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Maria Giovanna Maglie per Dagospia
hillary clinton da ellen degeneres
Tutti in California a far campagna verso il 7 giugno, e tira ariaccia tra i democratici. La Clinton ha lanciato una specie di appello a concentrarsi su Trump, che è il vero avversario, dichiarando alla Nbc che non bisogna dargli la possibilità di “normalise himself”, trasformarsi in un candidato normale e accettabile, e allargare l'area di sostegno nel giro di poche settimane. Ha ragione ma non sembra essere questo l'obiettivo di Sanders e dei suoi seguaci.
La Clinton oggi va ospite per la terza volta al “The Ellen DeGeneres Show,” così prende insieme due categorie che non la amano: donne e omosessuali. Sanders non promette pace, al contrario, riconosce che la convention di Filadelfia potrebbe diventare un casino, ma dichiara candidamente che "Democracy is not always nice and quiet and gentle", la democrazia non è sempre piacevole, tranquilla e gentile, lasciando così intendere che a Filadelfia può succedere di tutto, soprattutto vista l'animosità e la tendenza a menare le mani dei Bernie's Bros, come vengono ormai definiti i suoi numerosi fans.
TAFFERUGLI TRA FANS CLINTON E SANDERS INTERVIENE LA POLIZIA
Ora, è possibile che il sistema delle primarie sia sbagliato , diciamo che quello democratico è piuttosto dirigista e farlocco, visto che non accetta iscrizioni dell'ultima ora e nomina un numero sproporzionato di delegati vip, non eletti, che possono fare quel che gli pare alle convention, ma va detto che di solito si attengono al parere della maggioranza. Sanders però non è uno che si è ritrovato in politica per caso, ma un politico di professione, due volte sindaco, sette mandati da deputato, al secondo da senatore, sia pur indipendente fino a un anno fa ma affiliato al Partito democratico; è uno che le regole le conosceva da tempo e le ha condivise o almeno ha taciuto.
TAFFERUGLI IN NEVADA TRA FANS DI CLINTON E SANDERS
Visto che la convention avrà un candidato che ci arriverà con i numeri abbondanti per vincerla, a oggi gliene mancano 90, le dichiarazioni di guerra del senatore del Vermont sono scorrette e prepotenti. Eppure è il beniamino dei progressisti e le sue dichiarazioni non solo non scandalizzano, non solo non gli valgono l'accusa di stalinista, ma sono diventate l'argomento chic in 'Europa delle elezioni del 2016, come il suo programma social populista, peraltro assai rimasto nel vago.
bernie sanders hillary clinton
Facendo campagna in California, Sanders ha detto che il partito deve adottare una piattaforma alla convention completamente diversa, che rifletta i bisogni dei poveri e dei giovani, dei lavoratori messi da parte, e non quella delle grandi banche, di Wall Strret e delle corporation.
Ha precisato che condanna ogni forma di violenza, ma che la sua campagna accoglie senza fare domande i nuovi venuti. Cioè come quelli che alla convention di Las Vegas hanno cominciato a usare i bastoni dei cartelli come armi e a rovesciare sedie, cosa che Sanders dichiara essere esagerata dai media e non rispondente al vero.
bernie sanders hillary clinton
Piacciono al senatore del Vermont espressioni ambigue come “la piattaforma della convention dovrebbe essere un momento eccellente per educare il popolo americano”, e manda a dire senza timori che se vince in California, i super delegati saranno costretti a ripensare le loro scelte. Ha sfidato la Clinton a un dibattito in California, lei ha rifiutato, lui si è detto disturbato ma non sorpreso. Non vuol sentir parlare di vicepresidenza, spiega che gli interessa trasformare il Partito Democratico in partito della base dove contano lavoratori, sindacati, ambientalisti.
bernie sanders hillary clinton
A chi si chiede come potrebbe succedere che gli elettori di Sanders scelgano Trump invece della Clinton, io non ci credo anche se il candidato repubblicano li corteggia e un po' ci conta, si può rispondere che in comune hanno la volontà dichiarata di rivedere gli accordi commerciali di libero scambio, e punire le aziende americane che trasferiscono i loro stabilimenti all’estero. L'elettorato di Sanders, inoltre, è formato prevalentemente di bianchi, aggiungerei maschi giovani e misogini, vuoi perché dal Vermont non è mai uscito, vuoi perché tra i democrats latini e neri la Clinton, i Clinton, che sono gente del sud, vanno forte da venticinque anni.
Per questa ragione non ha vinto le primarie, perché i bianchi non sono più la maggioranza, ma anche perché la sua impreparazione sulle minoranze è impressionante. La perla fu “capisco le loro esigenze anche se non ho mai vissuto in un ghetto”, che detta nel 2016 con un nero da otto anni alla Casa Bianca non è male; la pecca non veniale è che il socialista Sanders ha votato la legge che in caso di omicidio con arma da fuoco esclude la responsabilità dei produttori di armi. Su tasse, da aumentare, pena di morte, da abolire, e sanità, da trasformare in totalmente pubblica, le posizioni sono fortemente minoritarie e avversate nel Paese.
Tutte queste caratteristiche rendono Sanders un forte candidato di disturbo, un fragile candidato numero uno, un vice presidente impossibile. Ma neanche lui lo vorrebbe, perderebbe le sue caratteristiche di scapigliato arrabbiato, e non godrebbe più di alcuna autonomia, ha altre aspirazioni, non vuole incarichi di governo, vuole dare la scalata al Partito e aumentare il numero di seguaci al Congresso. Al confronto il Partito Repubblicano vive in idillio.
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