PENATI SENZA FRONTIERE (DEL RITEGNO) - DOPO ESSERE STATO SALVATO PRIMA DAL GIP CHE GLI HA EVITATO IL CARCERE E POI DAL DECRETO “ANTICORRUZIONE” CHE HA PRESCRITTO I REATI/FALCK, L’EX BRACCIO DESTRO DI BERSANI, CON DIVERSE ACCUSE ANCORA SUL GROPPONE, AFFERMA INDOMITO: “NON VOGLIO RIPARARMI DIETRO LA PRESCRIZIONE”!...

Federico Berni e Elisabetta Soglio per il "Corriere della Sera"

«Non sarò certo io quello che si vuole riparare dietro la prescrizione». Lo aveva detto nel 2011, dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia, lo ha ripetuto dopo aver lasciato il Pd, e lo ribadisce ancora oggi, dopo la sentenza del gup del tribunale di Monza Giovanni Gerosa, che ha rinviato a giudizio sette imputati coinvolti nell'inchiesta sul cosiddetto Sistema Sesto, ma che ha dichiarato la prescrizione del reato di concussione contestato in relazione agli appalti per il recupero delle ex acciaierie Falck. Filippo Penati, che negli anni è stato sindaco di Sesto San Giovanni, prima di approdare alla presidenza della provincia di Milano e alla segreteria politica di Pier Luigi Bersani, il processo lo vuole fare.

«A tutti voglio ribadire che non accetterò in nessun modo un esito che lasci dubbi e zone oscure e a tutti voglio garantire che farò tutto quello che è necessario perché ciò non avvenga», ha ripetuto ieri al Corriere. «È un impegno che ho preso con me stesso, e che devo a tutti coloro che in questi anni hanno guardato a me con fiducia».

Parole che appaiono coerenti con la strategia difensiva adottata sino a questo momento dall'imputato Penati. Quest'ultimo, a gennaio, ha chiesto di essere mandato a giudizio col rito immediato (scelta imitata dall'ex dirigente della provincia Antonino Princiotta). La legge prevede che il tribunale debba accogliere per forza la richiesta. Di qui, il rinvio a giudizio per Penati al prossimo 13 maggio.

Se è vero che i cosiddetti reati Falck, un presunto giro milionario di tangenti pagato alla politica nella ex Stalingrado d'Italia, sono decaduti per la prescrizione il 20 febbraio scorso, in virtù della nuova legge anticorruzione varata dal governo tecnico, e se è vero che quello stesso reato era stato riqualificato in corruzione dal gip Anna Magelli, che con quella interpretazione giuridica aveva evitato il carcere a Penati, bisogna ricordare che l'ex capo della segreteria di Bersani è accusato di altri reati.

La presunta corruzione per le vicende del Sitam, un consorzio di trasporti pubblici attivo nei comuni del Nord di Milano, le contestazioni di finanziamento illecito ai partiti per la caparra di 2 milioni di euro versata dalla società Codelfa tramite l'imprenditore Piero Di Caterina, le accuse di corruzione di incaricato di pubblico servizio per la realizzazione della terza corsia della Milano-Genova all'epoca della gestione della società autostrade Milano Serravalle, acquisita dalla Provincia di Milano nel 2005, quando era presidente Penati.

Ecco le accuse «sopravvissute» alle novità in tema di prescrizione introdotte dal legislatore, contestate a vario titolo a una decina di persone in tutto, le cui posizioni potrebbero essere anche riunite in un unico maxi processo al sistema Sesto. Se poi Penati vorrà rinunciare alla prescrizione, lui stesso, in qualità di imputato, ha la facoltà di chiedere al tribunale di Monza, prima dell'apertura formale del dibattimento, di volere il processo, e dunque una sentenza di merito anche su quei reati già prescritti.

A meno che, ipotesi remota, non emergano nuovi elementi che facciano spostare i termini di prescrizione, o che sia lo stesso tribunale ad entrare ugualmente nel merito, ma la scelta andrebbe contro l'economia processuale. Da considerare anche la variabile data dalla presenza di una parte civile, che potrebbe avere tutto l'interesse all'accertamento del reato, nell'ottica di ottenere un risarcimento. Ma il pallino, tuttavia, è in mano all'ex Pd Penati, che ha sempre detto di voler «uscire da questa vicenda senza ombre e senza macchie».

 

 

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