IL RE DI COPPI SENTE PROFUMO DI GRAZIA: “NAPOLITANO HA VOLUTO SDRAMMATIZZARE”

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Dino Martirano per il "Corriere della Sera"

Il professore Franco Coppi, il difensore di Berlusconi che da qualche mese si è unito alla squadra guidata da Niccolò Ghedini, appare decisamente soddisfatto dopo aver letto la nota del Quirinale: «Il presidente ha voluto sdrammatizzare sul carcere e ha indicato un percorso al temine del quale, eventualmente, si potrà ragionare sulla grazia».

Avvocato, quale lettura politica dà della nota del capo dello Stato?
«A me pare che sia un messaggio in cui la posizione di Berlusconi è stata inserita molto bene in una prospettiva politica generale. E, poi, ci sono anche delle considerazioni giuridiche indubbiamente ineccepibili. Per cui mi sembra che il presidente non intenda assumere nessuna iniziativa se non c'è una domanda (di grazia, ndr ). È vero che non è stata presentata nessuna domanda di grazia però quello del presidente mi sembra un messaggio molto calibrato, molto attento ad immergere la questione in un quadro politico generale avendo come obiettivo quello di ricreare un clima di solidità e di serenità».

Il capo dello Stato, tuttavia, ha piantato molti paletti. Sintetizzando: le sentenze si possono criticare ma vanno rispettate.
«Più che rispettate le sentenze vanno eseguite. Penso sempre al caso di un mio cliente della cui innocenza non ho mai dubitato: a lui sarebbe un po' dura dire che deve rispettare la sentenza». Napolitano ribadisce che Berlusconi non dovrà espiare in carcere la pena detentiva e che le «alternative possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto».

Questo già si sapeva ma cosa vuol dire che lo abbia ripetuto il capo dello Stato?
«Il presidente ha voluto tracciare il quadro complessivo di tutte le soluzioni e credo che lo abbia fatto anche un po' per sdrammatizzare e togliere di mezzo questo tema secondo il quale senza la grazia Berlusconi debba finire assolutamente in carcere. Credo che il presidente abbia ricordato che ci sono anche tante altre soluzioni».

Napolitano ha indicato un percorso al termine del quale, se richiesto, potrebbe esserci un atto di clemenza individuale?
«Il presidente ha voluto inserire l'eventuale discorso sulla grazia nell'ambito di un complesso di soluzioni sulla posizione dell'onorevole Berlusconi che permettono poi anche di valutare l'effettiva importanza e incidenza del provvedimento di grazia».

È presto per dire se il suo assistito seguirà questo percorso?
«Il presidente ha addirittura indicato la norma del codice di procedura penale che deve essere seguita. Avendo escluso provvedimenti motu proprio , l'alternativa è ovviamente quella della richiesta a cui segue una serie di adempimenti».

Se Berlusconi accettasse l'affidamento ai servizi sociali lei crede che, all'esito della prova, verrebbero sospesi gli effetti penali prodotti dalla legge Severino sulla decadenza e sulla incandidabilità?
«Questa è una soluzione che andrà studiata con molta attenzione perché c'è tutta una serie di problemi giuridici in relazione a questa possibilità. Tutto dipende se questa benedetta decadenza va considerata un effetto penale».

C'è una sentenza del consiglio di Stato che la inquadra come misura di natura amministrativa.
«Ecco, il problema è molto complicato ma è chiaro che lo affronteremo».

L'eventuale grazia riguarderebbe la pena principale e anche quella accessoria. Il testo del Quirinale sembra escludere la seconda ipotesi.
«È pacifico che la grazia può incidere sia sulla pena principale sia su quella accessoria. Adesso, naturalmente, può essere concessa solo per la pena principale o solo per la pena accessoria. Non so dire se l'affermazione del presidente sia mirata all'una o all'altra soluzione».

Napolitano cita un altro premier condannato «in un non lontano passato» a una pena detentiva. A chi si riferisce?
«Credo a Forlani. Mi pare che abbia avuto l'affidamento ai servizi sociali».

Dunque, cosa dirà Berlusconi?
«Direi che Napolitano ha dimostrato grande sensibilità politica affermando che oggi non ci troviamo di fronte a un semplice problema individuale ma davanti a un problema che va visto nella prospettiva di ristabilire un clima di serenità e di stabilità. È una questione che va considerata nell'interesse generale del Paese».

 

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