DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
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francesco boccia giuseppe conte
La ‘’rivolta’’ delle Regioni contro Palazzo Chigi è un fatto gravissimo. Un vaffanculo al governo mai visto che rischia di essere un altro macigno al collo di Giuseppe Conte. Dal Quirinale in giù, le istituzioni sono parecchio scosse da questo conflitto tra poteri. Nel mirino dei dodici governatori - tutti quelli di centro-destra - e del presidente della provincia autonoma di Trento, c’è il ministro degli Affari Regionali.
giuseppe conte lorenzo guerini
Ma il piddino Boccia, da un po’ di tempo, sta appeso sempre più alla pochette del premier, sempre più incapace di fare una sintesi tra Santelli e Fontana, Zaia e Musumeci. Un governatore contro l’altro, con Vincenzo “lanciafiamme” De Luca che ha chiesto ‘’rassicurazioni’’ al Viminale.
Oggi Giuseppe Conte si è degnato di tenere ‘’una informativa’’ prima alla Camera e poi al Senato sull'emergenza Coronavirus e le misure adottate dal governo e dai suoi “congiunti”. Alla rivolta dei governatori che chiedono di avere mano libera nell’organizzazione della Fase 2, Conte ha replicato con la solidità di un semolino: “iniziative improvvide da considerarsi a tutti gli effetti illegittime".
Da parte sua, Boccia ha fatto sapere che, quando la normativa regionale fosse in contrasto con quella nazionale, lo Stato, dopo una diffida, impugnerà le norme locali difformi davanti al Tar. Zaia e Santelli, che hanno aperto tutto, pure le raccomandate, stanno ancora tremando….dal ridere.
Aggiungere che lo Schiavo di Casalino non ha gradito punto l’intervista al Corriere della Sera del capo della task force Vittorio Colao. Alla domanda di Cazzullo sul bordello delle riaperture, il pennellone bresciano ha scaricato tutto su Conte: “Noi siamo solo advisor…”. Poi, come Pilato, ha preso un telo per asciugarsi le manine.
Avanti brutta! Ieri la Borsa ha reagito bene al declassamento comunicato dall’agenzia di rating Fitch – la prossima tacca è “spazzatura” - e anche lo spread non è schizzato come si temeva. È chiaro che Fitch non è Standard & Poor’s o Moody’s, che hanno mantenuto il rating sull’Italia, ma il declassamento può contare ai fini del Mes.
Se la situazione dovesse peggiorare fino ad una crisi simile a quella berluscona dell'autunno 2011, il governo non potrebbe reggere il colpo. E tutte le forze politiche pensano al ‘’dopo’’. Se i 5Stelli sono polverizzati, il PD è totalmente sbalestrato.
I quattro ministri ex democristiani – Delrio, Marcucci, Guerini e Franceschini – hanno sfoderato un piglio nei confronti dell’Avvocato di Padre Pio (tutto) per portarlo a più miti consigli, per farlo ritornare ad essere l’impiegato dello studio Alpa.
Tanto che Zingaretti è stato costretto a battere dei colpi. Basta con i decreti via Facebook, ha detto ieri, i decreti si discutono in Parlamento. E oggi Conte si è presentato al Camera e al Senato mica per discutere; solo per fare “un’informativa”. In barba a Zinga.
Sul fronte delle banche e degli aiuti, nisba. Si atterranno alle linee guida dell’Abi, malgrado la grottesca richiesta di “un atto d’amore” di Conte per aprire i rubinetti verso le imprese sull’orlo del fallimento. Gualtieri ha chiamato gli ad di Intesa e Unicredit, i nostri istituti più importanti. Ovviamente la manica larga ci sarà solo con una garanzia del 100% sui crediti.
Comunque, l’idolo di Travaglio fino all’estate lo tengono in vita. Una volta terminate le negoziazioni con l’Unione Europea, Conte tornerà a casa a fare la cosa giusta: pettinare le bambole con Rocco Casalino.
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