DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Ugo Magri per "La Stampa"
Ancora per qualche giorno i nostri onorevoli si gireranno i pollici. Non che prima Camera e Senato fossero miniere di sale; adesso però c'è da attendere che Monti tracci la nuova rotta operativa su cui nessuno fin qui ha ricevuto comunicazioni. Il ministro per i Rapporti col Parlamento Giarda, per dire, ha solo scambiato un saluto formale con il presidente dei senatori Pdl Gasparri, non si registrano contatti con quello della Camera Cicchitto, giusto una chiacchierata informale con il capogruppo Pd Franceschini.
A Palazzo Madama i senatori verranno riconvocati a domicilio; a Montecitorio, invece, è fissata una seduta mercoledì per avviare la riforma dell'articolo 81, quello che eleva il pareggio di bilancio al rango di norma costituzionale. Se ne discuterà in fretta perché i tedeschi si stavano già chiedendo che fine avesse fatto questo impegno di rigore, tanto strombazzato dall'Italia in agosto. E poi? Dopo l'articolo 81, che altro?
«Non preoccupatevi per noi, non resteremo certo disoccupati», è la risposta corale che si raccoglie nei due rami del Parlamento. In tempi stretti, Monti varerà i primi sacrifici. Le commissioni economiche torneranno protagoniste. Ma pure le altre, segnala il centrista Rao, dovranno rimboccarsi le maniche; specie se i loro presidenti metteranno a fuoco ciò che è praticabile (e cosa no) nel nuovo clima di «larghe intese». Qui sta la vera chiave di quanto potrà accadere.
Se i vecchi nemici si metteranno davvero a remare dalla stessa parte, l'ultimo anno di legislatura potrebbe dare frutti sorprendenti. La vicepresidente della Camera (e presidente del Pd) Rosy Bindi nega in un'intervista alla Latella che la politica sia moribonda per colpa del governo tecnico: «Le forze politiche non vanno in vacanza», anzi le rispettive idee si eserciteranno finalmente su grandi temi come la legge elettorale e, se da cosa nascerà cosa, su quella costituzionale. Un fiero avversario come Gasparri pronuncia più o meno le stesse parole.
L'importante è che tutti i protagonisti capiscano che cambiare registro non solo si deve, ma si può. Non a caso Napolitano evoca spesso privatamente, nelle chiacchierate di questi giorni, quelle riunioni di 33 anni fa, «quando si preparava il governo di unità nazionale e per discutere il programma ci vedevamo io per il Pci, Ferrari Aggradi per la Democrazia cristiana, mentre per i socialisti si presentava a Palazzo Chigi Signorile accompagnato da Cicchitto». Non era certo facile accordarsi a quei tempi, eppure ci provammo: questo sostiene il Capo dello Stato. Sforzatevi anche voi...
Nell'unica riunione della nuova era che si è svolta tra i presidenti di gruppo alla Camera, la scorsa settimana, si respirava un'aria un po' surreale e un filino comica. A dettar legge adesso è la strana coppia Franceschini-Cicchitto, tre anni passati a farsi gli sgambetti e d'improvviso «molto collaborativi», testimonia il finiano Della Vedova che li ha visti all'opera. Unico oppositore nelle conferenze dei capigruppo è (e tale resterà ) quel buon uomo del leghista Reguzzoni.
Volendo, Bossi potrebbe rivendicare per il suo partito anche la Vigilanza Rai, che spetta all'opposizione, e pure il Copasir, dove D'Alema ha già messo il mandato a disposizione. Ma con questa logica la Lega dovrebbe rinunciare alla Commissione bilancio occupata da Giorgetti, posizione-chiave per infilare qualche bastone tra le ruote di Monti. Probabile che si tenga questa e rinunci alle altre due poltrone.
Monti alla Camera Passera pensieroso PIERO GIARDA ROSY BINDIGASPARRI MASSIMO DALEMA
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