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PUTIN HA DECISO: NON VA IN TURCHIA A TRATTARE CON L’UCRAINA PER LA PACE - SFUMA L’INCONTRO CON TRUMP (ASSENTE ANCH'EGLI) E ZELENSKY - PER GLI USA SARA’ PRESENTE IL SEGRETARIO DI STATO RUBIO - MENTRE L'UE VARA IL 17ESIMO PACCHETTO DI SANZIONI, “MAD VLAD”, ESORTATO A TRATTARE ANCHE DA BRASILE E CINA, METTE A CAPO DELLA DELEGAZIONE RUSSA IL FALCO MEDINSKY, L’EX MINISTRO DELLA CULTURA CHE AVEVA AVUTO UN RUOLO NEI NEGOZIATI FALLITI NEL 2022 - ROMAN ABRAMOVICH POTREBBE FARE DA TESSITORE DIETRO LE QUINTE - DIETRO GLI INSULTI DI PUTIN AGLI EUROPEI UNA STRATEGIA PER COMPIACERE LA SUA GENTE: “HO QUASI 146 MILIONI DI PERSONE CHE LA PENSANO COME ME”
Estratti da open.online
Non ci sarà Vladimir Putin ai negoziati di pace con l’Ucraina previsti da giovedì 15 maggio a Istanbul. Il presidente russo ha deciso di inviare Vladimir Medinsky, ex ministro della Cultura e attuale consigliere di Putin.
Sarà lui a guidare la delegazione russa nei negoziati. Oltre a Putin, non ci sarà neanche il ministro degli Esteri Serghei Lavrov. Per Medinsky si tratta di un ritorno. L’ex ministro russo aveva avuto un ruolo di primo piano anche negli ultimi negoziati diretti con l’Ucraina. Trattative che si tennero sempre in Turchia nel 2022.
Zelensky da Erdogan
VOLODYMYR ZELENSKY VLADIMIR PUTIN
L’Ucraina dovrebbe invece essere rappresentata ai massimi livelli con il presidente Volodymyr Zelensky, che ha ribadito di voler essere presente a Istanbul. Da giorni Kiev sfidava il capo del Cremlino, perché mostrasse con la sua presenza in Turchia quanto tenesse al raggiungimento di un accordo di pace.
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Quanto agli Usa, attore chiave della “mediazione”, ieri Donald Trump ha detto che ci sarà certamente il segretario di Stato Marco Rubio. Con lui l’inviato di Trump Steve Witkoff. Entrambi saranno a Istanbul da venerdì 16 maggio, come ha confermato lui stesso da Doha. Trump aveva legato la sua possibile presenza a quella di Putin. «Se lui viene a Istanbul, ci sarà anch’io». Ma a questo punto il presidente Usa dovrebbe disertare il vertice.
XI JINPING E VLADINIR PUTIN - PARATA MILITARE A MOSCA
La spinta di Brasile (e Cina?) per i negoziati
A premere sul leader russo perché rompesse gli indugi e voli a Istanbul a negoziare una possibile tregua duratura, comunque, non sono solo gli americani. Anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva aveva detto di essere impegnato in questo sforzo: «Cercherò di parlare con Putin.
Non mi costa nulla dirgli: “Ehi, compagno Putin, vai a Istanbul e negozia, per l’amor di Dio”»”, aveva detto Lula in una conferenza stampa a Pechino, prima di partire proprio per Mosca, dove farà tappa prima di rientrare in patria. Cina e Brasile hanno anche diffuso ieri una dichiarazione congiunta in cui «accolgono con favore la proposta del presidente russo Vladimir Putin di avviare negoziati di pace» e sottolineano come il dialogo diretto sia «l’unico modo per porre fine al conflitto».
Le nuove sanzioni Ue a Mosca
Marco Rubio donald trump Pete Hegseth - foto lapresse
Chi invece mantiene la linea della massima pressione su Mosca è l’Unione europea, che questa mattina ha varato il 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Le nuove misure approvate stamattina dagli ambasciatori dei 27 Paesi Ue, oltre a colpire nuovamente la cosiddetta “flotta ombra” di Mosca, prevedono anche sanzioni relative alle attività ibride di Mosca, alle violazioni dei diritti umani e all’uso di armi chimiche.
