuale servizio di sicurezza, viene messo a capo dell'operazione «Safe Sochi». Si occupa soprattutto di aggiornare e attuare alla massima potenzialità il sistema Sorm, un'intercettazione ad ampio raggio, senza limiti né vincoli legali. Lo hanno sviluppato i sovietici a metà degli Anni 80, ma ora il grado di supervisione è 10 volte amplificato.
Il sistema legge e registra telefonate, messaggi, traffico social, internet. Decripta password, crea database, compila profili che il governo può archiviare per 3 anni. Serve un approvazione solo a monte del procedimento, una volta ottenuto il via non c'è più bisogno di esibire richieste a compagnie telefoniche e provider. Il Sorm filtra e raccoglie indisturbato. Per renderlo ancora più efficace la Russia ha amplificato le aree wi-fi intorno a Sochi, da programma la connessione dovrebbe essere 5 volte più veloce di quella di Vancouver. E un po' più affollata. Dove c'è qualcuno che scrive, parla, chatta o twitta c'è anche qualcuno che legge e ascolta.
Secondo il dettagliato dossier messo insieme da Andrei Soldatov e Irina Borogan, due giornalisti russi specializzati nelle inchieste sul lavoro della Fsb, il numero di intercettazioni in Russia è raddoppiato negli ultimi 6 anni. Una escalation e non solo un'esigenza olimpica, il sistema è diffuso, solo che qui è dichiarato ed è pure integrato con un'altra strategia di cybersicurezza, stavolta di origine israeliana. Si chiama Nice System, ma non ha nulla di carino: gestisce migliaia di telecamere posizionate in qualsiasi angolo, alcune possono salvare il registrato per 90 giorni.
Non c'è molta possibilità di tutelare la privacy, il controllo è totale e mascherato da garanzia. Quanto meno democratico, chiunque è schedato (come in tutte le manifestazioni di questa importanza) e per ottenere i pass, di qualsiasi livello, dal presidente del Cio agli spettatori, è necessario fornire documenti e ulteriore accesso a una banca dati che diventa sempre più vasta.
Qualche permesso di viaggio è già stato negato, due attivisti non hanno ottenuto le credenziali per comprare i biglietti e molti altri hanno fatto richiesta e non hanno ancora avuto risposta. Il filtraggio inizia molto prima dell'arrivo a Sochi ed è difficile immaginare un metodo per sottrarsi alla schedatura a meno di evitare la trasferta.
Gli Usa hanno percepito un clima da Guerra Fredda e provato a diramare qualche avviso, un filo anacronistico: «Se volete essere sicuri di proteggere i vostri dati non usate schede locali, non sfruttate il wi-fi gratuito, se potete evitate di portare il computer, scollegate le batterie del vostro telefono». In pratica non comunicate con l'esterno. Il rimedio allo spionaggio sarebbe il silenzio. Non esattamente l'ingrediente base di un'Olimpiade.
vladimir putin e xi jinping VLADIMIR PUTIN E ROMANO PRODIputin muscoli PUTIN SOCHI PUTIN E MEDVEDEV A SOCHI PUTIN IN VISITA A SOCHI Putin e la chiesa ortodossa russa sempre pi tradizionalisti
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