I MOLTI NEMICI DELL’ITALICUM - RENZI TEME IL TRAPPOLONE IN PARLAMENTO ANCHE A CAUSA DI UNA PARTE DI “FARSA ITALIA” OSTILE A VERDINI - LA CONVERGENZA DELLA SINISTRA PD E L’NCD DI ALFANO SULL’EMENDAMENTO LAURICELLA

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Francesco Bei per "la Repubblica"

Sull'ITALICUM dobbiamo andare veloci, non possiamo aspettare». Matteo Renzi ha fiutato la trappola. La prossima settimana, quando la riforma elettorale arriverà in aula, palazzo Chigi rischia la sua prima sconfitta parlamentare. Non è un caso se, nelle conversazioni private di queste ore, il premier abbia più volte fatto riferimento a «manovre contro il governo» da parte di forze trasversali.

Inedite alleanze (anche con la complicità di una parte di Forza Italia ostile a Denis Verdini) che potrebbero mettere a rischio l'intesa raggiunta con Berlusconi. «C'è chi vuol far fallire tutto».

Il punto decisivo, il vero terreno di scontro su cui si giocherà la battaglia finale - oltre alle soglie, agli sbarramenti, alle preferenze, all'algoritmo per il calcolo dei voti - è l'ormai famoso emendamento presentato dal deputato del Pd Giuseppe Lauricella, area Cuperlo, che rinvia l'entrata in vigore dell'Italicum all'approvazione della riforma del Senato. Un condizionamento «inaccettabile » per Renzi, che si vedrebbe privato dell'unica arma a sua disposizione - il possibile ricorso alle urne - per "domare" una maggioranza riottosa ed eterogenea.

E tuttavia, sull'emendamento Lauricella, si sta compattando un fronte ampio trasversale. Ne fanno parte i piccoli partiti, tutta l'ala sinistra del Pd e, soprattutto, l'Ncd di Alfano. Il neo coordinatore del partito, Gaetano Quagliariello, non è disposto a mediazioni: «Dal Lauricella non se ne esce, ormai è diventato un simbolo. La razionalità dice che non si può votare con una legge che, in teoria, può portare a due ballottaggi diversi tra Camera e Senato».

Secondo Quagliariello in questo modo si andrebbe anche contro la sentenza della Consulta, che ha imposto il principio della «governabilità », rendendo di fatto tutto l'Italicum - se applicato a Camera e Senato - «incostituzionale ». Così, in una riunione tenuta dal vertice Ncd giovedì sera, alla presenza di Alfano, si è deciso di alzare una barricata invalicabile. Gli alfaniani ricordano che proprio sulla contestuale entrata in vigore dell'Italicum e della riforma del Senato furono date «ampie rassicurazioni » da parte di Franceschini e Guerini durante la trattativa che portò all'intesa sulla riforma elettorale: «Adesso Renzi non si può rimangiare la parola data».

Il timore, ovviamente, è che il premier, appena incassata la nuova legge, trascini subito il paese alle urne d'accordo con Berlusconi. Un sospetto rafforzato dalla dichiarazione fatta ieri dal Cavaliere: «Dobbiamo prepararci alle elezioni. Io non penso si arriverà al 2018, penso che tra un anno, un anno e qualche mese, quando si sarà fatta finalmente la legge elettorale, come promesso dal presidente del consiglio attuale, si potrà andare a votare».

Lo scontro sul Lauricella da martedì si sposterà sulle procedure di voto. Per gli alfaniani è infatti pacifico che l'emendamento si possa votare, su richiesta, a voto segreto. I renziani, al contrario, sostengono che, essendo una norma transitoria, si debba procedere a voto palese. In questo modo impedendo quelle «manovre trasversali» paventate dal premier.

La decisione in merito è nelle mani della presidente della Camera, Laura Boldrini, che in queste ore è al centro di pressioni opposte da parte dell'uno e l'altro schieramento. Renzi intanto attraverso i suoi ambasciatori - tra cui si segnala il ministro delle riforme Maria Elena Boschi - sta facendo sapere ai "lauricelliani" che il governo potrebbe accedere a una soluzione mediana. Un compromesso che non vincolerebbe l'entrata in vigore dell'Italicum all'approvazione della riforma costituzionale, ma si limiterebbe a sospendere la nuova legge per qualche mese.

Per esempio fino all'inizio del semestre europeo. Niente di più. Anche perché il premier ha compreso che la legge elettorale è parte di quel pacchetto di riforme su cui le cancellerie lo giudicheranno, è un tassello del suo processo di accreditamento europeo. Nelle prime telefonate dopo aver ricevuto l'incarico, quelle fatte con il primo ministro britannico David Cameron e con la Cancelleria tedesca Angela Merkel, se ne è parlato esplicitamente. L'Europa si aspetta una riforma che garantisca all'Italia un governo certo e una maggioranza solida.

A palazzo Chigi parlano di una richiesta pressante di «accountability», di affidabilità, di cui l'Italicum è una parte importante. E Renzi ha bisogno di incassare la riforma prima dell'inizio del semestre europeo, per potersi presentare «con i compiti a casa fatti» e provare così a strappare una maggiore flessibilità nel rapporto Deficit/Pil. Una condizione essenziale per far ripartire gli investimenti.

 

VERDINI E RENZI due MATTEO RENZI E DENIS VERDINI Quagliariello al telefono angelino alfano pennarello argento LAURA BOLDRINI FOTO LAPRESSE madia e boschi ansa MARIA ELENA BOSCHI AL QUIRINALE PER IL GIURAMENTO