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Francesco Maesano per “la Stampa”
«Se fossimo partiti dalla mission invece che dalla governance saremmo rimasti fermi altri due anni». Così Luigi Zanda ha chiuso la discussione di ieri all’assemblea dei senatori Pd riuniti per discutere la riforma Rai. Il testo avrà l’ok di Palazzo Madama entro martedì prossimo.
Nel nuovo schema il consiglio di amministrazione Rai passa così da nove a sette membri: due eletti dalla Camera, due dal Senato, uno dai dipendenti dell’azienda che potranno scegliere anche un esterno, e due dal governo. Di questi ultimi uno sarà amministratore delegato con diritto di voto e l’altro, che svolgerà le funzioni di presidente, necessiterà dell’approvazione dei 2/3 dei commissari della Vigilanza.
In ogni caso il dominus della nuova Rai sarà l’Ad. Potrà nominare in autonomia i direttori di rete, testata e canale e anche i dirigenti di seconda fascia. Al Cda resterà la facoltà di esprimere pareri non vincolanti con una sola eccezione: solo per i direttori di testata il parere diventerà esecutivo se espresso da almeno i 2/3 dei componenti.
Rai Andrea Vianello Luigi Gubitosi Angelo Teodoli Giancarlo Leone
Facile intuire come il percorso di approvazione della riforma sia agganciato all’individuazione del super-manager. Renzi ci sta pensando, ma non ha ancora preso una decisione. Di nomi se ne sono fatti tanti. Grieco, Soldi, Mondardini, Mansi: tante donne, oltre a Novari e Campo dall’Orto, molto vicini al premier. Eppure a palazzo Chigi girano almeno un altro paio di carte coperte legate al mondo della tv.
Al nuovo amministratore delegato spetterà il compito di effettuare le nuove, delicatissime nomine; a partire dai direttori di rete, per chiudere con quelli dei tg. Il progetto di unificazione delle testate procede. In una prima fase, entro sei mesi, i telegiornali confluiranno in due newsroom, come previsto dal piano Gubitosi. Poi, entro due anni, si arriverà a una direzione unica.
Al Senato l’ostruzionismo dovrebbe arrivare solo dalla Lega, stante l’apertura del M5S e lo stato di avanzamento della trattativa con Forza Italia, che chiede garanzie sulla delega a riformare il sistema dei media. Nel frattempo il testo potrebbe essere incardinato alla Camera così com’è uscito dalla commissione al Senato. In alternativa l’esecutivo emanerebbe un decreto che ne assume il contenuto, rimandando alla conversione da parte del parlamento ma aprendo la porta alla nomina immediata dei vertici.
PATRIZIA GRIECO
MARINELLA SOLDI
MATTEO RENZI E ANTONELLA MANSI
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