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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Jacopo Iacoboni per "la Stampa"
Il paradosso è che il Movimento Cinque Stelle, al momento, si trova coinvolto in una «verifica»: una delle parole più classiche della politica, solo che stavolta la verifica è informatica, condotta da Dnv, una società leader che si occupa di certificare la regolarità delle procedure su Internet, ma anche - spiegano loro stessi - di sicurezza informatica.
Perché sia necessaria questa «verifica», e perché sia così complessa, bisogna spiegarlo. à successo che il primo turno del voto on line del Movimento per il Quirinale è stato annullato «per un attacco hacker», spiega Beppe Grillo. O, come sobriamente comunica Dnv, per «un'intrusione» nel sistema causa di «un'anomalia» che «ha compromesso in modo significativo la corrispondenza tra voti registrati e l'espressione di voto».
Traduzione: dai voti registrati non si riusciva più a risalire a quelli originari. Ne poteva nascere qualunque cosa. Naturalmente, in primis nei social network, sono spuntate ironie e superbattutisti sulla nemesi toccata al teorico della rivoluzione-web, o sul fatto che Grillo annullava tutto perché era stato eletto...Prodi. Ma a parte tutto, perché avrebbe dovuto farlo? Ieri si votava solo una rosa di 10 nomi, non il vincitore. E «l'anomalia» stavolta è certificata (piccolo passo avanti) da un ente terzo.
I punti da chiarire però sono molti, e non è semplice farlo. Dnv specifica che non è stato possibile ancora «determinare con certezza il momento iniziale della compromissione». Di qui la necessità , che dall'azienda hanno comunicato ieri sera alle otto, di costruire un team con «tre valutatori», tre Harvey Keitel risolvo-problemi che proseguiranno attività di verifica aiutati da vari specialisti fino a che sarà necessario.
Insomma: se è vero che non pronunciano mai la parola «hackeraggio» (usata da Griillo), è anche vero che ammettono due cose: uno, che il cliente (Casaleggio associati) «definisce una procedura» e Dnv non si mette neanche al lavoro se non «dopo averne accertato la consistenza», dal punto di vista degli standard di sicurezza informatici. Due, che la compromissione è stata talmente forte da richiedere altre indagini.
Sostengono invece molti informatici che i due standard di sicurezza usati (per la cronaca, ISO/IEC27001, ISO223001) sono troppo bassi, comunque non al livello di una banca, o di una organizzazione governativa. «Altro che attacco hacker», accusano, «hanno scontato la debolezza del loro sistema».
Grillo ieri ha scritto «abbiamo deciso di annullare le votazioni e ripeterle con nuovi livelli di sicurezza» (non è chiaro quali); il capo del Movimento sostiene anche che «siamo riusciti a determinare le modalità con cui è avvenuto l'attacco». Dnv tuttavia si è voluta prendere altro tempo. Il che da un lato smentisce che la sicurezza sia stata del tutto raggiunta - ancora ieri il sito era spesso difficile da aprire - dall'altro conferma che il problema non è stato una robetta. Si parla anzi di una «manipolazione passata da numerosi server esteri»; con un notevole livello di «anonimizzazione» dietro.
Fonti davvero di spicco, nel gruppo di Milano, negano in toto la teoria del «bug». Anzi, dicono ancora più di Grillo: «L'attacco hacker è stato di alto livello, una cosa in grande stile». Insomma: non solo hacker, pure un gruppo molto organizzato. Claudio Messora, il coordinatore della comunicazione al Senato (che non usa la parola «hacker»), ha detto in radio «daremo tutti gli elementi alla polizia postale, che ha più strumenti di noi per investigare».
Alla fine è passato quasi in secondo piano che l'elezione di ieri non solo riproponesse, votatissimi, i nomi di Gino Strada e Stefano Rodotà , accanto a quelli di Ferdinando Imposimato e Milena Gabanelli; ma che facesse emergere - molto forti - anche outsider come l'economista Paolo Bagnai e il professor Becchi, ormai un frontman del Movimento. à stato votato, sorpresa relativa, anche Grillo.
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