DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Milena Gabanelli e Simona Ravizza per il "Corriere della Sera"
Sappiamo che ci libereremo dal Covid quando la quasi totalità dei cittadini del mondo sarà vaccinata. I vaccini più diffusi sono sette: Pfizer, Moderna, AstraZeneca, J&J, il Covishield prodotto in India su licenza AstraZeneca, e i cinesi Sinopharm e Sinovac. E l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) li approva tutti.
L'Agenzia europea per i medicinali (Ema) non riconosce i vaccini cinesi (2,2 miliardi di dosi somministrate in Asia, decine di milioni in Sudamerica, 2,1 milioni in Ungheria), e quello indiano (oltre 733 milioni di dosi fatte in India e 5 milioni in Gran Bretagna).
stephane bancel vaccino moderna
Le ragioni sono dovute alle informazioni insufficienti e, nel caso della Cina, anche all'impossibilità di ispezionare i luoghi di produzione. L'Agenzia per i medicinali statunitense (Fda) riconosce solo i suoi 3 (Pfizer, Moderna, J&J) e non AstraZeneca perché la multinazionale inglese non ha mai fatto richiesta.
E poi c'è il vaccino russo Sputnik: 89 milioni di dosi somministrate in Russia e 1,9 milioni fra ungheresi, slovacchi e serbi. Nel mondo 54 Paesi ne hanno ordinato 448 milioni, ma non è approvato da nessuna delle tre autorità sanitarie internazionali perché la Russia non è in grado di produrre la documentazione richiesta dagli enti regolatori e dall'Oms.
Se un vaccino non è approvato dall'autorità di un Paese terzo vuol dire che non funziona? No, significa che non corrisponde agli standard necessari alla sua commercializzazione in quel dato mercato.
Infatti, i cinesi Sinopharm e Sinovac sono classificati dall'Oms efficaci nel prevenire la malattia rispettivamente al 79% e al 51%, l'indiano Covishield al 63,09% e per Lancet il russo Sputnik al 91%. Per avere un confronto: Pfizer è al 95%, Moderna al 94,1%, J&J all'85,4% e AstraZeneca al 63,09%.
Le percentuali per tutti si alzano nella protezione contro le ospedalizzazioni. Il timore è che tutti quelli che noi non consideriamo ben protetti possano essere diffusori del contagio. Ma, allora, come si fa oggi a pensare a una vera ripartenza, senza dare la possibilità di muoversi liberamente a chi ha fatto un vaccino non in commercio sul mio territorio?
È un po' come se un asiatico indossasse un paio di occhiali da vista senza il marchio CE. In Europa quegli occhiali non possono giustamente essere venduti, ma non possiamo dire che non lo aiutino a vedere meglio, e tantomeno considerarlo privo di occhiali, anche se c'è il rischio che quelle lenti si appannino al minimo cambio di temperatura.
Vediamo come funziona nella Ue. Dal primo luglio nei 27 Paesi Ue è obbligatorio essere vaccinati per salire su un aereo senza fare il tampone; il green pass viene rilasciato a coloro che hanno completato il ciclo vaccinale con uno dei quattro sieri riconosciuti dall'Ema. Altrimenti tampone e quarantena di 5 giorni.
La Commissione europea, però, ai fini della libertà di circolazione ha dato agli Stati membri la libertà di rilasciarlo anche a chi ha fatto altri tipi di vaccino. Ebbene, ad oggi sedici Paesi non danno il green pass a chi ha fatto il vaccino cinese. Lo rilasciano solo in Austria, Bulgaria, Slovenia, Croazia, Cipro, Grecia, Olanda, Spagna, Svezia, Finlandia e Ungheria. Sette non lo riconoscono a chi ha fatto quello indiano, venti a chi quello russo.
