DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Stefano Mannoni per “Milano Finanza” - Estratti
Bisognerebbe tenerlo a mente. Sotto la tonaca del pontefice romano ci sono 2000 anni di storia e l'astio, la freddezza e la condiscendenza con cui sono state accolte le parole di Papa Francesco sulla pace sono assolutamente fuori luogo. Purtroppo però viviamo in un momento di mediocrità intellettuale che si riverbera anche nella qualità delle relazioni internazionali che sono gestite non da personaggi come Talleyrand bensì da grigi burocrati come Jens Stoltenberg, che si distingue per una totale mancanza di indipendenza di giudizio rispetto al fronte bellicista animato dagli americani. Eppure quando i Papi intervenuti a favore della pace ci hanno sempre indovinato.
Ricordiamo il celebre appello nel 1917 di Benedetto XV a fare cessare l'inutile strage, che attirò al pontefice l'accusa di favorire la cattolica Austria. Ma alla fine del conflitto, in un continente in rovina, vincitore contratto di Versailles che umiliò i tedeschi alimentandone oltre misura il revanscismo e seminò «la nuova Europa» di odio nazionalista. Di nuovo: era il 1965 e il 1970 quando papa Paolo VI si pronunciò con forza contro la prosecuzione delle ostilità in Vietnam.
Parole scontate? Niente affatto, dato che il potente cardinale di New York Spellman aveva pubblicamente definito la guerra in Vietnam come una crociata per la civiltà. Crociata che sappiamo bene come è andata a finire. Ora è il turno di Papa Francesco di sfidare la lobby militarista e degli armamenti affermando qualcosa che, solo sommessa- mente, è nella bocca di tutti. Ossia senza una escalation dalle imprevedibili conseguenze sarà impossibile battere i russi sul campo.
Ho citato Talleyrand non a caso. Perché egli seppe al Congresso di Vienna del 1814 sostenere le ragioni della Francia,
INCONTRO TRA PUTIN E BERGOGLIO
(…) E nonostante fu riammessa nel concerto delle nazioni europee il cui scopo non era quello di annichilire l'avversario ma di costruire un ordine fondato sull'equilibrio. Equilibrio che è palesemente mancato nell'arrogante e sconsiderata politica di espansione a Est della Nato allorché si aveva di fronte non le macerie dell'impero sovietico ma una Russia che dalle radici della sua potente storia attingeva la forza per riproporsi sullo scacchiere mondiale come protagonista e non come comprimario
Del resto non è vero forse che gli americani nel 1962 minacciarono l'invasione di Cuba all'indomani della scoperta dei missili russi? E Cuba soffre ancora di pesanti sanzioni conseguenza della sua non
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