DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Antonello Piroso per “la Verità”
Il Coni non è il circolo Aniene. La società polisportiva di Roma, una sorta di istituzione cittadina fondata nel 1892, con il Comitato olimpico ha in comune solo la persona al vertice, Giovanni Malagò (presidente del Coni e presidente onorario dell' Aniene, dopo esserlo stato a tutti gli effetti dal 1997 al 2017, sostituito da Massimo Fabbricini, già capo ufficio stampa del Coni e fratello del già segretario generale dello stesso Coni, Roberto). Per il resto, sono due realtà agli antipodi: una privata, l' altra pubblica.
Colpisce dunque che un uomo di mondo e di relazioni come Malagò, affabile ed educato, rispettoso del rigore formale, a cominciare dal look, stia dando l' impressione di non cogliere la differenza.
Manifestando quella che appare, con riferimento evidentemente al lato pubblico, il privato si organizza come meglio crede, una certa qual disinvoltura rispetto a prassi, norme e disposizioni.
A settembre avevamo qui dato conto della sua azione con cui di fatto suggeriva al Cio, il Comitato olimpico internazionale (cioè un organismo sovranazionale), di fare tabula rasa dei prossimi appuntamenti in agenda per il nostro Paese. Davanti a un riassetto che lo ridimensionava (la sottrazione della «cassa» con la creazione di Sport e salute Spa che ha spazzato via la società Coni servizi) Malagò si appellava a un' autorità esterna, «segnalando» la possibile violazione di principi contenuti nella Carta olimpica, e quindi chiedendo in sostanza la soluzione finale: l' esclusione da Tokyo 2020 e la revoca dell' assegnazione a Milano-Cortina delle Olimpiadi invernali del 2026. A seguire è esploso il caso dell' amministratore delegato proprio di Milano-Cortina 2026. Per individuarlo, l' incarico era stato affidato ai cacciatori di teste americani della Spencer Stuart. Da chi? Boh.
Il Coni si è detto completamente estraneo alla scelta, mettendo in mezzo il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che non ha gradito e ha smentito: «Con Spencer Stuart ha parlato Malagò». Non solo. Quel che è più grave è che a sentirsi spiazzato, dichiarandosi «sorpreso», è stato il ministro dello Sport in persona, il pentastellato Vincenzo Spadafora, dato che «la Spencer Stuart risulterebbe essere stata inizialmente indicata proprio dal Coni». Basta?
Macché. Il Coni, ai diversi tavoli dedicati all' organizzazione della governance dei Giochi, avrebbe fatto intendere che l' impegno della società sarebbe stato «pro bono». Cioè a costo zero. È così? No. Premesso che non si ha traccia, almeno fino ad ora, della lettera d' incarico (obbligatoria nel momento in cui un' amministrazione pubblica si ritrova impegnata con un fornitore), in realtà la società un prezzo l' avrebbe fissato: il 30% dello stipendio assegnato all' amministratore, ragionevolmente 500 mila euro. Quindi 150 mila euro, con 10 mila euro dati in acconto. Il tutto senza bando, in un carosello di lettere saltate fuori ex post, quasi a ricomporre un puzzle dopo che le procedure erano state elegantemente bypassate (un groviglio per cui ora pare che Spencer Stuart si accontenterebbe del solo acconto).
Il Presidente del Coni Giovanni Malagò Foto Mezzelani GMT 07
Arriviamo così all' elezione di Gaetano Miccichè alla presidenza della Lega calcio, finita sotto la lente della procura federale. Un' altra tegola per Malagò, che al momento della votazione era anche commissario straordinario della Lega.
Malagò si sarebbe adoperato per non arrivare allo scrutinio delle schede, bensì a un' incoronazione per acclamazione.
Perché? Perché, essendo richiesta l' unanimità, se nel segreto dell' urna anche un solo presidente avesse indicato un altro nome, Miccichè non sarebbe diventato presidente.
