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1- I SENATORI A VITA CHE NON MUOIONO MAI
Alessandra Longo per "la Repubblica"
I senatori a vita? «Non muoiono mai o almeno muoiono molto tardi...». Grillo, coraggioso, adesso se la prende con gli ultraottuagenari e lancia un sondaggio sul suo blog: siete favorevoli o no ad abolire l'istituto «feudale» dei senatori a vita? L'età diventa la colpa del drappello di Palazzo Madama: Andreotti (99), Colombo (92), Ciampi (92) Rita Levi Montalcini (103) cui si aggiunge il premier Monti chiamato "Rigor Montis". «Non muoiono mai, sono praticamente eterni...». Per giunta «sono spesso decisivi » nelle votazioni, lamenta il comico. «Non merita replica», liquidano Andreotti e Colombo. Buon gusto analogo ebbero i giovani storaciani nel 2007 quando consegnarono le stampelle alla Levi Montalcini: «Se ne vada dal Senato e accetti un incarico politico nel ghetto». Ora ci riprova il camerata Grillo.
2- IL VAFFA DI D'ALEMA AL DIRETTORE? DIMENTICATO, C'Ã LA GRANDE COALIZIONE
Da "Il Fatto Quotidiano"
Nell'antologia di Ballarò resta un pezzo stracult cliccatissimo su youtube: protagonisti Massimo D'Alema e Alessandro Sallusti. Siamo in pieno berlusconismo e a proposito della casa di Scajola "a sua insaputa", il direttore del Giornale azzanna l'ex leader Maximo rinfacciandogli con espressioni pesanti un appartamento di lusso a equo canone. Scoppia la rissa, D'Alema dà del mascalzone al giornalista di Arcore e, al culmine dell'indignazione, gli urla: " Vai a farti fottere...".
Poi lo accusa di farsi ricompensare dal padrone "con donnine allegre". Per poco non si passa alle vie di fatto. Che un paio di anni dopo Sallusti sia accolto con tutti gli onori alla Festa Pd di Reggio Emilia e che a dibattere amabilmente con lui ci sia il tesoriere ds Sposetti, dalemiano doc, non deve però stupire. Cresciuti alla scuola della doppiezza togliattiana, gli eterni dirigenti della sinistra dimenticano in fretta le offese e porgono l'altra guancia. La Grande Coalizione val bene un ceffone. Sallusti ringrazia.
3- BATTISTA E CAZZULLO SI LITIGANO VELTRONI
Da "il Fatto Quotidiano"
Walter Veltroni forse non avrà lettori - gli auguriamo di sì - ma di sicuro ha molti recensori. Al Corriere della Sera, per dire, l'ultima fatica letteraria del fu sindaco e fu segretario - L'isola delle rose - ha scatenato addirittura una guerra ideologica tra due dei meglio pensatori di via Solferino. La storia, d'altronde, si presta: il racconto della fondazione (fallita) di una repubblica indipendente in acque internazionali al largo di Rimini. Lingua ufficiale: l'esperanto.
Per Aldo Cazzullo, che aveva auscultato il testo veltroniano lunedì, si tratta del racconto "non di un'utopia fine a se stessa, ma di un'utopia realizzata, sia pure per un breve periodo". Utopia? Pierluigi Battista, pensatore liberale, sa bene quali abissi si nascondano dietro a questa parola e cazzia il collega pur senza nominarlo mai: "L'uso del termine utopia non si addice" a questa vicenda, perché gli utopisti "hanno sempre auspicato il potere autoritario, una dittatura pedagogica che raddrizzasse il âlegno storto' dell'umanità".
Capito? Cazzullo scambia "l'illusione" (ecco la parola giusta) raccontata da Veltroni per "utopia" ed è quindi oggettivamente totalitario. Cazzullo eh? Mica Veltroni, che comunque in via Solferino si fa leggere.
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