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Come nella “Teoria dei colori” di Goethe, anche per i politici i colori contano. Eccome.
Ed ecco spuntare questa mattina a Milano il “giallo” Parisi. Giallo? Sì, il candidato del centrodestra milanese ha scelto lo stesso colore delle cravatte di Galliani e dei Gialli Mondadori. Come mai, si chiedevano i presenti (Salvini, Gelmini, La Russa, Lupi, De Corato…)?
Bella forza… per esclusione. Il rosso è escluso a priori per uno che si candida con il centrodestra. L’azzurro faceva troppo “Forza Italia”, connotava il candidato con un partito in discesa. Il “verde” era troppo leghista e faceva storcere il naso agli altri; e poi il verde lo usano pure i Verdi! Arancione manco a parlarne: è il colore di Pisapia, quello della (presunta) rivoluzione arancione. Viola? A parte che porta sfiga, ma poi è occupato dal sedicente “Popolo viola” antiberlusconi.
RENATO BRUNETTA STEFANO PARISI - Copyright Pizzi
Insomma, in politica come nella vita bisogna andare per esclusione e prendersi quel che rimane. Per dirla con Brecht: “Ci sedemmo dalla parte del giallo perché tutti gli altri colori erano già occupati”
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