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(ANSA) di Anna Laura Bussa - Procedura più complicate per il sequestro di telefonini, tablet e computer portatili. Nell'Aula del Senato passa con 84 sì, 18 no e 34 astenuti, il disegno di legge che porta le firme del senatore di FI Pierantonio Zanettin e della presidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, Giulia Bongiorno.
Il provvedimento, contro il quale votano solo i parlamentari del M5S, mentre Pd, Avs e Azione si astengono e Iv vota a favore con la maggioranza, era stato di fatto riscritto a febbraio con un emendamento del relatore, Sergio Rastrelli (FdI) secondo il quale "con questo ddl si colmano le lacune dell'ordinamento".
Il progetto di legge inserisce di fatto nel codice di procedura penale una nuova disciplina per questo tipo di sequestri secondo la quale dovrà essere il Gip ad autorizzare le richieste del Pm. In sostanza, il Pm, che ora può acquisire pc e telefonini ed estrarne i contenuti in totale autonomia con un semplice decreto motivato, da ora in poi, se il ddl vedrà la luce anche alla Camera, dovrà avere l'autorizzazione del Gip sia per il sequestro, sia per tirare fuori i dati. Ed entrambe le autorizzazioni potranno essere impugnate davanti al Tribunale del Riesame e in Cassazione.
Si tratta di un aggravio della procedura che, secondo il senatore M5S Roberto Scarpinato, favorirà "solo i colletti bianchi" e impedirà un rapido intervento della magistratura. In più, la nuova disciplina è estesa anche alle memorie digitali, "a 'pendrive' che nulla hanno a che fare con il concetto di corrispondenza" e "se un Pm dovrà sequestrare anche una sola ricevuta in formato digitale dovrà chiedere l'autorizzazione del giudice, attivare un procedimento incidentale che prevede l'obbligo della notifica da un minimo di 8 a un massimo di 16 persone col pericolo che basta che solo una di queste notifiche vada a vuoto perché si debba ricominciare da capo".
Inoltre, aggiunge Scarpinato, c'è il rischio dell'incompatibilità, "perché avremo giudici che per sequestrare pendrive in cui c'è una ricevuta diventeranno incompatibili a formare i collegi e quindi nei piccoli Tribunali si arriverà alla paralisi".
Ma nel criticare il ddl, Scarpinato subisce anche l'attacco del fondatore di Iv Matteo Renzi. Dopo aver detto che si corre il rischio che qualche "malintenzionato" possa trarre beneficio dalla nuova norma, Renzi gli dà, urlando, del "giustizialista" perché "fino a sentenza passata in giudicato di condanna", i "cosiddetti malintenzionati non sono altro che normali cittadini" la cui "privacy va tutelata".
E non è da meno Ivan Scalfarotto che in dichiarazione di voto, racconta di quando i Pm ordinarono perquisizione e sequestro anche di apparecchi elettronici nella sede della Fondazione Open di Renzi affermando che per il M5S la "presunzione di innocenza non esiste". "Poteva essere l' occasione per un lavoro comune invece è un pasticcio" commenta il Dem Walter Verini annunciando comunque l'astensione del gruppo perché una nuova disciplina serviva anche "se non così".
Soddisfatta invece la maggioranza. Giulia Bongiorno parla di "nuove garanzie adeguate alla quantità e alla delicatezza dei dati conservati". Mentre Zanettin rivendica "una maggiore tutela della privacy". I cellulari sono "la scatola nera della nostra vita" e come tali, incalza, vanno protetti anche perché coinvolgono "terzi che con le indagini non c'entrano nulla". "Un altro tassello al quadro di riforme della giustizia" commenta il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto.
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