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“O TOGLI LE NORME SULLE PENSIONI DALL’EMENDAMENTO O USCIAMO DAL GOVERNO” – CONTINUA LA COMMEDIA DELLA MAGGIORANZA SULLA MANOVRA CON I "VAFFA" NOTTURNI A GIORGETTI DEL CAPOGRUPPO DELLA LEGA ROMEO CHE, SU INDICAZIONE DI SALVINI, HA MINACCIATO IL MINISTRO DEL TESORO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO – LO SCAZZO A PALAZZO CHIGI E' CONTINUO. MA STATE TRANQUILLI, UNA CRISI DI GOVERNO NON CI SARA' MAI: I TRE PARTITI DI DESTRA-CENTRO SONO UN'ALLEANZA DI POTERE E TROVANO ALLA FINE SEMPRE UN ACCORDO. MENTRE L'UNITA' DELL'OPPOSIZIONE E' SPACCATA DA PASTICCI IDEOLOGICI...

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Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per www.repubblica.it

 

matteo salvini giancarlo giorgetti voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse

Senato, piano ammezzato. Alle undici di sera, Massimiliano Romeo si infila negli uffici della commissione Bilancio. Il capogruppo della Lega chiama Giancarlo Giorgetti. Sbotta: “O togli le norme sulle pensioni dall’emendamento o noi ce andiamo a casa”. Non a dormire. Fuori dal governo. È il momento di massima tensione tra i leghisti e il “loro” ministro dell’Economia.

 

Dietro l’aut-aut di Romeo c’è Matteo Salvini. È lui a guidare i suoi nell’assalto al titolare del Tesoro nella notte in cui la manovra viene stravolta per espellere dal testo le misure sulla previdenza che non sono andate giù al Carroccio.

 

MASSIMILIANO ROMEO E MATTEO SALVINI

Lo stralcio della stretta sul riscatto della laurea e sulle finestre mobili per l’uscita anticipata parte proprio dall’arrembaggio di Romeo, che prima di chiamare Giorgetti si consulta proprio con Salvini.

 

Ecco la sconfessione del ministro. Colpevole, per i compagni di partito, di “aver fatto un pasticcio”, come Claudio Borghi spiffera al collega senatore Giorgio Bergesio […]

 

Una telefonata nervosa. Fonti leghiste raccontano che il ministro ha provato a spiegare, ancora una volta, il senso delle misure. Grosso modo così: l’allungamento delle finestre si può modificare in qualsiasi momento, prima che entri in vigore. Ma la traccia delle clausole di salvaguardia, messe a punto al Mef per tenere in equilibrio il sistema previdenziale, non ha convinto i “pasdaran” di via Bellerio.

 

daria perrotta (19)

La chiamata a Giorgetti dura un paio di minuti. La voce del ministro si farà sentire in vivavoce, appena dopo, nella stanza in cui sono riuniti il sottosegretario all’Economia Federico Freni, e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. In collegamento c’è anche la Ragioniera Daria Perrotta.

 

Parte da qui il contatto con Palazzo Chigi. Il terminale è Gaetano Caputi, il capo di gabinetto di Giorgia Meloni. La sintesi, invece, è affidata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

 

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE

[…]  L’unica soluzione è lo scorporo delle norme incriminate. Ma toglierle significa sottrarre una parte delle coperture che tengono in piedi il maxi-emendamento voluto dall’esecutivo per aiutare le imprese. Dentro ci sono anche le risorse promesse alle aziende, un risarcimento per i sostegni, dal credito d’imposta per la Zes a Transizione 4.0, che si sono scoperti insufficienti rispetto alle richieste. Non solo. Il testo contiene anche 1 miliardo di misure in capo al Mit di Salvini, dal Piano casa alla mobilità, oltre alla rimodulazione dei fondi per il Ponte sullo Stretto.

 

Da qui la decisione di un decreto legge in corsa, da approvare in Consiglio dei ministri entro la fine dell’anno, per recuperare tutto quello che non può restare più nella legge di bilancio.

 

matteo salvini giancarlo giorgetti

In questo modo - è il ragionamento - tutti i sostegni alle imprese saranno salvaguardati e diventeranno operativi dal primo gennaio, come promesso. Al termine della riunione è Freni a spiegarlo: “La cosa sicura è che tutto ciò che il governo aveva immaginato per le imprese in questo emendamento sarà nel nuovo oppure nel decreto che il governo varerà entro la fine dell’anno: non un centesimo di euro in meno”.

 

[…]  Il calendario dei lavori della Camera, dove la Finanziaria traslocherà appena incassato l’ok di Palazzo Madama, segna il 30 dicembre come il giorno del via libera definitivo. A poche ore dall’onta dell’esercizio provvisorio. Ecco il frutto velenoso caduto dall’albero del governo.

giorgia meloni giancarlo giorgetti foto lapressedaria perrotta (22)