VIDEO-FLASH! - L’ARRIVO DI CECILIA SALA NELLA SUA CASA A ROMA. IN AUTO INSIEME AL COMPAGNO, DANIELE…
MARCO ANTONELLIS per Italia Oggi
Mentre Luigi Di Maio, ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, gira in lungo e in largo l'Italia, ufficialmente «per spiegare ai cittadini le ragioni per cui si deve votare «sì» al referendum del 20 e 21 settembre»
ma di fatto per riprendersi la leadership dei 5 Stelle e diventare kingmaker in caso di repentini cambi di governo dopo il 22 settembre grazie alla vittoria del sì al referendum sul taglio dei parlamentari e dal molto probabile successo di un paio di candidature dimaiane sparse qua e là in giro per l'Italia,
Matteo Renzi in questi giorni continua a tenere banco e a dettare l'agenda politica: segno che le prossime elezioni, ancorché regionali, saranno il primo vero banco di prova per Italia Viva e l'ex senatore semplice di Rignano non vuole assolutamente sfigurare in vista dell'appuntamento.
GIUSEPPE CONTE NON LAVORA CON IL FAVORE DELLE TENEBRE
E, il leader di Italia Viva, continua a discutere anche di legge elettorale, un tema che interessa la carne viva della politica nazionale. Ufficialmente però dal Pd non c'è stato nessun commento alla recente intervista di Renzi, quella in cui in qualche modo apriva al sistema tedesco, col proporzionale e lo sbarramento al 5%. Nonostante questo non fosse il patto sancito - da tutta la maggioranza - appena a gennaio, pochi mesi fa. Ma non c'è stato nessun commento perché dalle parti del Nazareno hanno subito pensato al resto dell'intervista del senatore di Rignano. Laddove si diceva di agganciare questa riforma al monocameralismo e persino alla sfiducia costruttiva.
Quindi, per farla breve, si alludeva ad un vero e proprio cambio della Costituzione. «Allora aspettiamo un decennio» sbuffa chi alla Camera nel Pd segue questa partita. Sono in molti in parlamento a pensare che alla fine a Renzi convenga l'attuale legge elettorale, che col maggioritario gli permette di contrattare prima del voto i seggi, senza contarsi.
D'altra parte il toscano è maestro di trattative e tattica parlamentare. «Ormai Renzi vale meno di Calenda, gli conviene evitare qualsiasi conta elettorale», si commenta in parlamento. E così, anche l'ennesima proposta di Matteo Renzi, rischierà di finire presto nel dimenticatoio.
Tattica opposta a quella di Renzi, invece, quella che sta attuando in questi giorni il premier Giuseppe Conte: meglio starsene un po' in disparte. Questo perché, come spiegano fonti vicine al premier, «sa benissimo che il rischio di politicizzare le prossime regionali è troppo alto.
Basterebbe un passo falso per far venire giù tutto». Quindi, meglio uscire momentaneamente di scena che rischiare di coinvolgere il governo in una contesa elettorale che potrebbe metterne a repentaglio l'esistenza. D'altra parte la maggioranza è letteralmente terrorizzata dallo scenario che viene ritenuto al momento più probabile.
Quello di una sconfitta per 4 a 2 alle prossime regionali. Ma oltre a questo c'è timore anche per la riapertura delle scuole e per l'incertezza che ancora circonda la programmazione delle misure riguardanti i fondi europei. Insomma, ce n'è abbastanza per tenersi alla larga dalla probabile sconfitta e dalla conseguente resa dei conti delle due principali forze di governo, PD e 5Stelle.
Tanto più che da palazzo Chigi trapela non poca irritazione per il fatto che gli alleati di governo alludono sempre più spesso alla sua possibile sostituzione con Mario Draghi (a palazzo Chigi non è passato inosservato l'exploit di consensi di Draghi certificato da Ilvo Diamanti su Repubblica) così come al premier non piacciono proprio le continue invocazioni del Mes da parte di molti esponenti della maggioranza tanto da ribadire che «il Mes non è una priorità e il governo non è intenzionato a cambiare posizione. Prima di tutto, dobbiamo utilizzare al meglio soldi del Recovery fund».
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