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Carlo Di Foggia per il “Fatto Quotidiano”
Passi avanti per l'occupazione nel primo trimestre”, titolavano ieri i siti dei giornali. Effetto di un comunicato dell'Istat sulle “tendenze recenti dell'occupazione”. Un comunicato che riepilogava dati già noti, relativi al primo trimestre e all’aprile scorso, che però seguiva a stretto giro un altro ben più negativo per le prospettive di ripresa economica, oscurato dalla nota dell'Istituto e con dati nuovi.
Si tratta degli “indicatori del lavoro nelle imprese”, che da ieri l'Istat ha deciso di iniziare a pubblicare, arricchendo i tradizionali indicatori con la diffusione degli indici, generali e settoriali, del “numero delle posizioni lavorative dipendenti”, cioè i posti occupati (a tempo pieno e parziale), a prescindere dalle ore lavorate.
Scorrendo i dati, si scopre che “nel primo trimestre 2015 le posizioni lavorative nel totale dell’industria e dei servizi diminuiscono dello 0,1% sul trimestre precedente, rispetto ai primi tre mesi del 2014, l’indice cala addirittura dello 0,8%.
Nel dettaglio, crescono di poco i servizi (0,4%), mentre i posti occupati nell'industria continuano a calare vistosamente (-2,8%), trainati a fondo dal tracollo dell'edilizia (-5,3%). Numeri che descrivono un’economia ancora stagnante, tanto più che la produzione industriale è tornata a scendere in aprile dello 0,3% e che il Pil del primo trimestre è stato trainato dal boom dell'auto, delle scorte e degli investimenti fissi lordi (che non assicurano una ripresa stabile).
Enrico Giovannini presidente Istat
Stando ai dati diffusi ieri dall'Istat, ad aumentare sono solo le posizioni “in somministrazione”, cioè gli ex interinali, i lavoratori forniti dalle agenzie di lavoro che fanno un balzo all'insù del 6,9% (e del 18,8% sin confronto al primo trimestre dello scorso anno).
Per l’Istituto il dato va letto positivamente, visto che la somministrazione “è particolarmente sensibile all’andamento del ciclo economico, perché consente alle imprese di aggiustare con facilità e senza particolari costi il proprio input di lavoro in risposta all’andamento della domanda di beni e servizi”. Tradotto: si tratta di lavoratori che hanno contratti con le agenzie, e non vengono assunti dalle imprese che ne fanno ricorso al momento del bisogno (da qui la “sensibilità” al ciclo economico), così risparmiano sui costi e se ne possono liberare facilmente.
Il dato peggiore per le prospettive di una ripresa delle attività, però, riguarda l'indicatore per eccellenza dei livelli di produzione, il “monte ore lavorate”: nell'industria e nei servizi complessivamente cala dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Nel confronto con il 2014 – spiega l'Istituto di statistica – il livello “rimane invariato”. A frenare gli slanci di ottimismo sono arrivati poi gli ultimi dati sul commercio estero, con le esportazioni che ad aprile diminuiscono dello 0,8% rispetto a marzo,
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