EUROPIZZINO - IL COMMISSARIO UE OLLI REHN MANDA UN MESSAGGINO AL NEOMINISTRO DELL'ECONOMIA: “PADOAN SA QUELLO CHE DEVE ESSERE FATTO”. E CHE DEVE FARE? TASSE, OF COURSE


Francesco De Dominicis per "Libero"

L'euro pizzino è arrivato alle prime ore del mattino. Ore locali, in Italia, 8 e 30 circa. Dal G20 di Sydney (dove l'Italia non era rappresentata vista la discussa assenza del ministro uscente Fabrizio Saccomanni), il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, ieri ha mandato un messaggio quantomeno «sibillino» al nuovo responsabile dell'Economia, Pier Carlo Padoan.

Quando le agenzie di stampa hanno «battuto» le dichiarazioni dell'esponente dell'Unione europea, Padoan era ancora in volo per Roma. E non aveva giurato nelle mani del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Tant'è che al Quirinale ci sarà una cerimonia «esclusiva» solo per lui, probabilmente oggi.

L'Ue, insomma, ha giocato d'anticipo e ha praticamente già scritto il programma dell'ex vicepresidente Ocse. «Il nuovo ministro sa cosa deve essere fatto», ha detto Rehn. Il quale - con parole da decrittare a fondo - ha messo il cappello sulla testa di Padoan.

Che il nuovo inquilino di via Venti Settembre fosse personaggio gradito all'establishment finanziario e internazionale non è certo un mistero. Napolitano ha imposto Padoan a Renzi dopo aver verificato anche il placet della Banca centrale europea. L'uscita di Rehn, però, è un salto di qualità «vistoso» e modifica ancora di più gli equilibri, col rischio che il baricentro del potere subisca uno spostamento significativo da Roma verso Bruxelles.

Un po' ci siamo abituati, per carità. Le manovre finanziarie dettate dall'Ue le conosciamo da un pezzo. Prima con Mario Monti e poi con Enrico Letta a Palazzo Chigi, l'Italia ha subìto sistematicamente l'influenza (per così dire) dell'Europa. Le premesse del premier, Matteo Renzi, però, lasciavano quantomeno sperare in un (tentativo di) cambio di passo. E invece.

Questo ex calciatore finlandese - che dal febbraio 2010 è responsabile degli Affari economici nella Commissione Ue - vuole forzare la mano. Ma cosa vuol dire esattamente quel «Padoan sa che quello che deve essere fatto»? Per Rehn un tecnico come Padoan ha ben chiaro il modello di percorso «in chiave euro» che l'Italia deve intraprendere: rigore sui conti pubblici e austerity. Cioè tasse (tante) e tagli alla spesa pubblica (pochi). Perché a scorrere gli archivi, si scopre che la ricetta di Rehn è sempre quella. A settembre dello scorso anno, a esempio, Rehn prese di mira la scelta dell'esecutivo Letta di cancellare l'Imu e di bloccare l'aumento Iva.

Il richiamo del commissario Ue fu secco: «È una decisione opposta rispetto alle raccomandazioni». Altro che sovranità politica e fiscale. A maggio del 2012 il «suggerimento» fu ancora più esplicito. Rehn disse che l'Italia avrebbe raggiunto nel 2013 «il pareggio di bilancio solo con una manovra aggiuntiva da oltre mezzo punto del Pil». Impose così una stangata da oltre 8 miliardi di euro, l'Imu di Monti.

La posizione dell'Ue sull'Italia è nota. Padoan è garanzia per il Fondo monetario internazionale, dove ha lavorato a lungo. Manca solo il parere della Bce di Mario Draghi. A quel punto sarà più chiaro che la temuta troika Ue-Fmi-Bce è arrivata (surrrettiziamente) anche in Italia. Altro che rottamazione.

 

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