DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
giuseppe conte alfonso bonafede
Montecitorio, domenica sera. I corridoi del Transatlantico sono deserti, ma nel chiuso degli uffici i tecnici della maggioranza sono chini sul dossier che da settimane agita il governo. Il testo ha ancora bisogno di limature, ma salvo altri colpi di scena il destino della prescrizione è deciso.
Niente decreto legge. Lo strumento parlamentare individuato è un emendamento al Milleproroghe, per quanto i renziani ritengano «uno scandalo» modificare con queste procedure il diritto penale. Il via libera sull' ammissibilità della materia dovrà darlo Roberto Fico e il Movimento Cinque Stelle si aspetta che il presidente non ponga ostacoli. Per rendere accettabile l' escamotage occorrerà una proroga.
Si parla di «un paio di mesi al massimo», che scatterebbero retroattivamente dall' inizio dell' anno. Il che vuol dire che ai primi di marzo l' efficacia della riforma Bonafede cesserà ed entrerà in vigore il lodo «Conte bis»: l' intesa di merito raggiunta dalla maggioranza (senza i renziani), che prevede il blocco della prescrizione in via definitiva solo per i condannati in primo e secondo grado. Su questa delicatissima e complessa materia, la tensione non sembra destinata al allentarsi. Renzi darà battaglia in commissione e in Aula, cercando con tutte le possibili tecniche parlamentari di «tornare allo Stato di diritto».
E anche se Ettore Rosato parla di «battaglia civile, trasparente e senza trappole», Pd, M5S e Leu si stanno attrezzando per parare i colpi del fuoco amico. «Conoscendo Matteo - prevede un esponente dem del governo - cercherà in Parlamento ogni occasione di scontro sul tema della giustizia, che gli è congeniale».
Se l' iter sarà confermato, il Consiglio dei ministri che era in agenda oggi si terrà domani. E mentre ai piani alti di Palazzo Chigi il ministro Bonafede illustrerà ai colleghi la riforma del processo penale, nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera si voteranno gli emendamenti al Milleproroghe. E qui il primo iceberg da superare per la maggioranza di Conte sono i subemendamenti dell' opposizione, per quanto i voti di Italia viva non siano determinanti e la possibilità che il governo vada sotto è assai remota.
matteo renzi a l'aria che tira 5
Se non ci saranno slittamenti, mercoledì il decreto arriverà nell' aula di Montecitorio, dove l' approvazione con il voto di fiducia può dirsi scontata. Dopodiché, sarà corsa contro il tempo. Il decreto Milleproroghe deve essere convertito entro il 28 febbraio e al Senato arriverà blindato, anche qui con la fiducia.
I renziani hanno indossato l' elmetto. «Ogni soluzione che non sia il prudente rinvio previsto dal lodo Annibali ci vedrà votare contro», ha promesso il coordinatore di Italia viva, Ettore Rosato. E se Renzi decidesse di fare sua la proposta dell' azzurro Enrico Costa? L' antidoto del governo è un emendamento che riproponga il lodo «Conte bis».
La tensione della vigilia è altissima, anche se alla Camera in Commissione i numeri sono favorevoli all' alleanza giallorossa. I tecnici governativi stanno limando anche le virgole.
L' obiettivo è fare in modo che l' emendamento del governo precluda quello dell' azzurro Enrico Costa e l' insidioso «lodo Annibali», con cui l' avvocatessa di Iv chiede la sospensione di un anno della riforma Bonafede. Ma Renzi ha pronta la contromossa: ripresentarlo al Senato, dove senza i suoi voti il governo non ha i numeri.
giuseppe conte alfonso bonafede 1
Nel Pd nessuno scommette un euro sull' ipotesi che Italia viva voglia strappare, non votando la fiducia e mettendosi fuori dal governo. Eppure i capigruppo fanno di conto: al Senato la maggioranza senza i 17 di Renzi ha 158 voti, tre sotto la soglia. Cifre da brivido.
I parlamentari di Italia viva sospettano che Conte stia tramando per sostituirli con un drappello di venti «responsabili», pescati dentro al gruppo Misto e tra le file di Forza Italia ed ex 5 Stelle. E per quanto sembri difficile che possano muoversi verso Conte in chiave anti renziana senatori come Romani, Causin e Mallegni, nel grande caos di questi giorni i loro nomi hanno ripreso a girare, assieme a quelli di De Falco, Nugnes, Fattori e altri ex 5 Stelle.
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