RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
Giuseppe Conte, come il resto della maggioranza, si sta convincendo che non è più possibile sottostare ai diktat di Matteo Renzi e ai continui ultimatum del partito di Italia viva: «Se le cose stanno così siamo al paradosso, di certo non possiamo farci ricattare, allora è meglio affrontare le cose a viso aperto». Affrontare le cose significa andare sino in fondo, verificare «se davvero Renzi vuole rompere, si prenda lui le responsabilità», sino a mettere in conto, al limite, anche l' eventualità di una crisi di governo.
matteo renzi assemblea nazionale di italia viva 8
È il succo dello sfogo del presidente del Consiglio, raccolto a caldo subito dopo aver letto le agenzie che battevano la minaccia di Renzi di sfiduciare il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Che in serata è lapidario: «Se vogliono tenere la prescrizione così come è ora per me va bene».
ALFONSO BONAFEDE NEGLI ANNI '90 QUANDO FACEVA IL DJ ALL'EXTASY
A Palazzo Chigi smentiscono seccamente che Conte stia pensando a un' altra maggioranza, a mollare Renzi al suo destino, mentre viene letta la posizione intransigente dell' ex premier Conte al primo tavolo dell' agenda 2023, su welfare e politiche del lavoro, il famoso cronoprogramma, o almeno il primo tassello dell' agenda prossima futura dell' esecutivo. Il tavolo è pieno di capidelegazione e di capigruppo dei diversi partiti lo sbotto del capo del governo non passa inosservato: «Siamo al paradosso, qui lavoriamo giorno e notte per rilanciare l' azione dell' esecutivo e invece c' è chi minaccia la crisi».
nicola zingaretti giuseppe conte
Insomma Conte è nero, stufo, non comprende l' atteggiamento intransigente di Italia viva, o almeno se lo spiega, raccontano fonti di governo, proprio con le difficoltà dell' ex premier, che nonostante tutto, visti i sondaggi, stenterebbe non poco a fare decollare il suo partito, e per questo sarebbe «in cerca soltanto di titoli sui giornali e di provocazioni», aggiungono a Palazzo Chigi.
Ma se davvero si arrivasse al punto di rottura, visto che fra l' altro i rapporti fra Conte e Renzi sono al minimo storico, di fatto congelati, bisognerebbe trovare un drappello di senatori responsabili che tenga in piedi il governo almeno al Senato. È uno scenario improbabile, futuribile, ma che ieri è tornato a circolare con insistenza fra le forze di governo, nel Movimento e persino nel Partito democratico.
giuseppe conte alfonso bonafede
Del resto l' accordo politico trovato sul nuovo lodo Conte ha già determinato numerosi passi indietro da parte del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che a questo punto è fermo nella sua posizione, «non posso cedere più di questo». Ed è la stessa posizione del capo del governo, che giudica incomprensibile l' atteggiamento di Renzi e che è disposto anche a togliere la fiducia dalle correzioni alla legge Bonafede, a scegliere la strada procedurale di un ddl nuovo o di un emendamento a quello del deputato di Forza Italia Enrico Costa, sempre con il rischio di finire sotto al Senato, ma evitando la conseguenza di un botto politico su un provvedimento su cui il governo ha messo la fiducia.
Del resto dal partito di Italia viva l' unica rassicurazione che danno è che loro non vogliono fare cadere il governo, ma che non si piegheranno in alcun modo nel comportamento in Parlamento di fronte al merito legislativo dell' accordo trovato dalla maggioranza.
Insomma la situazione è insieme fluida e caotica, qualcuno parla di cul de sac in cui si troverebbe la maggioranza, ma Conte appare determinato a non mollare le ragioni del suo Guardasigilli e del Movimento, che della riforma della prescrizione, che a questo punto verrebbe sospesa solo dopo due sentenze di condanna, ha fatto nei mesi scorsi un vessillo, fra l' altro parecchio depotenziato dall' ultimo accordo trovato fra Pd, Movimento e Leu.
giuseppe conte ospite della gruber a otto e mezzo 6
Si vedrà nelle prossime ore se il braccio di ferro è ricomponibile, nel merito e nella procedura parlamentare, ma è difficile che a questo punto sia il Pd che i 5 Stelle che lo stesso Conte si possano fare dettare l' agenda da Italia viva. Per Conte minacciare la crisi è una cosa da irresponsabili, visto che si sono tenuti due vertici di maggioranza sul tema.
Di sicuro ha voglia di andare sino in fondo.
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