DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1- ICI ANCHE PER GLI IMMOBILI DELLA CHIESA
Alberto D'Argenio per Repubblica.it
La proposta finale da spiegare dopodomani alle gerarchie ecclesiastiche è pronta. In tempi di sacrifici per tutti e nell'imminenza di una condanna Ue per aiuti di Stato illegali, le esenzioni fiscali per le attività commerciali della Chiesa non sono più sostenibili: gli enti ecclesiastici dovranno pagare le tasse, anche se il governo si impegna a fare salve le attività puramente no profit.
à questo lo schema che giovedì Mario Monti e i suoi ministri sottoporranno ai vertici vaticani - a partire dal segretario di Stato Bertone e dal presidente della Cei Bagnasco - in occasione delle celebrazioni dei Patti Lateranensi.
Le esenzioni per la Chiesa le aveva introdotte il governo Berlusconi nel 2005 e permettono ad alberghi, scuole ed ospedali degli enti religiosi che operano in regime di concorrenza di non pagare le tasse grazie alla presenza di un semplice cappella al loro interno.
Un vantaggio rispetto ai competitor laici, che devono fare prezzi più alti visto che le tasse le pagano. E con un danno per l'erario italiano di almeno un miliardo l'anno. C'è l'esenzione totale dell'Ici alla quale si somma uno sconto del 50% sull'Ires. Privilegi che saranno cancellati pur salvando le Chiese e le attività puramente benefiche come oratori o mense per i poveri.
IL CONTENZIOSO
Nell'ottobre del 2010 la Commissione europea ha aperto un'indagine per aiuti di Stato contro l'Italia e una decisione finale è attesa per la primavera. Tanto a Bruxelles quanto a Roma la condanna è data per certa. Cancellando i privilegi l'Italia spera invece di evitare una decisione negativa che oltretutto dovrebbe essere accompagnata dall'ingiunzione di recuperare quanto non pagato dalla Chiesa in violazione delle regole Ue. Ma anche cambiando la legge e chiudendo il contenzioso la condanna per il periodo 2006-2011 potrebbe arrivare. Almeno così la pensano gli autori della denuncia che ha attivato Bruxelles - guidati dal radicale Maurizio Turco - che annunciano: "Se non ci sarà l'ordine di recupero del pregresso andremo in Corte di giustizia Ue".
L'ESENZIONE
La prima legge sull'Ici del 1992 consentiva a chi riteneva di poter accedere alle esenzioni di non registrarsi al fisco. Privilegio consolidato dal governo Berlusconi che nel dicembre 2005, in vista delle elezioni della primavera successiva, ha regalato agli enti ecclesiastici l'esenzione totale dall'Ici anche in presenza di attività commerciali e mettendo a tacere la Cassazione che nel 2004 aveva stabilito l'obbligo di pagare l'imposta per tali enti ad eccezione di chi svolgeva attività puramente sociale. L'anno successivo - per bloccare le indagini poi avviate dalla Ue - il governo Prodi aveva rimesso mano alla norma generando un mostro giuridico con l'esenzione per gli enti "non esclusivamente commerciali" (o l'attività è commerciale, o non lo è) che non ha risolto il problema.
IL GIRO D'AFFARI
Al Vaticano è riconducibile un impero immobiliare che genera un giro d'affari di circa 4 miliardi l'anno. Scuole private, ospedali, palestre e alberghi gestiti da ordini religiosi e fondazioni che fanno concorrenza a quelli laici con prezzi più accessibili anche grazie al mancato pagamento delle tasse. Si parla di circa 100 mila fabbricati, ma potrebbero essere di più. Un quinto di Roma è in mano alla Curia: alle 140 case di cura private accreditate nel Lazio, ad esempio, si aggiungono 800 scuole, 65 case di cura, 43 collegi, 20 case di riposo e tanto altro. A Milano le scuole paritarie sono oltre 450 e le cliniche 120. Il solo patrimonio di Propaganda Fide ammonta a 8-9 miliardi. C'è poi il turismo religioso: 200 mila posti letto sparsi per l'Italia con 3.300 recapiti tra case per ferie e hotel per i pellegrini.
LA SOLUZIONE
La soluzione trovata dal governo permette di riportare il regime fiscale della Chiesa nel campo della legalità pur mantenendo le esenzioni per gli enti che fanno opera puramente caritatevole o spirituale, ovvero no profit. Il problema giuridico più complesso da risolvere è quello delle attività "miste": come comportarsi quando in un palazzo ci sono quattro piani adibiti ad albergo, e dunque commerciali, e una mensa per i poveri? La soluzione è quella di scorporare anche per il fisco le due attività seguendo lo schema previsto per le società che svolgono in parte servizi pubblici e in parte attività in concorrenza. Soluzione giuridicamente inattaccabile ma che provocherà più di un problema nella sua attuazione pratica vista la difficoltà a distinguere i due aspetti.
IL SOMMERSO
Tutte stime per difetto visto che gli stessi comuni hanno difficoltà a mappare le proprietà in mano alla Chiesa: buona parte di esse, infatti, non è mai stata registrata al fisco con migliaia di immobili fantasma che affollano centri storici, paesi e campagne. Ecco perché l'imminente fine dei privilegi fiscali potrebbe non bastare a far emergere tutto il sommerso generato dagli enti ecclesiastici. Così se con lo stop alle esenzioni lo Stato solo di Ici dovrebbe incassare circa 400 milioni all'anno, con un imponente lavoro di mappatura degli immobili si potrebbe superare il miliardo. Ecco perché la fine delle esenzioni dovrebbe essere accompagnata da una legge che obblighi la registrazione degli immobili fino ad oggi sconosciuti ai comuni.
2- CHIESA: RICCARDI, APPLICARE ICI ESCLUDENDO NO-PROFIT (LA STAMPA)
(ASCA) - Applicare l'Ici alla Chiesa escludendo il no-profit. Lo dice, intervistato dal quotidiano ''La Stampa'', Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione internazionale, dopo le dichiarazioni del presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, per il quale ''i conti a posto da soli non salvano l'uomo''.
Dopo la manovra rigorosa del governo, spiega il ministro, ''la fase due va proprio in direzione di una maggiore equita', con ammortizzatori sociali, lotta all'evasione e provvedimenti per lo sviluppo e l'occupazione''.
D'altronde, prosegue, ''se non ci fossero stati tagli sarebbe andato in crisi lo stato sociale. E a pagare di piu' sarebbero stati proprio i poveri. Quando le risorse scarseggiano occorre scegliere. Anche io ho fatto delle scelte. E ho deciso che le Regioni usino i soldi del fondo famiglia per gli asili nido e per l'assistenza domiciliare degli anziani'' perche' ''i conti sono importanti ma ci sono anche delle ragioni di fondo essenziali''.
Il ministro interviene dunque sulla questione dell'Ici alla Chiesa, precisando che ''la scelta e' nelle mani del premier Monti. Sta esaminando bene tutti gli aspetti della questione e decidera' lui personalmente per il meglio'' aggiungendo che da parte sua non c'e' esitazione nel dire che ''la Chiesa e le altre organizzazioni no profit di solidarieta' svolgono un'importante funzione, ma certamente, laddove si ravvisassero attivita' commerciali o miste si dovra' intervenire con le tasse''. Ma, conclude, ''sia chiaro: non siamo di fronte alla presa di Porta Pia. La soluzione non e' cosi' difficile''.
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