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1 - BERGOGLIO, L’ULTIMA RIVOLUZIONE SUPER MINISTRO ALLE FINANZE LO IOR DIVENTA UNA PICCOLA BANCA
Paolo Rodari per “La Repubblica”
Le finanze vaticane cambiano pelle. La riforma voluta da papa Francesco fin dall’inizio del suo pontificato chiedendo al gruppo dei nove cardinali che lo coadiuvano (il C9) di iniziare i propri lavori dai dicasteri economici per troppo tempo fonte di scandali, delinea una nuova mappa delle funzioni e insieme del potere entro le mura leonine.
La Segreteria per l’Economia, guidata dall’australiano prefetto-cardinale , assume nei fatti la quasi totalità dei poteri, incamerando funzioni che storicamente erano dell’Apsa, e anche in parte dello Ior, il quale torna con questa riforma alle sue origini, un ente di servizio alle opere religiose della Chiesa e non piattaforma per investimenti anche speculativi.
Nulla, all’interno del Torrione Niccolò V sede della oramai ex banca vaticana, sarà più come prima. Certo, la nuova fase sarà guidata dal presidente francese Jean-Baptiste de
Franssu al posto del tedesco Ernst von Freyberg che lo accompagnerà (non sempre è stato così in passato) in una transizione “pacifica”.
E al suo fianco, nel Consiglio dello stesso Ior, ci saranno volti nuovi: l’americana Mary Ann Glendon e il britannico Michael Hintze, più altri due membri laici non ancora comunicati. Ma è evidente a tutti che d’ora innanzi all’Istituto non si muoverà foglia senza aver ottenuto prima il placet di George Pell, porporato amato da Bergoglio soprattutto per il suo essere decisionista. Uno che al dire fa sempre seguire il fare.
Il “super-ministero” delle finanze diviene il nuovo cuore del potere economico vaticano. Dalla Torre San Giovanni deciderà la politica di budget della Santa Sede (quanto assegnare a ogni singolo dicastero), la gestione dei portafogli della banca vaticana — con la nascita del Vatican Asset management — e soprattutto la presa di possesso dei beni immobili della stessa Santa Sede, storicamente sotto la gestione dell’Apsa, a cui rimane
in sostanza la parte finanziaria e alla quale saranno assegnati compiti di Tesoreria dello Stato, funzione fino a oggi definita genericamente come «banca centrale».
Non solo: è sotto la Segreteria che finisce anche il controllo del Fondo pensioni vaticano, per il quale è stato nominato un comitato di esperti che entro la fine del 2014 deve valutarne lo stato. Insomma, una riforma vera, che mette sotto il cappello del cardinale Pell — anch’egli membro del C9 — sia un poter reale decisionale sia di influenza.
MONSIGNOR RICCA E PAPA BERGOGLIO
Molto ha spinto Francesco. È stato lui a voler ricondurre ad unità l’attività di tutti i dicasteri economici, che pure in alcuni casi mantengono la loro specificità, come il Governatorato e Propaganda Fide: resta da vedere se i beni immobili andranno insieme a quelli dell’Apsa e se i lori portafogli di investimenti finanziari rientreranno in futuro (è questo uno dei temi più delicati dei lavori in itinere) sotto la direzione del Vatican Asset management, o se addirittura ne perderanno il controllo, come avvenuto per lo Ior, che infatti manterrà la gestione dei depositi di liquidità e sui titoli in custodia, ma perderà le gestioni patrimoniali. Di certo, la riforma è iniziata. Ad aiutarla, per volere di Pell, anche un piccolo Project Management Office (Pmo), guidato da Danny Casey, già business manager dell’Arcidiocesi di Sydney.
2 - A UN ITALIANO UN POSTO VACANTE DELLO IOR
Maria Antonietta Calabrò per “Il Corriere della Sera”
Con un Motu Proprio del Papa, la Segreteria vaticana per l’Economia, guidata dal cardinale George Pell, ha assorbito la sezione ordinaria dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica), quella che storicamente gestisce il grande patrimonio immobiliare della Santa Sede.
È la principale novità resa nota durante un affollatissima conferenza stampa in cui è stata illustrata una vera e propria rivoluzione delle finanze vaticane (messa appunto su impulso di Papa Francesco, dopo un anno di studi e di consulenze) e durante la quale è avvenuto pubblicamente davanti agli obiettivi dei fotografi e degli operatori il passaggio del testimone tra il presidente uscente dello Ior, il tedesco Ernst von Freyberg, e il suo successore, il francese Jean-Baptiste de Franssu.
Dello Ior è stato cambiato anche il consiglio d’amministrazione. Sarà composto da sei componenti (e non più cinque): oltre a De Franssu, il tedesco Clemens Boersig, l’americana Mary Ann Glendon, il britannico Michael Hintze. Tra i due componenti ancora non scelti «ci sarà un italiano»,o meglio «certamente ci sarà bisogno di un italiano», ha assicurato Pell rispondendo ad una domanda del Corriere. Monsignor Alfred Xuereb sarà segretario senza diritto di voto del Consiglio dell’Istituto.
Monsignor Battista Ricca rimane prelato dello Ior. Anche la Commissione cardinalizia è stata incrementata con il cardinale Josip Bozanic di Zagabria. Quindi in tutto ci saranno sei cardinali più sei laici. Non è chiaro se la governance rimarrà duale (com’è ora) oppure ci sarà un unico Consiglio misto di dodici persone.
Lo Ior diventerà una banca di piccole dimensioni, dedita ai clienti e ai trasferimenti di denaro degli istituti religiosi. Quanto all’antiriciclaggio però, proprio ieri l’Uif della Banca d’Italia, nel suo Rapporto annuale, ha lamentato la scarsa collaborazione dell’Uif vaticana: «Il protocollo siglato da un anno ancora non dà frutti», ha detto il direttore Claudio Clemente, e ieri circolavano voci sul fatto che l’accordo potrebbe essere addirittura disdettato da parte italiana.
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