RACCOLTA DIFFERENZIATA: GLI “IMPRESENTABILI” DEL CENTROTAVOLA VANNO TUTTI ALLA CAMERA - CASINI E BIG NEL LISTONE UNICO AL SENATO, PRONTI A MESTARE NEL TORBIDO DEL “PAREGGIO” – DOPO ESSERE STATO INFINOCCHIATO, MONTI CHIAMA GIANFRY E PIERFURBY “IL GATTO E LA VOLPE” - BATTAGLIA A PALAZZO MADAMA: MONTI VUOLE L’ULTIMA PAROLA SU TUTTE LE CANDIDATURE - RICCARDI COME MONTESCEMOLO: SCORAGGIATO DAI SONDAGGI, RINUNCIA….

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Ugo Magri per "la Stampa"

Il criterio delle quote, un tot per cento a me e un tot a te, con Monti non fa breccia. Sulla lista che in Senato recherà il suo nome, il Prof rifiuta a priori qualunque lottizzazione dei candidati basata sull'appartenenza alle rispettive famiglie politiche. In altre parole, non pensa affatto di mettere in lista personaggi poco convincenti, soltanto perché indossano la casacca di Fli o dell'Udc, i due partiti alleati.

Chi è al corrente delle sue riflessioni domenicali, le sintetizza in questo modo: «Se per assurdo Fini e Casini gli proponessero 80 nomi supervalidi da candidare in Senato, il presidente Monti magari li metterebbe in lista tutti e 80 senza problemi. Se viceversa non ce ne trovasse uno solo adeguato alla sfida, in quel caso se ne infischierebbe del bilancino e li boccerebbe in massa...».

Sono concetti ben presenti al Gatto e alla Volpe (così, sulla sponda montiana, vengono affettuosamente ribattezzati Fini e Casini), specie dopo il vertice con Monti sabato sera. Né da allora risultano significativi passi avanti, anche perché ieri mattina il premier è andato a San Pietro per l'ordinazione dei nuovi vescovi, con un codazzo da fare invidia agli stessi porporati: da Buttiglione a Cesa, dal ministro Riccardi (che peraltro non si candiderà) all'altro ministro Ornaghi, tutti quanti in prima fila. E nel pomeriggio il premier, dopo l'intervista su Sky, si è rifugiato a Milano.

L'unica novità è una certa presa d'atto collettiva che Monti è piuttosto determinato a far valere il merito come criterio della sua scelta. Proprio su Sky ha ribadito che socchiuderà l'uscio ai politici, purché «ben filtrati quanto a rigore di comportamento», dunque ha poco senso insistere per fargli adottare un metro lassista.

Semmai, l'astuzia che gli ex-dc stanno escogitando per aggirare certe possibili impuntature del Prof, consiste nel sottoporgli i loro nomi più appetibili per il listone del Senato, quello dove gli alleati correranno tutti insieme trainati da Monti; e di concentrare viceversa le candidature meno pregiate nella lista Udc alla Camera, sulla quale non comparirà il nome del premier ma campeggerà quello di Casini.

Tradotto in concreto, lo stesso Pier Ferdinando, che pure darà il suo nome alla lista per la Camera, intende candidarsi al Senato, futuro crocevia di tutti gli equilibri politici: impossibile per Monti negargli un posto nel «listone». Top secret i nomi di quanti dell'Udc lo seguiranno a Palazzo Madama, ma saranno appunto «i meglio fichi del bigoncio» (avrebbe detto Cossiga), in modo che l'esaminatore abbia poco da obiettare...

Poi, si capisce, una certa proporzione tra partiti e movimenti andrà pur rispettata, Monti non è così naïf da ignorarlo. Oggi la stretta finale, curriculum degli aspiranti parlamentari alla mano, perché domani sera al massimo tutte le liste dovranno già essere pronte, in modo da raccoglierci su le firme, come prescrive la legge.

 

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