PER MARINO, DIMISSIONI PILOTATE. IN CAMBIO DI UN ADDIO VOLONTARIO ENTRO METÀ GENNAIO, LUI OTTERREBBE UN NUOVO INCARICO - ELEZIONI IN PRIMAVERA: IN POLE GENTILONI E FRANCESCHINI, IN CALO LA MADIA. MARCHINI PUNTA A ESSERE IL CANDIDATO DELLE OPPOSIZIONI

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1. CAMPIDOGLIO, GUERINI CONVOCA MARIN

da Repubblica-Roma

 

marcia contro marinomarcia contro marino

La convocazione è arrivata ieri mattina. Lorenzo Guerini, braccio destro di Matteo Renzi al Nazareno, ha chiamato al telefono il sindaco Marino per chiedergli di vedersi. Non c’è stato bisogno di aggiungere altro. Entrambi sanno cosa si diranno quando, domani o al più tardi martedì, riusciranno a incontrarsi.

 

Il vicesegretario del Pd formalizzerà l’ultimatum, ormai noto a tutti, stabilito dal partito nazionale: «Caro Ignazio, o azzeri la giunta, a eccezione dell’assessore al Bilancio, oppure proseguire diventa complicato».

la destra marcia a roma  contro marinola destra marcia a roma contro marino

 

L’altro proverà ad abbozzare una difesa, si presenterà con qualche scalpo già tagliato nell’inseparabile zainetto (quello del capo di gabinetto Luigi Fucito e dell’assessore alle Politiche Sociali Rita Cutini), chiedendo come sempre aiuto per rilanciarsi.

 

il corteo marino vatteneil corteo marino vattene

La prova che la partita del Campidoglio è ormai passata di mano, si gioca a un livello superiore, non è più una questione locale. Al punto che, si vocifera, per Marino sarebbe stata persino studiata un’exit strategy morbida, un percorso che eviti la sfiducia, troppo traumatica anche a livello elettorale: le sue dimissioni pilotate. In cambio di un addio volontario — entro metà gennaio, dopo il varo del bilancio 2015 — lui otterrebbe un nuovo e prestigioso incarico.

 

Nel frattempo, sempre domani, il Pd capitolino si riunirà per capire il da farsi. E se c’è lo spazio per eleggere un capogruppo, magari riproponendo l’uscente D’Ausilio, anche per fare un dispetto a Marino. Oltre a decidere se disertare l’incontro di martedì, chiesto dal sindaco alla vigilia delle comunicazioni in aula sul multagate. «È il solito metodo: metterci davanti al fatto compiuto», ragiona chi spinge per il no.

il corteo marino vattene il corteo marino vattene

 

«Marino prima fa tutto da solo e poi fa finta di informarci per avere il nostro appoggio, è ora di dire basta». E mentre pure Sel, annusata aria di crisi, alza la voce («Chiediamo un cambiamento radicale e rapido: si mettano in squadra i migliori », dice il capogruppo Peciola), in casa democrat è già scattato il toto-sindaco.

 

«Per non farci trovare impreparati nel caso si dovesse tornare a votare in primavera». I bookmakers danno al momento per favorito il renzianissimo Paolo Gentiloni (che però è stato appena nominato ministro degli Esteri: problema che si risolverebbe qualora anche la legislatura finisse in anticipo), seguito a un’incollatura dal collega alla Cultura Dario Franceschini.

il corteo marino vattene  il corteo marino vattene

 

Arretrato, ma di poco, l’eurodeputato Enrico Gasbarra, già vicesindaco con Veltroni e presidente della Provincia, dunque esperto e soprattutto romano. Calano invece le quotazioni della ministra Marianna Madia: Roma è città di statali e dipendenti pubblici, cui lei ha dichiarato guerra. ( gio. vi.)

 

2. E IL PRIMO CITTADINO SI BARRICA IN CASA “HO FATTO TANTO, PERCHÉ IL PD MI ATTACCA?”

Giovanna Vitale per Repubblica-Roma

 

MARCHINI MARCHINI

Barricato in casa con moglie e gatti. Frastornato. Offeso da quelle accuse, «il più grande gaffeur d’Italia », che lo hanno esposto al ludibrio nazionale. E però consapevole che il diktat del Nazareno non è eludibile. «Ho capito che devo fare un cambio di passo», ammette a bassa voce Marino con i pochissimi che riescono a parlargli, superando telefoni spenti, chiamate a vuoto, sms muti.

 

Un eufemismo, quel «cambio di passo », utilizzato per smorzare l’impatto di un ordine che non si può rifiutare: se vuole restare al suo posto, dovrà asfaltare la giunta, azzerare lo staff e provare a ripartire. Altra strada non c’è. La stessa che finora ha sempre rifuggito manco fosse la peste, liquidando per mesi il rafforzamento della squadra sollecitata dal Pd romano come «tecniche da pastificio che non mi appassionano».

MARIANNA MADIAMARIANNA MADIA

 

E invece adesso, ecco: sarà costretto a spianare gli assessori in carica e a crearne di nuovi. Lui ormai ha deciso: farà l’uno e l’altro. Provando a limitare i danni: via certamente Cutini e Pancalli; persino la Cattoi, se proprio insistono, insieme ai quattro del Pd (Leonori, Marino, Ozzimo e Masini). Le deleghe saranno rimescolate.

