DAGOREPORT – NEL NOME DEL FIGLIUOLO: MELONI IMPONE IL GENERALE ALLA VICEDIREZIONE DELL’AISE.…
Giuseppe Colombo per www.huffingtonpost.it
giuseppe conte luigi di maio 2
24 gennaio 2008, Senato della Repubblica. È sera quando il presidente dell’Aula Franco Marini fatica a gestire una seduta incandescente. Si vota la fiducia al Governo Prodi II. Presenti in aula 319 senatori, votano in 318.
La maggioranza è fissata a quota 160. Il senatore Franco Turigliatto, espulso l’anno prima da Rifondazione comunista e confluito nel Gruppo Misto, passa sotto i banchi della Presidenza e vota No. Diventa così il simbolo della caduta di un Governo che per quasi due anni si era sorretto su una maggioranza zoppicante a Palazzo Madama.
Aggrappata ai voti dei senatori a vita, alle presenze di Rita Levi Montalcini, già molto anziana e malata. Il Governo va sotto, l’emiciclo esplode: tra i banchi di Alleanza Nazionale Nino Strano festeggia mangiando mortadella, il collega Domenico Gramazio stappa una bottiglia di champagne. Undici anni dopo, il fantasma di Turigliatto aleggia sul Governo Conte II che è in gestazione, sostenuto da 5 stelle e Pd.
È ancora una volta il Senato il teatro di guerra parlamentare. M5S ha 107 senatori, il Pd ne ha 51. Il totale fa 158, due voti in meno rispetto alla soglia della maggioranza, fissata a 160. Ogni voto rischia di trasformarsi in una sorta di seduta spiritica fatta di scongiuri, attese, conteggi, appelli e ansie da tradimento. Il fantasma di Turigliatto rischia di rientrare a palazzo Madama. Le possibili soluzioni sono due: in entrambi i casi nascondono insidie e inducono a patti e compromessi: la campagna acquisti deve obbligatoriamente guardare oltre il perimetro giallorosso.
Escluso l’appoggio di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, che hanno rispettivamente 58, 18 e 62 senatori, il bacino in cui provare a pescare è ristretto. Ci sono appena 15 senatori del Gruppo Misto e 8 delle Autonomie. Dentro ci sono anche quattro dei sei senatori a vita (Giorgio Napolitano, Mario Monti, Liliana Segre e Elena Cattaneo) e già questo apre un problema serio per il Governo nascente perché le presenze dei senatori a vita sono risicate e non possono quindi fungere da garanzia nel caso di votazioni sul filo del rasoio.
Escludendo i senatori a vita, i gruppi Misto e delle Autonomie possono contare su 19 senatori in tutto. Un bottino consistente, ma per tirarli nella maggioranza è evidente che bisogna dare loro una rappresentanza nel programma e/o nella squadra di Governo. L’accordo, in altre parole, potrebbe passare dalla necessità di lasciare loro qualche poltrona che conta. Ma dato che le poltrone, come quelle di ministri, viceministri e sottosegretari, non sono infinite e considerando il fatto che c’è già da accontentare gli appetiti di Pd e 5 stelle, i giochi si fanno complessi e delicati.
BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO
Nel Misto ci sono quattro esponenti di Leu (Pietro Grasso, Vasco Errani, Loredana De Petris e Francesco Laforgia), cinque ex grillini (Paola Nugnes, Gregorio De Falco, Saverio De Bonis, Carlo Martelli e Maurizio Buccarella) e poi, in ordine sparso, Emma Bonino (Più Europa), Riccardo Nencini (Psi), Adriano Cario e Ricardo Merlo del Maie, il Movimento degli italiani all’estero. Nel gruppo delle Autonomie, invece, se si escludono Napolitano e Cattaneo, ci sono altri sei senatori.
Come si comporteranno questi senatori, molti dei quali sono fuoriusciti proprio dai due partiti che ora si candidano a governare il Paese? Servono Sì in Senato, il pallottoliere non mente. È la matematica. E la matematica dice che la maggioranza altrimenti non c’è.
Senza considerare, poi, che i non convinti si annidano anche in casa. Così come i franchi tiratori. Fisiologicamente qualcuno si potrebbe perdere per strada durante le votazioni. E allora bisognerà rifare i conti perché mancheranno più di due voti per toccare la soglia dell’autosufficienza.
I primi segnali in chiaro di questo rischio sono già arrivati. Non tutti sono convinti che la configurazione dell’abbraccio tra Pd e 5 stelle sia quella giusta. Tommaso Cerno, tra le fila dei dem, ha fatto sentire la sua voce critica, invocando “discontinuità” di governo che “deve valere per i gialli e per i rossi”. Il senatore M5S Gianluigi Paragone ha già annunciato che non voterà la fiducia al Governo. E che dire di Emma Bonino? Uscendo dal colloquio con Sergio Mattarella al Quirinale per il secondo giro delle consultazioni, la senatrice di Più Europa ha dichiarato che alle condizioni date non ritiene di poter dare fiducia a un Governo “che sembra un oggetto misterioso, noi non compriamo a scatola chiusa”.
romano prodi fausto bertinotti
Il Conte bis che nascerà non potrà mai rilassarsi in Senato. Le prime mosse saranno quindi includere nel progetto Leu, +Europa e le Autonomie. Poi compattare i gruppi parlamentari, per non perdere nessuno per strada. Nemmeno il fantasma di Turigliatto, come memento di quel che può accadere. Una missione molto complessa. Anche perché qualcuno nel centrodestra potrebbe aver già messo le bottiglie di champagne al fresco a palazzo Madama.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – UN "BISCIONE", TANTE SERPI! GLI AVVERSARI DI BIANCA BERLINGUER A MEDIASET LAVORANO PER…
DAGOREPORT - LA MAGGIORANZA VIAGGIA COSÌ “COMPATTA” (MELONI DIXIT) CHE È FINITA SU UN BINARIO…
DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO BERLUSCONI NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN…
DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
DAGOREPORT – VIVENDI VENDE? I CONTATTI TRA BOLLORÉ E IL FONDO BRITANNICO CVC VANNO AVANTI DA TRE…