DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Giovanna Vitale per la Repubblica
Lo descrivono «felice come un bambino in un negozio di giocattoli ». Sicuro che il governo giallo- rosso, alla fine, andrà in porto. E il merito sarà soprattutto suo: di Matteo Renzi Un problema in più per Nicola Zingaretti. Nei suoi incubi, adesso, non con c' è solo il tema della discontinuità rispetto a una squadra, quella gialloverde, contro cui il Pd ha battagliato per più d' un anno, né l' esigenza di non perdere la faccia dopo aver ripetuto cento volte che Conte premier mai.
Dietro la sua tenace resistenza all' ipotesi di rinnovare l' incarico all' avvocato pugliese c' è anche il timore di finire in un angolo, non più padrone in casa sua. Commissariato da Renzi. Che grazie all' improvvisa inversione di rotta sull' accordo con il M5S, è riuscito prima a imporre la sua linea dentro e fuori il Pd, già controllato attraverso i gruppi parlamentari, e ora rischia di stravincere qualora a palazzo Chigi rientrasse proprio l' uomo indicato - ancor prima che da Di Maio - dal senatore fiorentino.
nicola zingaretti dario franceschini
In queste ore dipinto come assai soddisfatto: «Matteo ritiene d' aver fatto un capolavoro politico, se il governo nasce è merito della sua intuizione e lui gode come un matto per essere tornato protagonista ». Una rivincita che porta con sé, come inevitabile corollario, il congelamento della scissione immaginata in caso di elezioni anticipate.
MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI
«Il processo del nuovo partito era avviato», ragiona il fedelissimo Luciano Nobili, «certo è che se Renzi vince questa partita il quadro cambia completamente». Non vuole aggiungere altro, il deputato romano, ma cosa significa lo capiscono pure le pietre: la mossa successiva sarà riprendersi il Nazareno e poi in prospettiva chissà.
Riassume con insolita brutalità uno degli uomini più vicini al segretario: «Il fatto è che c' è un pressing impressionante da parte di pezzi importanti dell' establishment - dai vescovi alle cancellerie europee ai padri nobili del Pd - affinché questo governo parta. Se però si chiude come vuole non solo il M5S ma anche una grossa parte del nostro partito, Zingaretti rimarrà tagliato fuori dai giochi. Agli occhi dell' opinione pubblica l' alter ego di Salvini diventerà Conte e nel Pd l' uomo forte sarà Renzi. Che piano piano comincerà a suonarle a tutti, a cominciare dal segretario».
La descrizione di un assedio. Il Nazareno come un fortino abitato da truppe non sempre in sintonia su scelte e strategie. Almeno sino a ieri sera. Quando, al termine di una infuocata riunione, ha prevalso la linea dell' intransigenza, della necessità di non cedere ai diktat di Di Maio. Troppe «le provocazioni» del vicepremier grillino, che ieri si è spinto addirittura a parlare di uno Zingaretti isolato, l' unico a dire no a un Conte bis insieme a Paolo Gentiloni. «Fastidiosa la tattica dilatoria » dei grillini, che dopo un primo incontro sui programmi non ne hanno voluto fissare un altro.
MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI VICINI VICINI
«Sono inaffidabili, è la dimostrazione che non fanno sul serio», ha ribadito Luigi Zanda, attestato sulla linea del leader insieme alla vice Paola De Micheli. Un ragionamento condiviso infine pure dall' ala trattativista, in testa Dario Franceschini, il più autorevole fra i pontieri, quello che più di tutti si è speso per arrivare a un accordo. Perché - ha ripetuto più volte il ministro della Cultura - se il pericolo è Salvini dobbiamo fare in modo che non torni al governo. Le stesse motivazioni d Piero Fassino e David Sassoli, con Andrea Orlando e Marco Minniti segnalati come ondeggianti fra le ragioni del segretario e quelle dei "governisti".
paolo gentiloni dario franceschini
A favore dei quali si è tuttavia schierato un pezzo da 90 come Romano Prodi: «I nostri partner si attendono dall' Italia la formazione di un governo che eviti la vera anomalia italiana, che è la rottura con l' Europa» ha scritto il professore sul Messaggero. «C' è da sperare che i responsabili di Pd e 5Stelle facciano prevalere gli interessi generali e le prospettive del futuro sulle divisioni del passato».
NICOLA ZINGARETTI ALL ARGENTARIO
Per non dire del tweet di Pierluigi Castagnetti, storico amico del presidente della Repubblica, che ha affidato a un paragone storico il suggerimento per l' oggi: «Nel 1976 Berlinguer (che avrebbe preferito Moro) accettò Andreotti perché riteneva che sono i programmi e non le persone il terreno e lo strumento della discontinuità ». Chiaro il riferimento a Conte.
Un macigno per il Nazareno. Ma era prima delle bizze di Di Maio.
RENZI: CON BOSCHI E LOTTI FUORI DAL NUOVO GOVERNO. MA ALTRI ENTRERANNO
Simone Canettieri per “il Messaggero” - ESTRATTO
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In questa fase, le componenti interne, a partire da Franceschini, sono per alzare la posta il più possibile. Spingono Zingaretti a digerire un bis di Conte purché si arrivi a un monocolore dem in consiglio dei ministri. Con un pacchetto di deleghe (Interno, Difesa, Economia, Sviluppo economico, Giustizia) destinato ad andare a finire tra le braccia del Pd. I renziani vogliono l' intesa e chiedono posti. Frena invece Paolo Gentiloni.
Gli uomini più vicini al segretario allo stesso tempo sanno anche che in caso di semaforo verde all' avvocato del Popolo la partita del commissario Ue andrebbe di nuovo nel campo del Pd. E potrebbe essere questa la camera di compensazione del mondo renziano. Visto che stando alle dichiarazioni ufficiali Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e Luca Lotti hanno già detto che non sono interessati né disponibili a entrare in un eventuale esecutivo dove dovrebbero fare i conti anche con il veto di Di Maio.
Nel Partito democratico comunque anche ieri sera erano forti le richieste di andare a chiudere l' intesa accettando il nome di Conte. Il timore è che più passa il tempo, più Di Maio possa avere il pretesto per dire al Movimento che il Pd si è tirato indietro e non ha accettato la condizione posta sul nome del premier. Dunque, Di Maio metterebbe in pratica ciò che aveva in mentre fin dall' inizio: sedersi di nuovo al tavolo con la Lega e accettare l' offerta di Matteo Salvini di svolgere il presidente del consiglio di un nuovo governo giallo-verde.
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