DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Elisa Calessi per “Libero quotidiano”
Anticipare il congresso. Almeno di qualche settimana. Se non altro per rispondere alle pressioni sempre più forti che continuano ad arrivare. Non solo da dentro il Pd, ma anche da esterni. Come lo sceneggiatore e scrittore Francesco Piccolo, autore di un articolo durissimo su Repubblica, in cui invitava alcuni giorni fa tutto l'attuale gruppo dirigente a "liberare" il Nazareno nel quale sono "asserragliati".
In un lungo intervento su Repubblica, dedicata all'avvio della fase costituente, Letta ha aperto alla possibilità di stringere i tempi: «Più la fase della chiamata e della discussione saranno efficaci più si potranno anche contrarre i tempi della fase del confronto tra i candidati, in modo da poter anticipare la data attualmente fissata dalla Direzione nazionale del Pd per il 12 marzo».
Il problema è che una parte del Pd (la sinistra) vuole tempi più lunghi. Al contrario di Base Riformista che guarda a Stefano Bonaccini come possibile candidato e che vorrebbe anticipare i tempi.
Ieri si è riunita la segreteria e il tema è stato affrontato.
Ma il gruppo dirigente è diviso. «Si discute molto della data delle primarie per la scelta del segretario ma il punto fondamentale in cui sciogliere i nodi politici è questo», ha detto il vice segretario Pd, Peppe Provenzano, al termine della riunione, annunciando che verrà affidato «a un comitato costituente aperto a personalità esterne il compito di aiutarci in questa fase».
Sul tema è intervenuto, ieri, anche Bonaccini, secondo cui sta «crescendo la consapevolezza che con quello che sta accadendo, forse sarebbe utile» anticipare i tempi, come aveva chiesto nelle scorse settimane. Ma si rimetterà alle «decisioni collettive», ha aggiunto.
Attacca il quartier generale, invece, Alessia Morani: «Ogni giorno sono sempre più sbalordita dalla distanza dalla realtà delle dichiarazioni di chi guida il mio partito.
Oggi ho letto l'appello di Letta su Repubblica che, nella sua idea, dovrebbe dare inizio al congresso del Pd, al cui confronto il congresso del partito comunista cinese pare avere un regolamento smart». Chi guida il Pd, deve «prendere atto di non potere tenere in ostaggio un partito» e «deve garantire al massimo entro gennaio la conclusione del congresso». E anche Dario Nardella, altro possibile candidato, lancia accuse contro «una sinistra che ha finito per chiudersi troppo nei palazzi della Capitale».
Nel frattempo, si ingarbugliano le candidature per le regionali in Lombardia e Lazio. Il Terzo Polo ha bruciato tutti sul tempo, lanciando nella prima Letizia Moratti e nella seconda Alessio D'Amato, assessore alla Sanità della giunta regionale di centrosinistra. Il Pd è rimasto con il cerino: in Lombardia ha detto di no all'ex sindaco di Milano. Ma non ha ancora trovato un'alternativa. Ci sta pensando Emilio Del Bono, sindaco di Brescia. Ma candidarsi significherebbe rinunciare alla certezza di un secondo mandato a Brescia. Ancora peggio nel Lazio, dove i dem avevano scommesso in un'alleanza con il M5S, ma Giuseppe Conte ha fatto capire di non averne alcuna intenzione.
Nelle ultime ore si è provato a convincere Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant' Egidio. Ma pare non abbia accettato. E così l'unica candidatura in campo è quella di D'Amato, che giovedì pomeriggio al teatro Brancaccio sarà lanciato in un evento a cui parteciperanno non solo Carlo Calenda e vari esponenti del Terzo Polo, ma anche diversi big del Pd.
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