«Accolgo con favore l’accordo sul nostro 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Stiamo limitando ulteriormente l’accesso alla tecnologia del campo di battaglia. E abbiamo elencato altre 189 navi della flotta ombra per colpire le esportazioni di energia della Russia. Questa guerra deve finire. Manterremo alta la pressione sul Cremlino», ha messo la firma sulla decisione la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen su X.
UCRAINA, PUTIN INVIA A ISTANBUL IL FALCO MEDINSKY
Marco Imarisio per corriere.it - Estratti
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Venticinque anni dopo, Vladimir Putin è ancora considerato come un uomo che, come dice un proverbio russo, non deve «frugare in tasca per trovare la parola giusta». E questo piace moltissimo ai suoi connazionali. Putin ha compreso fin dall’inizio il vantaggio di parlare con il popolo attraverso frasi talvolta volgari ma efficaci per essere considerato «uno di noi». In Russia, le parolacce, poche radici e innumerevoli derivati, compongono un linguaggio a sé stante, espressivo e indicativo dell’appartenenza ai ceti sociali più umili.
luiz inacio lula e vladimir putin
Quel debutto non fu certo un caso. Perché poi seguì una lunga catena di espressioni sciolte, ultima delle quali i «deficienti» dell’altro ieri rivolto ai leader europei, che solo in apparenza contrasta con le grisaglie presidenziali e il complesso cerimoniale del Cremlino, a cui pure Putin tiene molto. Di governo, e di lotta, oppure istituzionale e popolano, a fare una sintesi.
Nel novembre 2002, dopo il summit Russia-Unione europea, una volta c’erano anche quelli, alla domanda di un giornalista sulla soppressione dei diritti civili in Cecenia, rispose con un invito alla circoncisione.
«A Mosca le consiglierò un intervento per non farle più ricrescere il c…». Nel giugno 2006, disse la sua sull’ipotesi di eventuali sanzioni contro l’Iran: «Se la nonna avesse una certa parte del corpo» ma la frase fu più esplicita, «sarebbe un nonno». In passato, i suoi doppi sensi a sfondo sessuale erano quasi una consuetudine: «Un vero uomo ci deve sempre provare, e una vera donna deve resistere» è l’esempio più citato. Nel febbraio 2018 si scagliò contro «il traditore» Sergej Skripal, l’agente russo transfuga avvelenato in Inghilterra: «Non è altro che m… lo spionaggio è come la prostituzione, una delle più importanti professioni al mondo».
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Ma dopo la riapparizione dell’altra sera al Cremlino, tutti sostengono che Roman Abramovich avrà il consueto ruolo di tessitore dietro le quinte. Il ritorno dell’oligarca più ascoltato da Putin, e considerato in patria troppo ben disposto verso l’Occidente, non è passato inosservato.
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«In Russia sono in attesa due forze che si incamminano su due strade diverse» scrive il sito ultranazionalista Tsargrad. «La prima forza è il popolo, che non accetta alcuna umiliazione. La seconda è il “club di Abramovich”.
(...) a proposito di frasi celebri e brusche, nel 2018 il presidente russo diede la propria definizione del nazionalista ideale: «Il più corretto, il più vero e il più efficace sono io, perché ho quasi 146 milioni di persone che la pensano come me». Decide lui, insomma. Da solo. Con o senza parolacce, e con il resto del mondo in attesa.
VOLODYMYR ZELENSKY E VLADIMIR PUTIN COME PUGILI SUL RING - FOTO CREATA CON GROK
TERRE DI MEZZO - MEME BY EMILIANO CARLI
MEME SULL INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY A SAN PIETRO BY EMAN RUS
roman abramovich e vladimir putin 4
VOLODYMYR ZELENSKY DONALD TRUMP VLADIMIR PUTIN
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