mario michele giarrusso

GIARRUSSO MA NON DORMO - PERNA: “IL SENATORE DEL M5S HA BISOGNO DI UNA DOSE GIORNALIERA DI PERSONE DA ADDENTARE - MAESTRO DELL'ESAGERAZIONE, DELL'INSULTO GRATUITO, DEL GRANDGUIGNOL, E’ PITTORESCO PER MOLE, RUMOROSITÀ, SCOPPI D'IRA E CAPELLI LUNGHI E APPICCICATI - È AMICO DI MOLTI MAGISTRATI, DI TUTTI I CAPI DELLE FORZE DELL'ORDINE, DEI MAGGIORENTI DELL' ANTIMAFIA, DEI SEGUGI NEI SERVIZI SEGRETI…”

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Giancarlo Perna per “la Verità”

 

giancarlo perna

Com' è nella sua indole poliziottesca, Mario Michele Giarrusso, svolge in Parlamento attività di guardiania. Il pittoresco senatore del M5s si occupa di carceri e codici in commissione Giustizia; di coppole e camorra in Commissione Antimafia; di intimorire i colleghi nella Giunta delle immunità, di metterli ai ceppi nel Comitato dei procedimenti di accusa. Appartenendo alla stirpe giustizialista dei Totò Di Pietro, Rosy Bindi, Elio Lanutti, Giarrusso ha bisogno di una dose giornaliera di persone da addentare.

 

Lo chiamano Marione per la mole, la rumorosità, gli scoppi d' ira. Se anche ride, squassa l'aria e scuote i vetri. La sua foto più rappresentativa lo ritrae nudo in cucina, coperto solo da una parannanza mentre tiene un forchettone e una pinza per astici nelle mani. Diresti che voglia afferrarti e metterti a bollire. Aggiungi il ghigno che si fa strada nel barbone nero, i lunghi capelli appiccicati e hai la perfetta immagine di Barbablù.

MARIO MICHELE GIARRUSSO

 

Entrato in Parlamento nel 2013, con la prima ondata grillina, Giarrusso colpì subito i cronisti parlamentari. Classe 1965, era più anziano ed esperto della frotta di liceali senz'arte né parte che Beppe Grillo aveva catapultato a classe dirigente.

 

Nonostante l'aspetto da orco, si lasciava abbordare dai giornalisti mentre i ragazzetti li disdegnavano, recitando la parte degli estranei al Palazzo. Il terzo atout di Marione era che le sparava grosse e la stampa ci andava a nozze. Puntualmente smentito da Grillo, piattaforma Rousseau e compagnia, Giarrusso faceva poi marcia indietro, dicendosi travisato, vittima di un agguato, ecc. Conclusione: era citato dai giornali e stava spesso in tv. Fu così tra i primi grillini a diventare noto, contravvenendo all' ordine di scuderia di evitare la ribalta per non confondersi coi corrotti del circo mediatico.

 

«RENZI DA IMPICCARE»

MARIO MICHELE GIARRUSSO

Oggi che i 5 stelle irrompono in tutti i talk show, il nostro Marione è da considerarsi il battistrada. Ma tuttora irraggiungibile come maestro dell' esagerazione, dell' insulto gratuito, del grandguignol. Un giorno, nel 2016, ospite della Zanzara, parlando dell' allora premier, disse: «Matteo Renzi è uno che non ha mai lavorato un giorno in vita sua. Renzi perciò sarebbe da impiccare». I due conduttori, Giuseppe Cruciani e David Parenzo, tacquero sbigottiti.

 

Che ci arrivi una querela? si chiesero con gli occhi. Marione intercettò l'interrogativo e precisò: «Insomma, avete presente la cosa che si fa su un albero attaccando la corda?».

Renzi, allora in auge, lasciò correre con disdegno.

 

IL GESTO VOLGARE

MARIO MICHELE GIARRUSSO

Ci ha però ripensato in questi giorni, tre anni dopo, per una nuova offesa di Giarrusso. Se n'è straparlato sui media. Circondato dai senatori del Pd che gli rinfacciavano il voto pro Matteo Salvini nel caso Diciotti, Marione ha reagito in base al suo Dna: ha incrociato i polsi nel segno delle manette, alludendo alla carcerazione preventiva dei genitori Renzi.

 

Al figlio, tanto più in disgrazia, è ribollito il sangue e la vecchia piaga si è riaperta. Così, in una kermesse per presentare il suo nuovo libro, ha proiettato una delle tante infelici foto di Giarrusso, commentandola così: «La natura è stata poco clemente con lui». Ha poi ricordato la frase sull'impiccagione e si è pianto addosso perché a suo tempo né il Senato, né il Pd, presero le sue difese. La sceneggiata ha esaltato Giarrusso che si è ritrovato sotto i riflettori per un motivo meschino ma di cui va fiero.

