L’ULTIMO COMPAGNO – PAPA FRANCESCO PARLA ALLE COOPERATIVE BIANCHE E DENUNCIA I RICATTI SUL LAVORO E LA PREVALENZA SU TUTTO DEL DENARO, “STERCO DEL DIAVOLO”

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Gian Guido Vecchi per “Il Corriere della Sera

 

«Oggi è una regola, non dico normale, ma tanto spesso si vede: “Tu cerchi lavoro? Vieni, vieni in questa ditta...”. Dieci, undici ore di lavoro, 600 euro. “Ti piace? No? Vattene a casa”. Che fare in questo mondo che funziona così? Perché c’è la fila di gente che cerca lavoro: se a te non piace, a quell’altro piacerà. È la fame: la fame ci fa accettare quello che ci danno, il lavoro in nero...».

BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA  BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA


Francesco parla a settemila rappresentanti delle coop «bianche» e riprende un tema che gli sta a cuore, le pagine durissime dell’ Evangelii Gaudium contro la «economia che uccide». L’occasione, ieri mattina, era il settantesimo anniversario di rinascita della Confcooperative, nata nel 1919 sul fondamento della Rerum Novarum di Leone XIII (del quale Bergoglio ricorda il motto: «Tutti proprietari e non tutti proletari!»), sciolta durante il fascismo e ricostituita nel 1945.


Oggi la Confederazione rappresenta 20 mila imprese e 545 mila occupati, con più di tre milioni di soci e un fatturato di 65,1 miliardi di euro.


A loro il Papa ricorda che «globalizzare la solidarietà» significa «pensare all’aumento vertiginoso dei disoccupati, alle lacrime incessanti dei poveri». La missione delle cooperative, dice, è «combattere la cultura dello scarto coltivata dai poteri che reggono le politiche economico-finanziarie del mondo globalizzato, dove al centro c’è il dio denaro».

 

Francesco critica sia quel «certo liberismo che crede sia necessario produrre prima ricchezza, non importa come, per poi promuovere qualche politica redistributiva da parte dello Stato», sia l’atteggiamento delle imprese che «elargiscono le briciole della ricchezza accumulata» pensando così di assolvere «alla propria cosiddetta responsabilità sociale»: il rischio è «illudersi di fare del bene mentre si continua solo a fare marketing».

BERGOGLIO - RENZIBERGOGLIO - RENZI


Le cooperative devono quindi essere il «motore che solleva e sviluppa la parte più debole della società». Ci vuole «più collaborazione tra coop bancarie e imprese», bisogna «pagare salari giusti» e investire, «inventare nuove forme», svilupparsi.


Può servire anche lo «sterco del diavolo», se usato bene: «Diceva Basilio di Cesarea che il denaro è lo sterco del diavolo. Lo ripete ora anche il Papa: il denaro è lo sterco del diavolo! Quando il denaro diventa un idolo, comanda le scelte dell’uomo, allora rovina l’uomo e lo condanna, lo rende un servo»; però, aggiunge Francesco, «il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto dalla cooperativa, se è una cooperativa autentica, vera, dove non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale».

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Tornano in mente gli scandali di Mafia Capitale, quando il Papa esorta a «contrastare e combattere le false cooperative che prostituiscono il proprio nome» fino a compiere «scandalosi traffici di corruzione», una «vergognosa e gravissima menzogna che non si può assolutamente accettare». Le vere coop, cattoliche e non, devono invece collaborare: «I valori cristiani sono per condividerli con gli altri, con quelli che non pensano come noi ma vogliono le stesse cose che noi vogliamo» .