 

E nello staff, forse già domani, il capo di gabinetto Luigi Fucito farà le valigie: ma non tornerà al Senato dove fa il funzionario, bensì verrà dirottato sulla città metropolitana dove sempre l’amico Ignazio è sindaco. Un’impresa comunque non semplice: «Sarà complicato trovare personalità all’altezza che vogliano farsi coinvolgere in questa amministrazione», prevede un autorevole parlamentare del Pd.

 

renzi madia delrio boschi piciernorenzi madia delrio boschi picierno

È più stupito, che arrabbiato Marino. Incapace di farsene una ragione. «Io davvero non capisco», ha ripetuto per tutto il giorno ai fedelissimi. «In poco più di un anno ho operato dei cambiamenti che questa città aspettava da decenni: ho chiuso la discarica di Malagrotta, spezzato il rapporto perverso tra grande imprenditoria e amministrazione, sono intervenuto su Acea... Una serie di scelte radicali che però non sono riuscito a far comprendere alla dirigenza del Pd».

 

La quale, per tutta risposta, gli si è rivoltata contro. Accusandolo di essere un uomo solo al comando, soggiogato dal suo cerchio magico; di procedere per improvvisazioni; di non avere una visione complessiva della città. «Mai che mi abbiano dato atto delle cose fatte, il loro passatempo è stato piuttosto mettere in luce le criticità», si sfoga il sindaco.

DARIO FRANCESCHINIDARIO FRANCESCHINI

 

A dispetto di una sconfinata autostima, nella “sua” città (d’adozione, che i natali sono genovesi) Marino si sente un signor nessuno. «Abbiamo realizzato grandi progetti — dalla chiusura dei Fori Imperiali all’apertura della metro C — di cui tutto il mondo parla. E allora perché a Roma tutto questo non mi viene riconosciuto?» si chiede in un misto di incredulità e sconforto.

 

Ma siccome «per come è fatto, tra tirare a campare e tirare le cuoia, lui sceglie sempre la prima opzione», spiega un profondo conoscitore del Marino-pensiero, «preferirà farsi commissariare piuttosto che farsi cacciare». In attesa di capire cosa gli convenga fare. Sempre pronto al “muoia Sansone con tutti i filistei”. Che, se infine dovessero costringerlo, significa sì mollare tutto, ma denunciando pubblicamente chi, dal suo partito ai poteri forti, sin dall’inizio non ha fatto altro che boicottarlo.

Ignazio Marino con una delle 16 coppie di cui oggi ha trascritto il matrimonio contratto all’estero Ignazio Marino con una delle 16 coppie di cui oggi ha trascritto il matrimonio contratto all’estero

 

3. MARCHINI TORNA IN CAMPO, IPOTESI INTESA CON NCD

Giulia Cerasi per Repubblica-Roma

 

enrico franceschinienrico franceschini

I motori li ha riaccesi già da un mese, prima che la permanenza di Ignazio Marino sullo scranno più alto del Campidoglio fosse così in bilico. Ma ora che il primo cittadino è sotto il fuoco incrociato della sua maggioranza (col Pd che nella direzione romana di venerdì ha chiesto l’azzeramento della giunta) e dell’opposizione (mai così forte come dopo il multagate), Alfio Marchini vede salire le sue quotazioni come candidato a succedere al chirurgo dem alla guida di una coalizione di centrodestra.

 

Forte del 9,5% della sua “lista del Cuore” alle comunali dello scorso anno, l’imprenditore “calce e martello” — soprannome ereditato dal nonno per la sua vicinanza al Partito Comunista — è già in campagna elettorale. Da qualche settimana la capitale è tappezzata di manifesti contro le politiche del Campidoglio su trasporti e consulenze: allo slogan di “Stanno dando i numeri”, Marchini critica l’aumento delle strisce blu, la soppressione dei bus, i contratti esterni. E ieri ha lanciato la sua sfida su Twitter: “In primavera #elezioniRoma”.

IGNAZIO MARINOIGNAZIO MARINO

 

Un cinguettio che sembra, più che un auspicio, una certezza da parte di Marchini, che ha avviato una serie di contatti con le varie forze politiche. Dal M5S a Forza Italia, passando per il Nuovo Centrodestra, con cui si vocifera stia arrivando a un accordo. L’ala augelliana lo corteggia, Gianni Sammarco e Roberto Cantiani lo incontrano. E il patto per una futura alleanza sembra vicino.

 

ignazio marinoignazio marino

Anche se sarà Marchini a dettare le condizioni: prima su tutte il mantenimento del profilo “civico” che lo ha caratterizzato fin dall’inizio. In un panorama frammentato come quello della destra capitolina (otto le sigle in aula Giulio Cesare: dall’ormai defunto Pdl di Giordano Tredicine alla Lega dei Popoli di Marco Pomarici, fino all’Altra Destra di Sveva Belviso), Marchini potrebbe essere l’uomo giusto per riunire le varie anime. Sulla strada della sua candidatura c’è però un ostacolo, non di poco conto, che si chiama Giorgia Meloni: se i candidati del centrodestra dovessero essere due finirebbero per “far godere” il terzo, riconsegnando il Campidoglio al Pd post-Marino.

ignazio marino vigileignazio marino vigile