DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Maria Teresa Meli per “Corriere della Sera”
Uno, due, tre... Matteo Renzi ieri ha rifilato a Marino diversi metaforici ceffoni.
Il premier, che qualche mese fa aveva in animo di costringere il sindaco alle dimissioni, ora ha cambiato idea, ma non ha mutato opinione sulla gestione della Capitale da parte del suo primo cittadino. Perciò ne ha notevolmente ridimensionato i poteri. E gli ha affiancato Franco Gabrielli.
Il prefetto di Roma, nelle intenzioni del premier, avrà un ruolo da sindaco-ombra, in attesa di diventare il candidato del Partito democratico alla guida del Campidoglio quando sarà il momento. Già, perché se il commissario del partito capitolino Matteo Orfini continua a difendere senza se e senza ma l' operato di Ignazio Marino, Renzi invece la pensa in tutt' altro modo ed è convinto che sia difficile arrivare con questo sindaco e in queste condizioni alla scadenza naturale del 2018. Anche se ripete: «Ora Marino non ha più scuse, pensi a dimostrare di saper governare».
Niente elezioni per il 2016, quindi, però non si esclude il voto nel 2017. In questo frattempo Gabrielli avrà più di un' occasione per farsi le ossa con il Giubileo. E il premier avrà il modo di vedere se è proprio lui, come ritiene adesso, la persona giusta per tentare la riconquista del Campidoglio quando verrà il momento, evitando di regalare la città a i grillini o al centrodestra che corteggia Alfio Marchini.
Intanto, Renzi continua a marcare le distanze con il Campidoglio, pur salvando tutte le forme perché Marino è stato costantemente informato delle decisioni che venivano prese a Palazzo Chigi (inclusa quella di affidare la gestione commissariale del debito del Comune proprio a quella Silvia Scozzese dimessasi da assessore al Bilancio in polemica con il sindaco).
Non è un caso, dunque, che ieri non si sia fatto vedere, in compagnia del titolare dell' Interno Angelino Alfano, alla conferenza stampa che è seguita al Consiglio dei ministri. Renzi non vuole sovrapporre la sua immagine a quella della giunta romana e del sindaco. E ovviamente non è una coincidenza il fatto che il presidente del Consiglio non abbia ancora deciso se e quando mettere la faccia sul Giubileo. Per l' Expo, Renzi ce la mise subito, nonostante i pronostici sulla riuscita dell' evento fossero tutt' altro che favorevoli.
RENZI FA CAMPAGNA ELETTORALE PER MARINO
Difese l' Esposizione universale persino quando arrivarono le indagini della magistratura sugli appalti. Il premier ha sempre puntato sull' Expo. Sul Giubileo, al contrario, è molto, molto prudente, benché desideri che tutto vada per il meglio perché si rende conto dell' enorme esposizione mediatica dell' evento.
«Aspettiamo», è il ritornello che si sente ripetere a Palazzo Chigi. Guai a compromettere l' immagine dell' esecutivo. Tanto più che in questo periodo Renzi è molto sensibile a questi problemi. Lo prova il fatto che ieri, in Consiglio dei ministri, si sia lamentato (riferendosi anche al pasticcio sui numeri del Jobs act) degli errori di comunicazione del governo.
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