DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
SALVINI, MANOVRA NON CAMBIA PER SPREAD: "IO VADO DRITTO, NON TORNIAMO INDIETRO"
(ANSA) - "La manovra non cambia perchè lo spread o Bankitalia dicono che non devo toccare la Fornero, io vado diritto. Non torniamo indietro". Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini ad 'Agorà' su Rai3.
1 - AUMENTANO I TIMORI PER LO SCONTRO CON LA UE M5S E MEZZO GOVERNO IN CERCA DELLA TREGUA
A.Gen. per “il Messaggero”
Ora che il gioco si fa duro, è passata la sbornia da annunci, e non è più tempo di feste sul balcone di palazzo Chigi, aumentano le distanze tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il leader 5stelle - spaventato dallo spread e costretto ad andare a ruota di Roberto Fico che per due giorni ha dispensato sorrisi e rassicurazioni a Bruxelles - a differenza di Salvini torna sulla linea del dialogo con la Commissione europea.
Rinuncia ai vaffa degli ultimi tempi e mette e verbale: «Sarà cruciale confrontarsi con le istituzioni europee, i mercati e le agenzie di rating. Chiariremo quali sono gli interventi che consentiranno all' Italia di crescere». E ancora: «La nostra non è una manovra contro l' Europa, né contro altri governi, spiegheremo a tutte le cancellerie e alla Commissione che le nostre misure non sono assistenziali, ma volte allo sviluppo economico del Paese».
LA SVOLTA
Certo, poi Di Maio battibecca con Bankitalia che boccia sia il reddito di cittadinanza sia la riforma della legge Fornero sulle pensioni, ma per il capo 5stelle in questa fase di mercati finanziari con la faccia feroce, appare importante ridurre l'impatto dello scontro con le istituzioni europee. Dopo il recente viaggio a Berlino, Di Maio sembra aver messo a fuoco che la partita è più seria di quanto pensasse. Che le diffidenze verso l'Italia stanno lievitando, invece di diminuire.
E dunque non c'è da aspettarsi alcun trattamento indulgente da parte di Bruxelles, né da altri Paesi come la Germania e la Francia. La ragione: chi è avversario dei governi populisti ed è vittima dei loro attacchi, non è disposto ad offrire aiuto. Anzi. L'obiettivo di quelle che Salvini (e fino a domenica Di Maio) chiama «élite europee», a sette mesi dalle elezioni continentali sembra quello di adottare una linea intransigente verso i Paesi che hanno aderito al credo populista.
Insomma, Di Maio ha compreso che la Commissione e gli altri Stati dell'Unione si stanno orientando ad adottare l'insegnamento di Mao Tse Tung: Colpirne uno per educarne cento. Colpire e affondare l'Italia per dimostrare che i cittadini che scelgono un governo populista non hanno poi vita facile.
LA STRATEGIA DEL LEGHISTA
Salvini invece lavora su un altro piano. E con un'altra strategia. Da mesi dialoga e salda assi con altri leader sovranisti (l'ungherese Orban, l'austriaco Strache, la francese Le Pen, etc.) e proprio lunedì ha lanciato la Lega delle leghe che per ragioni di marketing politico ha chiamato Fronte della libertà. E ora cerca un leader unificante, un portabandiera. L'obiettivo del leader leghista: conquistare alle elezioni europee di fine maggio una bella fetta del Parlamento di Strasburgo. Ed è per questa ragione che Salvini non ha alcun interesse a mostrarsi dialogante con Bruxelles.
In mezzo, tra Di Maio e Salvini, c' è il fronte istituzionale. Dopo numerose sbandate, Giuseppe Conte torna su una posizione gradita al presidente Sergio Mattarella. La stessa dei ministri Giovanni Tria (Economia) ed Enzo Moavero Milanesi (Esteri). «Siamo disponibilissimi a spiegare la manovra economica e a confrontarsi in modo ragionevole con Bruxelles. Basta con i toni agitati», ha messo a verbale il premier. Un po' ciò che ha affermato Tria. E soprattutto Moavero Milanesi che si mostra fiducioso in «un clima sereno con le istituzioni europee. Così come prevedono i trattati». Il faro del capo dello Stato.
2 - ORA I MERCATI POTREBBERO IMPORRE DI RIFARE I CONTI
Massimo Franco per “il Corriere della Sera”
Le voci di un possibile ripensamento si infittiscono. E fanno sperare in un soprassalto di ragionevolezza della maggioranza Movimento Cinque Stelle-Lega. Ma finora è più una questione di toni che di contenuti; con una pervicacia polemica soprattutto da parte del leader leghista e vicepremier, Matteo Salvini, che alimenta i sospetti di uno scontro cercato con la Commissione europea. Lo stesso Luigi Di Maio, l'altro vice del M5S, appare prigioniero degli annunci sulla manovra economica. Così, nonostante lo spread in rialzo, entrambi ripetono: «Nessuno ci fermerà».
Eppure, sia il reddito di cittadinanza che la riforma della legge Fornero sulle pensioni incontrano obiezioni diffuse: non solo come moltiplicatori del debito pubblico, ma come detonatori che potrebbero fare andare i conti fuori controllo. Ma che i «contraenti» del governo si dispongano a trattare con Bruxelles è una possibilità, non una certezza. E Salvini lascia intuire un intervento del governo sul «risparmio privato che non ha eguali al mondo. Per ora è silenzioso e viene investito in titoli stranieri. Sono convinto che gli italiani siano pronti a darci una mano».
Parole oscure che lasciano indovinare un governo preparato al peggio; e a scaricare le conseguenze sui risparmiatori, o magari sulla Bce. Il ministro degli Affari europei, Paolo Savona, tenta di farlo sostenendo che la banca guidata da Mario Draghi dovrebbe «abbattere lo spread comprando titoli». Ma ammette anche che sopra quota 400 la manovra dovrebbe cambiare. D' altronde, gli scossoni finanziari sono figli delle scelte del governo. Si aggiungono ai danni alla credibilità italiana, con la gaffe del ministro grillino, Danilo Toninelli, che evoca un inesistente «tunnel del Brennero».
L'impressione è che il governo si senta assediato e cambierà idea solo se costretto da uno spread che brucia miliardi di euro. Il premier Giovanni Conte, il ministro dell' Economia, Giovanni Tria e il presidente della Camera, Roberto Fico, tentano di rilanciare la collaborazione con Bruxelles. Non c' è nessuna sfida ai mercati, insiste Fico. Conte cerca di attenuare l' effetto negativo delle stime al ribasso sulla ripresa italiana, fatte dal Fondo monetario internazionale.
Sono segnali distensivi davanti a un allarme crescente per l'isolamento al quale l'Italia sta andando incontro. Ma Di Maio e Salvini insistono che «indietro non si torna». Dimostrando uno sconfinato ottimismo, si arriva a sostenere che «gli investitori seri, che non fanno speculazioni, punteranno sull' Italia». Riecheggia la convinzione che alle Europee di maggio gli equilibri cambieranno a favore dei nazionalisti e di movimenti come il M5S. Il problema è in quali condizioni l' Italia ci arriverebbe.
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