DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
Gian Guido Vecchi per âIl Corriere della Sera'
Dice che «abusare di un minore è come fare una messa nera», parla sereno della possibilità di dimissioni e di altri «Papi emeriti», risponde a tutto, salvo le europee: «In questi giorni ho pregato il Padre Nostro, non ho notizie delle elezioni». Sul volo El Al LY514, Francesco ha l'aria stanca ma, come promesso, arriva sorridente in fondo all'aereo per parlare ai settanta giornalisti che lo seguono da tutto il mondo e hanno preparato alcune domande, libere e non preannunciate.
Anche questa è stata una giornata lunga. La preghiera al Muro occidentale e la scelta di lasciare fra le pietre il Padre nostro scritto di suo pugno in spagnolo, «con le parole che mi ha insegnato mia mamma». L'appello dalla Spianata delle moschee, «nessuno strumentalizzi con la violenza il nome di Dio!», e l'incontro allo Yad Vashem con sei sopravvissuti alla Shoah («mai più, Signore, mai più»), ai quali si è chinato a baciare la mano. La corona di fiori sulla tomba di Herzl, fondatore del sionismo, e la visita fuori programma al monumento per le vittime di attentati, «non più terroristi nel mondo!».
Santità , è stato un viaggio massacrante. Se un domani sentisse di non avere più forza, farebbe la stessa scelta di Benedetto XVI?
«Io farò quello che il Signore mi dirà di fare, bisogna pregare per cercare la Sua volontà . Ma credo che Benedetto non sia un caso unico. à successo che non aveva più forza e onestamente, da uomo di fede tanto umile, ha preso questa decisione. Settant'anni fa quasi non esistevano i vescovi emeriti. Cosa succederà con i Papi emeriti? Io penso che dobbiamo guardare a Benedetto come a una istituzione, lui ha aperto una porta, la porta dei Papi emeriti. Se ce ne saranno altri, Dio lo sa, ma la porta è aperta. Un vescovo di Roma che sente le forze venir meno, credo debba farsi le stesse domande di Benedetto».
Santità , come ha pensato ai gesti di questo viaggio? La preghiera al muro di divisione, l'invito a Peres e Abu Mazen in Vaticano, baciare la mano dei sopravvissuti alla Shoah...
«I gesti più autentici sono quelli che non si pensano, vengono così. Come è stato allo Yad Vashem. L'invito rivolto ai due presidenti, invece, era un po' pensato perché la preghiera si svolgesse là , da loro, ma c'erano troppi problemi logistici: dove si va? Non è facile. Alla fine mi è venuto di dire quello».
Nelle Chiesa si parla ormai di obbligo morale e legale contro la pedofilia. Ma che cosa farà , in concreto, quando un vescovo lo tradirà ?
«In Argentina, dei privilegiati, diciamo: questo è un figlio di papà . Ecco, su questo problema non ci saranno figli di papà . Ora ci sono tre vescovi sotto indagine. Di un altro, condannato, sto studiando la pena. à un reato tanto brutto, e a me interessa la Chiesa: un sacerdote che fa questo, tradisce il corpo del Signore. Deve portare un minore alla santità e invece ne abusa. Farò un paragone: è come fare una messa nera. A giugno incontrerò a Santa Marta alcune persone abusate, ci sarà una messa. Si deve andare avanti, tolleranza zero».
Lei parla di Chiesa povera e per i poveri. A volte però vediamo scandali: l'appartamento di Bertone, la festa nel giorno delle canonizzazioni, il buco di 15 milioni allo Ior...
«Gesù una volta ha detto ai suoi discepoli: è inevitabile che ci siano scandali. Siamo umani e peccatori, gli scandali ci saranno. Il problema è evitare che siano di più. Nella amministrazione economica serve onestà e trasparenza. La Chiesa è sempre da riformare, dobbiamo stare attenti. Ma la nuova Segreteria per l'Economia aiuterà ad evitare scandali. Allo Ior sono stati chiusi circa 1.600 conti di chi non ne aveva diritto. Quanto al caso dei 15 milioni, è ancora sotto studio, non è ancora chiaro».
Potrete imparare qualcosa dagli ortodossi, ad esempio sul celibato?
«La Chiesa cattolica ha preti sposati, tra i cattolici di rito orientale. Il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita che io apprezzo tanto e credo sia un dono per la Chiesa. Non essendo un dogma di fede, c'è sempre la porta aperta. Ma non ne abbiamo parlato, con Bartolomeo. L'unità si fa camminando insieme. Dovremmo risolvere il problema della data di Pasqua, adesso è un po' ridicolo: il tuo Cristo quando resuscita, la settimana prossima?».
Ha intenzione di andare avanti con la causa di beatificazione di Pio XII, o aspetta che si aprano gli archivi?
«La causa è aperta, io mi sono informato ma ancora non c'è nessun miracolo. E senza un miracolo la beatificazione non va avanti. Quindi ora non posso pensare a questo».
Lei suscita molte aspettative, dalla pace tra israeliani e palestinesi alla comunione ai divorziati e risposati. Non teme fallimenti?
«L'incontro con i due presidenti sarà di preghiera, non per fare una mediazione. Ci riuniremo solo per pregare, ci sarà un rabbino e un esponente islamico, poi ognuno torna a casa. Ma la preghiera è importante. Quanto ai divorziati e risposati, il sinodo è sulla famiglia. Un tema ampio, i giovani non si sposano...
Non mi è piaciuto che alcune persone, anche nella Chiesa, parlassero come se la questione fosse solo quella. Bisogna comunque chiarire che i divorziati non sono scomunicati e non vanno trattati come scomunicati. Benedetto XVI per tre volte aveva suggerito di studiare le procedure di nullità matrimoniale. Studiare la fede con cui una persona si sposa».
Come risolverebbe la questione di Gerusalemme?
«Le misure concrete per la pace vanno discusse in un negoziato tra le parti. Io non mi sento competente, sarebbe una pazzia da parte mia. La Santa Sede ha la sua posizione dal punto di vista religioso: la città sia custodita come la capitale di tre religioni».
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