Dettaglio tutt' altro che marginale: l' unanimità del voto è prevista da uno statuto approvato mezz' ora prima dell' elezione, e a cui la Federcalcio ha dato l' ok con una sua delibera solo una settimana dopo. Certo, il via libera della Figc potrebbe essere arrivato in via informale attraverso il commissario Roberto Fabbricini (sì, proprio lui: il fratello del presidente dell' Aniene), nominato da Malagò prima che lui stesso nominasse Malagò... commissario per la serie A! Peccato solo che nel verbale di tutto questo non vi sia traccia.
Il Presidente del Coni Giovanni Malagò Foto Mezzelani GMT 04
E veniamo a un altro possibile incidente di percorso, sempre per via della disinvoltura di cui sopra. Quando Roberto Fabbricini ha lasciato il suo posto alla segreteria generale del Coni, è stato sostituito da Carlo Mornati, designato in seguito anche come rappresentante del Coni per il consiglio d' amministrazione di Sport e salute Spa. Piccolo problema: il verbale della riunione di giunta del 26 febbraio scorso recita testualmente, al punto 2.2 («Comunicazioni del Presidente-Rapporti con le Istituzioni»): «Il Presidente informa che Carlo Mornati viene proposto quale consigliere aggiunto, nominato dal Coni, nel consiglio di amministrazione di Sport e salute, considerate le competenze e le caratteristiche del suo ruolo di Segretario generale del Coni». Nominato dal Coni? E tale delibera come è stata adottata?
C' è stata una votazione? Oppure è stata un' indicazione secca di Malagò, che la fa mettere a verbale? Non si capisce, e magari poco importa pure. Intanto, però, sulla nomina è stato messo il cappello: Malagò si affretta a blindare il nome di sua competenza, e a farlo sapere (il sito di Prima Comunicazione riporta per esempio il giorno stesso la notizia), ben due mesi prima rispetto alla nomina degli altri componenti del cda, anche se la notifica all' azionista di Sport e Salute, cioè al Mef, il ministero dell' economia e finanza (nella persona di Alessandro Rivera), Malagò la fa il 6 maggio.
Il tema è però un altro. L' articolo 1 della legge 145 del 30 dicembre 2018, che ha appunto trasformato Coni servizi in Sport e salute Spa, statuisce che «gli organi di vertice della società sono incompatibili con gli organi di vertice del Coni». E cos' altro sarebbe il segretario generale di quest' ultimo, se non «un organo di vertice»? Successivamente il Dpcm, cioè il decreto attuativo del presidente del consiglio del 29 gennaio 2019, mette sullo stesso piano tutti i consiglieri d' amministrazione, compreso quindi Mornati (anche se proposto come consigliere aggiunto), che dunque si troverebbe nella predetta situazione di incompatibilità.
Questioni da leguleio? No.
il presidente mattarella con carlo mornati foto mezzelani gmt
Occhio alle date: la legge è del dicembre 2018, il decreto attuativo del gennaio di quest' anno, ma, nonostante il quadro legislativo, e i relativi paletti, a febbraio il Coni tira dritto per la sua strada e procede comunque a designare Mornati. «Cosa fatta, capo ha» si usa dire. Ma se la cosa è fatta a... capocchia? Per Malagò, per tacere del resto, sarebbe un' imperdonabile caduta di stile.
Il Presidente del Coni Giovanni Malagò Foto Mezzelani GMT 05malagòroberto mancini e carlo mornati foto mezzelani gmtmalagòIl Presidente del Coni Giovanni Malagò Foto Mezzelani GMT 01Il Presidente del Coni Giovanni Malagò Foto Mezzelani GMT 02
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA…
FLASH – IL GOVERNO VUOLE IMPUGNARE LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA CHE PERMETTE IL TERZO MANDATO…
FLASH – IERI A FORTE BRASCHI, SEDE DELL’AISE, LA TRADIZIONALE BICCHIERATA PRE-NATALIZIA È SERVITA…
DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…