Per i vaccinati Sputnik, libera circolazione in Grecia, Slovenia, Bulgaria, Croazia, Slovacchia, Ungheria e Cipro. In Italia la circolare del ministero della Salute del 30 luglio dispone che per chiunque arrivi nel nostro Paese con un certificato che attesti l'avvenuta vaccinazione con uno dei 4 sieri riconosciuti da Ema, vale come green pass.
Dal 23 settembre la disposizione è stata estesa anche per l'indiano Covishield, pertanto stranieri o italiani vaccinati con il siero indiano possono prendere voli interni, treni a lunga percorrenza, entrare nei cinema e nei ristoranti e all'università, come già avveniva in altri 19 Paesi Ue (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Olanda, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria).
Gli italiani o stranieri vaccinati con sieri cinesi, sono considerati non vaccinati, e quindi non possono muoversi liberamente, inclusi gli studenti iscritti alle nostre università, che non possono frequentare se non facendo un tampone ogni 48/72 ore.
Hanno acquistato Sinovac e Sinopharm anche in Indonesia (191 milioni di dosi), Brasile (95), Filippine (34), Bangladesh (29), Thailandia (27), Argentina (25): tutti Paesi da cui spesso provengono colf e badanti. Mentre in Sud America ci sono milioni di italiani residenti.
Sputnik è stato somministrato ai residenti di San Marino (38.000 dosi). Per loro è stato fatto un decreto apposta: fino al 15 ottobre possono muoversi liberamente presentando solo il certificato di vaccinazione. E dopo? Nessun green pass, invece, a chi per fare prima è andato in Serbia a farsi il vaccino russo, o alle colf e badanti vaccinate con Sputnik.
E quanti sono gli italiani - dentro e fuori i confini - che per ragioni personali o di lavoro hanno fatto vaccini non riconosciuti? Il dato non è noto. In Veneto hanno segnalato il problema in 690, in Emilia-Romagna tra 800 e 1.200. La questione è solo politica, visto che il green pass è una carta d'identità che distingue chi è vaccinato da chi non lo è. Tant'è che la Commissione europea sta sollecitando gli Stati membri ad adottare una linea comune, poiché avere in giro persone che hanno fatto un vaccino diverso dal nostro rappresenta un rischio accettabile.
Siccome non è possibile fornire a tutto il mondo gli stessi vaccini, ai fini della libera circolazione, occorre riconoscere quelli degli altri. E più si prendono decisioni lineari e chiare, più si tolgono pretesti a complottisti, negazionisti, e indecisi. Niente green pass ai 600 cittadini italiani che si sono prestati alla sperimentazione del vaccino Reithera, che però possono circolare liberamente con un certificato che li esenta dall'essere vaccinati (come se non lo fossero stati!) fino al 30 novembre.
La Gran Bretagna considera, invece, come vaccinati i suoi 19 mila volontari che hanno sperimentato Novavax e Valneva. Per entrambi l'Ue li considera non vaccinati. Poi c'è il caso Stati Uniti. Se per i motivi ammessi (lavoro/studio) un cittadino europeo vaccinato con AstraZeneca deve andare negli Usa, quando arriva deve fare sette giorni di quarantena perché non lo considerano vaccinato.
E comunque prima di imbarcarsi, anche se ha fatto uno dei tre vaccini riconosciuti dall'Fda, deve aver trascorso 14 giorni fuori dall'area Schengen. Mentre in Italia può entrare qualunque turista americano.
Eppure, gli Usa contano 240 contagi su 100 mila abitanti contro i 37 italiani (dati su sette giorni). Uno svizzero può imbarcarsi per gli Usa direttamente, senza passare prima due settimane da qualche parte, anche se lì i contagi sono il triplo dei nostri. Hong Kong riconosce tutti i vaccini, ma in ingresso tratta tutti come se non fossero vaccinati, e li spedisce a loro spese in uno degli alberghi designati dal governo, per 14 o 21 giorni (a seconda del Paese di provenienza). E durante la quarantena tutti sottoposti a tre tamponi.
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