 

Augurare la morte a qualcuno appartiene infatti al suo repertorio. In polemica con il giornalista Rai, Davide Camarrone, gli ingiunse: «Buttati a mare con una pietra al collo». In un'altra occasione, vaticinò che Silvio Berlusconi sarebbe finito testa in giù a Piazzale Loreto. Marione dice spesso di sé: «Io sono un manettaro», aggiungendo le varianti: «Pagherete caro», «Vi schiaffo in galera», «Meritate tutti il 41 bis».

 

mario giarrusso senatore m s

Nel gruppo dei senatori grillini e, più in generale, nel movimento, Giarrusso è visto con estraneità se non con sospetto. Dei suoi 54 anni, contro i 30-40 degli altri, abbiamo detto. Inoltre, è amico di molti magistrati, di tutti i capi delle forze dell' ordine, dei maggiorenti dell' antimafia, dei segugi nei servizi segreti. Tutte cose che per i colleghi, appesi alla rete e ai sospiri di Davide Casaleggio, è motivo di diffidenza. Per loro, è come avere a gomito un uomo della prima Repubblica, di quelli che il M5s è solito combattere, non cooptare. La sola compagna di partito cui Marione riserva un sorriso è Paola Taverna, che adora.

 

PROFESSIONISTA DELL'ANTIMAFIA

Il catanese Giarrusso debuttò negli anni Ottanta con la Rete di Leoluca Orlando. Fu tra i sanculotti della Primavera di Palermo il cui motto era: «Il sospetto è l' anticamera della verità». Finita l' ubriacatura, Marione si attaccò al Pds-Ds e subisce tuttora il fascino dei suoi eredi.

 

A disagio per l' attuale sodalizio con la Lega, pende per un' alleanza pentastellati-Pd. Agli ex comunisti ha reso un bel servigio nel 2013, schierando i grillini riluttanti con Pietro Grasso per la sua elezione alla presidenza del Senato. Con costui, ex procuratore di Palermo e dell' Antimafia, Marione ha una triplice legame: la sicilianità, il sinistrismo, il professionismo antimafia.

MARIO GIARRUSSO

 

LA FONDAZIONE CAPONNETTO

Già grandicello, a 33 anni, Marione si addottorò in Legge, diventando avvocato. In associazione con dei colleghi, ha studio in Piazza Giovanni Verga, nel triangolo più antimafioso di Catania: di fronte al Tribunale, nei pressi della caserma dei Carabinieri, accanto allo studio legale di Giuseppe Lumia, altro mammasantissima della Rete orlandiana e dell' antimafia militante. L'avvocatura lo avvicinò al M5s. Si specializzò, infatti, in cause collettive tipiche del pauperismo ecologista dei grillini. Con una, bloccò la costruzione di inceneritori. Con un'altra, si oppose al progetto di rigassificatore di Priolo (Siracusa).

 

PAOLA TAVERNA

Ma il vero punto di forza, all' origine del suo potere locale, è la fondazione Antonino Caponnetto, (un giudice defunto, mentore di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) di cui è pezzo grosso da lustri. I suoi ammanicamenti con le autorità dell' ordine pubblico siciliano derivano da qui. Il prestigio che gli dà la fondazione è anche l'utilità che il movimento di Grillo ricava dall'avere Giarrusso nelle sue fila e la sola ragione per cui ne tollera il caratterino.

 

Anche a Catania, Marione è in lite universale. Con i suoi e con la stampa. Si racconta che, prima di una recente riappacificazione con Giancarlo Cancellieri, plenipotenziario di Grillo nell' isola, il Nostro lo definisse «il pecoraio». Da una blogger locale, Debora Borgese, si è invece preso una querela per averla, a causa di qualche frase sgradita, definita, «madame Pompadour», con voluta assonanza scurrile.

Giancarlo Cancellieri

 

IN BATTAGLIA ANCHE CON IL CIBO

La vitalità del senatore Giarrusso mi ha un po' preso la mano dandovene l' idea di un Rodomonte sempre in duello. In realtà, è anche padre di famiglia, con moglie insegnante e due figlie adolescenti, e bon vivant. Adora i peperoni e ne mangia di continuo nelle più varie ricette. Facile incontrarlo a mezzanotte, reduce da qualche discussione, in una nota macelleria cittadina che, con la carne alla brace, offre peperoni fritti. Testimoni affermano di autentici corpo a corpo dai quali Marione esce con la barba imbriciolata e i vestiti a chiazze. Coerente, mangia come vive: battagliando.