DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Fabio Martini per “la Stampa”
Sostiene Matteo Renzi di averla i mparata la lezione: «Nelle ultime settimane di campagna elettorale, non mi farò accerchiare, in tv non si ripeterà l' uno contro tutti del referendum. A fianco del capitano scenderanno in campo tutte le punte della squadra». E dunque, dopo l' indimenticabile "overdose" renziana dell' inverno 2016, sotto i riflettori televisivi sono destinati a finire non soltanto il sempre più popolare Paolo Gentiloni (che in 45 giorni non potrà esporsi più di tre, quattro volte), ma l' idea di Renzi è lanciare nei principali talk show tutte le punte, da Marco Minniti a Graziano Delrio, da Dario Franceschini ad Andrea Orlando.
Certo, mancano ancora nove settimane e mezza al voto per il nuovo Parlamento, ma le linee essenziali per la campagna elettorale, il leader del Pd le ha già decise. Tutta la squadra schierata in tv è il tassello più appariscente di una svolta comunicativa, che comprende la novità più grande: provare ad accantonare i toni rissosi e qualificare il Pd come «l' unica forza tranquilla del Paese» e l' unica dotata di una classe dirigente. Certo, rispolverare il vecchio slogan che Jacques Séguéla inventò per la campagna presidenziale del 1981 di François Mitterrand può sembrare una minestra riscaldata.
O un ossimoro, visto che ad incarnarla sarà un personaggio inquieto come Matteo Renzi.
Ma dietro questa scelta comunicativa ci sono alcune decisioni già prese da Renzi e che vanno proprio nella direzione della "forza tranquilla". In campagna elettorale Renzi non si cimenterà in nessun tour: niente pullman e tantomeno treni.
Proprio perché si cercherà di accreditare l' idea di un partito della concretezza, si punterà su Convention a tema: tasse, lavoro, migranti, casa. Anche se è presto per capire se Renzi rinuncerà a qualche proposta "suggestiva" per alcune categorie estese ed elettoralmente pesanti come i pensionati E si ripeterà che il Pd è l' unico partito dotato di una estesa classe dirigente. Ma per concretizzare questo "mantra", Renzi dovrà impegnarsi in una missione per lui sempre impervia: venire a patti con i principali notabili del suo partito.
Le correnti di una volta non esistono più ma personalità come Dario Franceschini, Andrea Orlando, Graziano Delrio chiederanno che il loro peso specifico sia riconosciuto nella formazione delle liste, mentre altri, come Marco Minniti, diranno la loro sui collegi nei quali si pensa di candidarli.
E su questo fronte le indiscrezioni finora trapelate sui giornali non corrispondono alla realtà: la squadra di cui parla Renzi è ancora negli spogliatoi. Si sa che il segretario del Pd si candiderà nel collegio senatoriale di Firenze e sarà capolista del proporzionale, sempre al Senato, in Lombardia e in Campania.
Ma quanto agli altri, tutto è ancora da decidere. Si è letto che Paolo Gentiloni correrebbe nel collegio di Roma centro e come capolista in Piemonte, ma si tratta di ipotesi non ancora discusse. E, infatti, il ministro Orlando fa sapere: «Per le liste occorrono scelte condivise".
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