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IL REGALINO DEL CENTRODESTRA A MEDIASET – LA MAGGIORANZA APPROVA UN PARERE CHE INCORAGGIA IL GOVERNO A MODIFICARE IL “LIBRONE” SUL TESTO UNICO IN MATERIA TV: L’OBIETTIVO È ABBASSARE LA QUOTA DI INVESTIMENTI OBBLIGATI IN PRODUZIONI EUROPEE INDIPENDENTI. È UN FAVORE A MEDIASET E ALLE ALTRE EMITTENTI PRIVATE, MA SENZA UN’ALTRA NORMA PARACADUTE SI RISCHIANO RIPERCUSSIONI ANCHE SULL’INDUSTRIA NAZIONALE…

Estratto dell’articolo di Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”

 

giorgia meloni

La maggioranza parlamentare di centrodestra chiede al governo Meloni di ridimensionare l’industria indipendente del film e dell’audiovisivo: quella europea e, in prospettiva, anche l’italiana. Ieri, le Commissioni Cultura della Camera e Affari produttivi del Senato hanno approvato a maggioranza un parere su un decreto del governo del dicembre 2023, adesso all’esame del Parlamento. I due pareri incoraggiano il governo a modificare drasticamente le regole del gioco del campo televisivo. Vogliono sia corretto il “librone” (il Tusma) che contiene le norme in vigore nel Paese in materia tv.

 

pier silvio berlusconi

Al momento, il Tusma – articolo 54, primo comma – contiene una regola che impatta sui conti di Mediaset (come delle altre emittenti private gratuite). La norma oggi in vigore stabilisce che le televisioni private gratuite investano il 12,5% degli «introiti netti annui» nel «pre-acquisto, nell’acquisto o nella produzione di opere europee» indipendenti. Adesso il centrodestra di entrambe le Commissioni va in pressing sul governo perché abbassi la percentuale al 10%.

 

Di questa quota, la Camera chiede che il 70% sia riservato alle produzioni indipendenti italiane. La specifica soluzione – se fatta propria dal governo – certo limiterebbe l’impatto del decreto sui produttori del nostro Paese, aiutandoli.

 

D’altra parte il governo - nelle premesse proprio del suo decreto si augura una svolta culturale “nazionalista”, nelle nostre fiction e nei film. È il momento - si legge nel decreto - «di contrastare la tendenza di distruggere o ridimensionare i simboli della storia e della tradizione della Nazione e, quindi, di mantenere memoria del passato e della cultura storica».

 

PIER SILVIO BERLUSCONI E GIORGIA MELONI - FUNERALI DI SILVIO BERLUSCONI

Al di là dei sogni ideologici, il secondo parere (quello del Senato) non ripropone la stessa soluzione di garanzia per l’Italia. E senza paracadute rischierebbe anche l’industria produttiva nazionale. Andrà giù peraltro la percentuale di introiti netti che le emittenti private dovranno investire sui film. Sia la Camera e sia il Senato chiedono si passi dall’attuale 3,5% all’1,75%.

 

I pareri delle Commissioni sono un assist infine alle emittenti a pagamento (da Sky a Netflix). La norma adesso in vigore impone loro di investire il 20% delle entrate nette «in opere europee» di produttori indipendenti. Ora le due Commissioni, sempre a maggioranza, propongono di abbassare l’impegno al 16% dei loro introiti.

 

Sia al Senato e sia alla Camera il Pd, i Cinquestelle e Alleanza Verdi e Sinistra votano contro i due pareri. Dice il deputato democratico Andrea Casu: «Purtroppo il Parlamento chiede di modificare radicalmente i fondamentali di un mercato che non si è neanche degnato di ascoltare. Tutto questo avrà conseguenze sull’occupazione e la capacità di avere spazio» dell’audiovisivo italiano. […]

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