yossi beilin

“RICONOSCERE LA PALESTINA UN PREMIO AD HAMAS? È UN’AFFERMAZIONE IDIOTA” - YOSSI BEILIN, POLITICO ISRAELIANO E NEGOZIATORE AL TAVOLO DI OSLO, SPIEGA PERCHÉ RICONOSCETE LO STATO È UN ATTO POLITICO INDISPENSABILE: “NESSUNO AVVERSA LA PROSPETTIVA DI DUE POPOLI E DUE STATI PIÙ DI HAMAS, CHE HA SEMPRE SABOTATO QUALSIASI TENTATIVO. LA FLOTILLA PUÒ ESSERE BOLLATA COME VELLEITARIA, MA HA CONSEGNATO UN MESSAGGIO POLITICO. ISRAELE? NON È LA COREA DEL NORD: LA SUA LEADERSHIP NON PUÒ ESSERE SORDA ALLA MOBILITAZIONE GLOBALE PER GAZA…”

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Estratto dell’articolo di Fra.Pac. per “la Stampa”

 

Yossi Beilin

La Global Sumud Flotilla è stata alla fine abbordata dall'esercito israeliano e gli attivisti di mezzo mondo fermati in attesa del rimpatrio. Come vede la missione Yossi Beilin, irriducibile negoziatore, dal tavolo di Oslo a quello di Ginevra, nonché decano dei pacifisti israeliani?

«La capisco, fintanto che non esprime violenza è una dimostrazione delle potenzialità della democrazia. Il punto non è se sia stata abbordata o meno in violazione del diritto internazionale, ma che abbia consegnato pacificamente un messaggio politico.

 

flottila 3

Queste azioni, per quanto bollate dai critici come velleitarie, possono avere un impatto. Non da sole, magari. Ma in questo momento, a partire dal riconoscimento della Palestina da parte della Francia e di altri Paesi, assistiamo a un moltiplicarsi di iniziative per porre fine alla guerra di Gaza e spingere verso una soluzione al conflitto israelo-palestinese, il più lungo che il mondo ricordi dalla prima guerra mondiale».

 

Sa che più d'uno storcerà il naso alla sua associazione tra il riconoscimento dello Stato palestinese e l'avventura della Flotilla?

Yossi Beilin

«Il riconoscimento dello Stato palestinese, la Flotilla e, aggiungo, il "piano Trump". Il mondo oggi è interconnesso. […] Ogni azione serve, e se alla fine vedremo aprirsi una pagina nuova sarà dipeso dalla convergenza di quanto fatto a trecentosessanta gradi. Le leadership globali hanno capito di dover reagire.

 

[…] la questione israelo-palestinese e la soluzione due popoli per due Stati erano sparite dall'agenda dei potenti, la comunità internazionale è tornata a parlarne e, a livelli diversi, ha maturato la consapevolezza di doverci aiutare a terminare questo conflitto».

palestina 1

 

Quando parla delle leadership globali, si riferisce anche a quella israeliana?

«Israele non avrà altre opzioni che adeguarsi, vive nel mondo, non è la Corea del Nord: la sua leadership non può essere totalmente sorda e assente dalla mobilitazione globale per quanto succede a Gaza. Il fatto che il premier Benjamin Netanyahu abbia accettato il piano proposto dal presidente americano Donald Trump è indicativo, finora aveva risposto no a qualsiasi ipotesi negoziale».

 

Yossi Beilin

Qual è la sua valutazione di quel piano, in cui i palestinesi risultano di fatto il convitato di pietra?

«A quanto capisco i palestinesi avranno un ruolo e lo avrà, a un certo punto, l'Autorità Nazionale. Dev'essere così, è fondamentale che si faccia un passo verso l'autodeterminazione dei palestinesi. Se ci trovo la realizzazione di quanto sognavo? No. Avrei preferito che lo Stato palestinese nascesse da un accordo tra i due popoli e non da un atto unilaterale. Avrei preferito che a proporre la soluzione non fosse Donald Trump, ma è meglio di niente. […] ».

 

BENJAMIN NETANYAHU COSTRETTO A SCUSARSI CON IL QATAR AL TELEFONO DA DONALD TRUMP

Molti, nel governo Netanyahu e non solo, sostengono che riconoscere lo Stato palestinese oggi sarebbe letto da Hamas come un premio per il 7 ottobre. È d'accordo?

«È un'affermazione idiota, se non in malafede. Nessuno avversa la prospettiva di due popoli e due Stati più di Hamas, che ha sempre contestato e sabotato qualsiasi tentativo fatto in quella direzione, dal processo di Oslo agli accordi di Ginevra del 2003.

[…] uno Stato palestinese accanto a quello israeliano sarebbe una catastrofe per la retorica dei signori di Gaza».

 

navi della flotilla

Lo accetteranno invece gli israeliani, tra le cui giovani generazioni la prospettiva del dialogo sembra oggi congelata?

«[…] Il punto non è quanto gli israeliani vogliano la pace ma l'orientamento delle loro leadership, ci sono decisioni politiche che si prendono senza mettere i manifesti».

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