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Francesco De Dominicis per "Libero quotidiano"
Non è una riforma dello Ior quella annunciata da Papa Francesco. La lunga nota con cui la Santa Sede ha comunicato del decisioni del Pontefice sulla banca vaticana congela di fatto l'attuale, discutibile situazione. Jorge Bergoglio - che ha più volte detto di ritenere lo Ior "non indispensabile" - prende tempo.
Con l'Istituto per le opere di religione che continuerà a far parte delle strutture finanziare della Chiesa, ma - nonostante le rassicurazioni - in quadro normativo lontano dagli standard mondiali. E con la lotta al denaro sporco e al riciclaggio che Oltretevere non ha raggiunto l'auspicata svolta.
La conferma arriva, tra altro, dai timori che filtrano dalla Procura di Roma: gli inquirenti continuano a trovare veri e propri muri quando chiedono collaborazione nell'ambito delle indagini sull'Istituto. L'interfaccia dei pm è l'Autorità di informazione finanziaria vaticana che - denunciano i magistrati - si mette sistematicamente di traverso di fronte alle richieste di approfondimenti con rogatorie sui movimenti nei conti correnti.
Ieri Papa Francesco ha ribadito che lo Ior proseguirà a esser vigilato proprio dall'Aif che, però, si muove in una situazione non conforme alle regole mondiali poiché è sottoposto a un organismo politico, cioè la Segreteria di Stato: vuol dire che gli sceriffi non sono indipendenti.
E dunque, anche su questo versante nessuna riforma. Termine che, per la verità , non compare mai nelle carte ufficiali distribuite dalla Santa Sede nelle quali si parla molto più semplicemente di "proposta sul futuro" dello Ior. Una proposta che è arrivata al termine di un lungo braccio di ferro nelle commissioni cardinalizie e, soprattutto, nei Sacri palazzi.
Ad avere la meglio, almeno per ora, sembra essere stato il "blocco" degli Stati Uniti che ha sempre difeso lo Ior e continuerà ad averne di fatto il controllo. Figura dominante nel Torrione di Niccolò V è il consigliere americano Carl Andersson, che gioca di sponda col numero tre della Segreteria di Stato, monsignor Peter Wells.
L'iniziativa del Pontefice ha trovato il gradimento del presidente dello Ior, Ernst Von Freyberg. Il quale, pochi minuti dopo il comunicato della Santa Sede, ha fatto partire il suo statement per sottolineare l'apprezzamento di Bergoglio per la banca: un po' di marketing in vista del piano d'azione che Von Freyberg, che dello Ior è numero uno da più di un anno, presenterà solo nei prossimi mesi ai porporati. Il Papa sudamericano, in ogni caso, non pare intenzionato ad arrendersi alle diplomazie yankee.
Tant'è che, si mormora dentro le mura vaticane, prosegue il piano B del Pontefice. Un progetto - complesso, ma già accarezzato da Benedetto XVI - volto a rafforzare l'altro organismo economico, l'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica. Che potrebbe progressivamente svuotare di competenze (e depositi) lo Ior. Facendolo diventare un ente inutile.
INCONTRO FRA OBAMA E PAPA FRANCESCO
Putin e il Papa lo scorso novembre
ERNEST VON FREYBERG
ERNST VON FREYBERG
IOR
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