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PANTOMIMA TEDESCA MERKEL-SCHULTZ: LEI LO CHIAMA, LUI SI NEGA. PER IL MOMENTO – MACRON PROVA A FARE IL CUCCHIAIO ALLA GERMANIA E PRENDERE LA RIBALTA EUROPEA - LO SGAMBETTO A GENTILONI: ALLA VIGILIA DEL VERTICE ITALO-FRANCESE ILLUSTRA IL SUO PROGETTO DI UNIONE (SENZA CONSULTAZIONE ALCUNA)
Marco Bresolin Walter Rauhe per la Stampa
«Niente panico». Il giorno dopo lo choc per il voto tedesco, entrano in scena i pompieri. Le elezioni hanno restituito una Merkel e una Germania più debole, con il rischio che questa fragilità vada a intaccare l' intero continente. Per questo i big europei sono scesi in campo lanciando messaggi distensivi e farciti di ottimismo, anche se dal retrogusto retorico.
Angela Merkel che scaccia via con forza lo spettro del voto anticipato. Emmanuel Macron che guarda avanti e oggi svelerà il suo piano per «rifondare» l' Ue. Da Bruxelles Jean-Claude Juncker che chiede «un governo forte per dare forma a un' Europa forte», mentre Mario Draghi evita con attenzione qualsiasi riferimento alla tornata elettorale, come se non fosse successo nulla. E i mercati che non danno segni di nervosismo. «Va tutto bene», dunque. Eppure.
«Il governo si farà e sarà un governo stabile per i prossimi 4 anni». Angela Merkel ostenta ottimismo, che però non sembra condiviso dai suoi stessi colleghi di partito. «Una coalizione con i Verdi e i Liberali è quasi impossibile» sostengono in coro gli esponenti dell' ala tradizionalista della Cdu attorno al ministro dell' Interno Thomas de Maiziere e al capogruppo al Bundestag Volker Kauder.
A contraddire l' ottimismo della Cancelliera è anche il leader del partito fratello bavarese della Csu, Horst Seehofer, che all' insegna del successo dell' AfD esige a voce alta un ritorno dei cristiano-democratici ai vecchi valori del conservatorismo: un tetto massimo per i rifugiati, sgravi fiscali per le famiglie tradizionali e tolleranza zero per chi in Europa non rispetta il Patto di Stabilità. Ma cosa succederebbe se fallissero le trattative con i Verdi e i Liberali?
Mentre a Berlino c' è già chi ipotizza elezioni anticipate, Merkel spera ancora in un ripensamento dei socialdemocratici e ha invitato Martin Schulz al primo giro di consultazioni. Il leader della Spd, però, ha respinto le avances: «Se cerca alleati di governo deve telefonare a qualcun altro».
Oggi alla Sorbona è il giorno in cui Macron lancerà il suo piano per l' Ue. Considera la data di oggi come «il momento giusto - spiega una fonte francese -, prima che a Berlino inizino le consultazioni e prima che ci dicano che è troppo tardi». Il suo non sarà un «prendere o lasciare», piuttosto punta a farsi promotore del dibattito che partirà in Europa. Quando? La data inizialmente prevista era dicembre, ma ormai già si parla delle «prime settimane del 2018». Esattamente quando l' Italia sarà nel pieno della campagna elettorale.
Gli obiettivi di Macron guardano alla fine della prossima legislatura europea: le riforme dovranno vedere la luce al più tardi nel 2024. È consapevole delle distanze che già dividono il suo progetto di riforma dell' Eurozona con le idee di Berlino, specialmente dopo il voto. Per questo il presidente estenderà le sue proposte ad altri temi: immigrazione, clima, digitale. E cercherà di tenersi stretta l' Italia, in vista del vertice di Lione di domani.
Era molto atteso l' intervento di ieri all' Europarlamento di Mario Draghi. Ma chi si aspettava cenni al voto tedesco è rimasto deluso. Ha evitato accuratamente ogni commento e anche il più velato riferimento ai possibili rischi derivanti dalla situazione in Germania. Ha confermato che le decisioni sul futuro del Quantitative Easing verranno prese in ottobre, ma ha rimarcato che «per spingere l' inflazione serve ancora una politica monetaria espansiva», nonostante la «ripresa stabile».
Replicando alle accuse di alcuni eurodeputati tedeschi, Draghi ha spiegato che la Bce «non difende i tassi dei Paesi periferici, ma i prezzi». Lo hanno incalzato più volte, ma lui ha tenuto la barra dritta e i nervi saldi. Sarà un autunno lungo.
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