DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Riccardo Arena per "La Stampa"
à un avvertimento in piena regola, contro un magistrato, Nino Di Matteo. Un uomo solo, nel mirino, da uccidere entro maggio, ma con un segnale forte a tutta la Procura di Palermo, a tutta la magistratura e all'intero Paese. Con minacce generiche anche a un magistrato che da Caltanissetta si sposta frequentemente nel capoluogo dell'Isola. Il cui nome non viene però fatto, mentre quello di Di Matteo, il magistrato che si occupa del processo Mori e della vicenda della trattativa Stato-mafia, è espressamente indicato in due lettere anonime gemelle, inviate una al procuratore della Repubblica di Palermo, l'altra al procuratore aggiunto Vittorio Teresi.
Il progetto di morte contro il pm è ora al centro di un'inchiesta aperta dalla Procura nissena, che però al tempo stesso è a sua volta oggetto di minacce. Misure di sicurezza rafforzate immediatamente per Di Matteo (ma erano quasi già al massimo livello), controlli che si estenderanno ai percorsi autostradali dei magistrati che vivono a Palermo ma lavorano a Caltanissetta: sono almeno quattro, anche se due sono i più esposti, Sergio Lari e Domenico Gozzo, che hanno riaperto l'inchiesta sulla strage di via D'Amelio.
Sale la tensione, in un quadro di confusione istituzionale che ricorda il 1992, il contesto in cui maturarono gli attentati di Capaci e via D'Amelio. L'anonimo si presenta come partecipe di un piano organizzato in «partnership» tra i mafiosi e gli «amici romani di Matteo», con un chiaro riferimento al superlatitante Matteo Messina Denaro.
Il boss, considerato l'attuale capo di Cosa nostra, secondo l'anonimo avrebbe avuto l'assenso all'eliminazione di Di Matteo, da parte dei capi detenuti e liberi delle cosche palermitane. Ma gli "amici romani" sarebbero i mandanti, per «fermare la deriva di ingovernabilità » che affligge per adesso il Paese. L'anonimo dice di non essere d'accordo con quanto starebbe per avvenire, teme forse le conseguenze della reazione da parte dello Stato, come già accadde nel '92, in cui c'era lo stesso quadro di «confusione istituzionale».
Nella lettera vengono date indicazioni molto precise su orari, giorni e luoghi frequentati abitualmente da Di Matteo, come a sottolineare la capacità dell'organizzazione di colpirlo come e quando vuole. Il pm, che indaga sulle complicità istituzionali che starebbero dietro la trattativa Stato-mafia, da alcuni giorni è sottoposto a procedimento disciplinare per avere confermato in un'intervista l'esistenza delle intercettazioni delle telefonate fra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino.
Nino Di MatteoCAPACI-L'AUTO DI FALCONEStrage Capacistrage di capaciLA STRAGE DI VIA D AMELIO IN CUI MORI BORSELLINO NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO
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