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MATTEO RENZI E VALERIA VALENTE
(ANSA) - "Io continuerò a dare il mio contributo al partito di cui sono stato uno dei fondatori. Nelle forme che risulteranno compatibili con gli ideali per me irrinunciabili di coerenza, trasparenza e rigore morale. E di visione nazionale per Napoli e per il Mezzogiorno": così Antonio Bassolino dopo l'incontro di ieri con Renzi.
Frase che, implicitamente, conferma come l'ex sindaco, malgrado le forti polemiche del dopo primarie, non intenda correre da solo per il Comune attuando uno strappo clamoroso con il Pd. "Napoli e il suo futuro restano, per me, una priorità fondamentale.
RENZI E VALERIA VALENTE A NAPOLI
È il messaggio - scrive Bassolino su Facebook - su cui ho insistito molto nel colloquio con Matteo Renzi. Ribadendo con franchezza le mie forti critiche a come è stata gestita dal Pd la vicenda dei seggi contestati. Una gestione che ha lacerato profondamente quell'elettorato di opinione che doveva essere il principale protagonista della riscossa politico-elettorale. Spetta oggi al candidato Pd a sindaco il compito di riconquistarlo".
Il colloquio di ieri sera con il premier, ha raccontato Bassolino a chi gli è vicino, è stato lungo e cordiale. L'ex sindaco ha ribadito a Renzi i motivi per cui a suo avviso sarebbe stato necessario rivotare nei seggi contestati.
Il rischio, ha argomentato Bassolino, è che non aver sanato la vicenda-primarie indebolisca ulteriormente le chances del partito di battere de Magistris, sia per le fratture createsi nel popolo del Pd sia per "la pessima figura fatta dinanzi all'elettorato di opinione", un elettorato che Bassolino è sempre stato convinto di poter convincere.
In ogni caso l'incontro di ieri ha sancito la pace, sia pure con i distinguo ribaditi dall'ex sindaco. Bassolino ha raccolto l'appello di Renzi all'unità, ed ha sottolineato di essere pronto "a dare una mano nelle forme possibili". Quali saranno queste forme, si vedrà nelle prossime settimane.
In ogni caso Bassolino era convinto di non candidarsi autonomamente già prima del colloquio con il premier: la corsa solitaria avrebbe comportato uno strappo troppo forte con il Pd, "partito che ho contribuito a fondare". E avrebbe anche fornito - ragionavano da tempo i suoi consiglieri - in caso di sconfitta un alibi politico a Valeria Valente, la vincitrice delle primarie.
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