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DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Fabrizio Melis per “Libero Quotidiano”
SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE
Ore 18 e 33. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti esprime l’auspicio che la Costa Concordia venga demolita a Genova perché così richiede nientemeno che «l’interesse del Paese». Ore 20 e 44. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi annuncia che il relitto della nave da crociera incagliato all’Isola del Giglio sarà smaltito a Genova perché quella del capoluogo ligure «è la soluzione sulla quale i privati hanno convenuto». Se non è una coincidenza, è qualcosa che ci si avvicina maledettamente.
Quella sbloccatasi ieri in Consiglio dei ministri è una pratica che si trascinava da mesi in uno scontro all’ultimo sangue. Ghiottissimo il boccone (in termini di posti di lavoro, ritorno economico e via guadagnando) e ferocissimi gli appetiti locali in gioco.
Praticamente,ogni città dotata di strutture all’altezza si era proposta per ospitare le operazioni di smaltimento del relitto: in corsa c’erano Genova, Piombino, Palermo, Civitavecchia oltre ad un numero imprecisato diporti stranieri che speravano di vincere la concorrenza italiana a suon di ribassi.
Come sovente accade, la contesa era rapidamente e scalata dall’aspetto puramente ingegneristico a quello politico, con i politici dei diversi territori impegnati a spingere affinché ad aggiudicarsi la Concordia fosse il porto ubicato nel collegio elettorale di pertinenza e con la creazione di schieramenti trasversali (quando di mezzo ci sono i quattrini destra e sinistra tendono a mettersi d’accordo in un batter d’occhio).
L’avvicendarsi di tre governi nel breve volgere di due anni non ha aiutato. Ai tempi del governo Monti si vociferava che la soluzione più gradita al tandem Monti-Clini fosse Piombino (realizzandosi una felice convergenza nautico-politica col governatore della Toscana Enrico Rossi, bersaniano di peso). Archiviato il governo del Professore ed insediatosi il governo Letta, la faccenda era tornata in alto mare.
L’esigua durata del gabinetto guidato dal nipote del braccio destro di Silvio Berlusconi aveva fatto il resto. Con l’arrivo del governo Renzi,le quotazioni di Genova avevano ripreso a salire. Merito anche, sostenevano i soliti detrattori, del vivo interessamento (così si diceva una volta) del ministro Pinotti, genovese di nascita e sempre eletta sia al Senato sia alla Camera nella terra natìa.
Dette malelingue venivano tosto rafforzate dai retroscena che volevano la Pinotti tra i ministri massimamente nelle grazie del premier (al punto da essere stabilmente inclusa in quota Renzi nei vari toto-Quirinale su cui si strologa in attesa delle dimissioni di Giorgio Napolitano).
SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE
E ieri è arrivato quanto di più vicino ad un indizio circa la fondatezza delle tesi dei detrattori. Costa Concordia a Genova e festa grande in riviera. Dal sindaco Marco Doria al governatore Claudio Burlando fino all’ultima figura pubblica ligure variamente interessata dalla cosa era tutto un esternare «orgoglio» e «soddisfazione» per l’avveduta scelta del governo. E il povero Rossi? Si arrangia, così impara a non essere diventato renziano. Perché che si tratti di acqua oterra ferma,alla fine è sempre un problema di correnti.
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