
FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO"…
Guido Ruotolo per La Stampa.it
à stato consegnato alla Giunta delle elezioni del senato il ricorso di Berlusconi alla Corte europea dei diritti dell'Uomo. Il documento, di 33 pagine, fa riferimento all'articolo 7 della convenzione europea («Nulla poene sine lege») spiegando che la legge Severino non può essere applicata in modo retroattivo.
Mentre si rincorrono le voci su una possibile grazia - sempre che Berlusconi o un suo familiare presentino la domanda - che il Capo dello Stato potrebbe concedere a Silvio Berlusconi, ma solo per quanto riguarda la pena principale da scontare, i dodici mesi residui (dopo che tre anni sono stati indultati), gli occhi continuano a essere puntati sulla Giunta delle elezioni del Senato, che è convocata lunedì alle 15,30 per sentire il relatore Andrea Augello sulla questione all'ordine del giorno: la decadenza del senatore Silvio Berlusconi.
Componenti della Giunta fanno notare, a proposito di atti di clemenza individuali o collettivi - grazia, amnistia o indulto - che secondo la legge Severino, articolo 15 comma 3, «la sentenza di riabilitazione è l'unica causa di estinzione anticipata dell'incandidabilità . La riabilitazione è concessa quando siano decorsi almeno tre anni dal giorno in cui la pena principale sia stata eseguita».
Dunque, la Giunta è in questa fase l'unico «tribunale» che può decidere le sorti (politiche) di Silvio Berlusconi. A proposito della decadenza da senatore che farebbe venire meno «l'agibilità politica» del leader del Pdl, Luciano Violante vi ha fatto un implicito riferimento l'altra sera al dibattito a Grottaglie, ricordando il detenuto «Antonio Gramsci».
La Giunta delle elezioni, nell'Ufficio di Presidenza di lunedì scorso, ha deciso di non decidere, di navigare a vista sul calendario dei suoi lavori.
Gli ultimatum lanciati da falchi e colombe del Pdl, ossia che se la Giunta deciderà per la decadenza sarà crisi di governo, ormai non fanno più presa. Non solo. Ma se fino a ieri sembrava che il Pd - che ha sempre espresso una posizione molto determinata sulla decadenza e sui tempi rapidi per proclamarla - in realtà stesse lavorando per «allungare» i tempi del voto dell'Aula di Palazzo Madama fino a dopo il 15 ottobre, per evitare così il rischio di elezioni a novembre, oggi la situazione sembra cambiata.
A conti fatti, si vuole arrivare in Aula nella settimana precedente la fatidica data del 15 ottobre.
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