DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
1 - RAI, LA TASSA PER PAGARE TELEMATTEO
Alessandro Sallusti per “il Giornale”
RENZI CON ANTONIO CAMPO DALL ORTO ALLA LEOPOLDA
Da Rai servizio pubblico a Rai al servizio del governo. È passata infatti ieri la riforma della televisione di Stato che affida i pieni poteri in azienda a un amministratore delegato nominato dal premier e rende marginali quelli del consiglio di amministrazione. TeleRenzi è la seconda fase, temo non l'ultima, di quel processo di sospensione della democrazia innescato da Napolitano. Esagerato?
Un Parlamento giudicato illegittimo dalla Corte costituzionale e stravolto dai tradimenti del mandato elettorale ha nominato premier un segretario del Pd mai eletto, il quale come primo atto ha chiuso il Senato e cambiato a colpi di maggioranza la legge elettorale per favorire il suo partito. Per completare l'opera la storia delle dittature insegna mancava la presa della tv pubblica per controllare informazione, coscienze e costumi. Cosa fatta, non senza preoccuparsi di rimpinguarne le casse inserendo guarda caso sempre ieri il pagamento del canone obbligatorio nella bolletta della luce.
RENZI E CAMPO DALL ORTO ALLA LEOPOLDA
Da domani, in sintesi, siamo obbligati a una nuova tassa occulta, pena il distacco dell' elettricità. Milioni di euro che serviranno a pagare l'ufficio stampa e propaganda di Matteo Renzi. Dove sono quelli che per vent' anni si sono strappati le vesti sul conflitto di interesse di Silvio Berlusconi, il quale peraltro le sue tv se le pagava lui producendo occupazione, Pil e maggiori entrate fiscali? Spariti. Non una parola, un gemito si è alzato dai giornalisti campioni di libertà.
Non un girotondo, una petizione degli intellettuali di sinistra che erano insorti per l' acquisto di Rizzoli libri da parte di Mondadori. Umberto Eco, dove sei? Probabilmente è già a Sankt Moritz a pontificare in qualche salotto di miliardari su democrazia e dintorni. Dove lo stanno per raggiungere molti parlamentari del Pd che come tutti gli altri, dopo il voto sulla Rai hanno lasciato Roma per godersi ben tre settimane di vacanza. Almeno il doppio di un italiano medio. Bisogna capirli: smontare la democrazia stanca, esserci riusciti merita un premio.
2 - RAI, SÌ ALLA RIFORMA DAL NUOVO CANONE 420 MILIONI IN PIÙ
Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”
CAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONI
Antonio Campo Dall’Orto mette le mani avanti. Non voglio fare - dice - l’uomo solo al comando o il despota mentre il Senato, con 162 voti a favore, lo trasforma nel primo amministratore delegato nella storia della Rai. La «fase trasformativa » della tv pubblica - giura Campo Dall’Orto - sarà gestita da lui, certo; ma anche dal presidente, dal Cda e dai manager. Insomma, da una squadra.
La sua tesi è che la riforma della tv di Stato gli assegna i poteri che sono già degli ad delle altre aziende di Stato, come Eni o Ferrovie. La cosa fa più effetto, però, perché la Rai mette in campo notizie, opinioni, cultura (e non treni o bollette).
In concreto Campo Dall’Orto potrà nominare il direttore di RaiUno, il direttore di ognuno dei 17 nuovi canali digitali, il capo del Personale o della Finanza senza chiedere il permesso a nessuno. Sceglierà anche i direttori dei Tg, a meno che una maggioranza di 6 consiglieri su 9 decida di contrastare le sue decisioni. E firmerà in solitudine contratti fino a 10 milioni E il mitico Cda di Viale Mazzini, allora? I consiglieri temono la beffa. Sanno di contare molto meno.
Ma intanto la nuova legge li espone al rischio di «azioni di responsabilità» come per gli amministratori di qualsiasi altra «società di capitali». Per questo, da mesi, studiano le nuove norme in un gruppo informale guidato da Rita Borioni.
In ogni caso, il Cda conserva un suo margine d’azione. In teoria potrà addirittura licenziare l’ad con un voto a maggioranza, sentito il ministero dell’Economia. Fisserà lo stipendio di questo amministratore. E voterà su tutti i piani di rilievo strategico, come il bilancio preventivo, oltre che i contratti superiori ai 10 milioni. Il presidente che sarà eletto dopo un accordo tra maggioranza e opposizione in Vigilanza - è relegato in un recinto angusto, ad occuparsi di di oggi relazioni esterne e istituzionali.
Ecco Mediobanca infine dare una buona notizia al nuovo ad che avrà in cassa fino a 420 milioni in più grazie al canone in bolletta (somma che non è in linea con le stime di Viale Mazzini, ferme a 180 milioni netti). Gli evasori? Più a Milano - dice Mediobanca - che a Roma. Da record a Napoli e Crotone.
MILLENNIUM RAI3 MATTEO RENZICANONE RAIRENZI FLORIS BALLARO RAI
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