“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
1. MILANO, PARALISI IN COMUNE PER SALA PRIMA VITTIMA: SALTA IL CDA DELLA SCALA
Fabio Poletti per ‘La Stampa’
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Sono passate 48 ore dalla decisione di Giuseppe Sala di autosospendersi e Milano già si ferma. Il cda della Scala convocato per domani è stato per il momento rinviato di 4 giorni. In discussione c' è il bilancio preventivo del 2017, uno degli atti più importanti dell' Ente lirico.
Non si sa ancora se nella seduta di venerdì a fare le veci di Giuseppe Sala ci sarà il vicesindaco Anna Scavuzzo che ha ricevuto tutte le deleghe o il consigliere anziano Francesco Micheli. Anna Scavuzzo nel suo primo giorno di interim giura che va tutto benissimo: «Giornata intensa, ma Milano è amministrata da una macchina articolata e quindi non sono da sola. Non era necessario autosospendersi, ma è una reazione nelle sue corde».
Intanto Sala viene invitato a riprendere le sue mansioni da 135 sindaci, attraverso una lettera il cui primo firmatario è Enzo Bianco, sindaco di Catania e presidente dell' Anci. «La decisione del nostro collega Beppe Sala di autosospendersi - si legge - è un gesto di grande sensibilità, pieno di dignità e orgoglio. Lo comprendiamo e lo rispettiamo. Ma gli chiediamo di riprendere la sua funzione».
I sindaci osservano che «Sala ha appreso (dalla stampa!) che la richiesta di proscioglimento avanzata dalla Procura di Milano non è stata accolta e che le indagini continuano. Rispettiamo sempre le decisioni della Magistratura, anche quando non appaiono convincenti. Tuttavia, se passa il messaggio che, di fronte al semplice avvio di una indagine, all' iscrizione nel registro degli indagati, un amministratore è gravemente indebolito nell' esercizio delle sue funzioni, si determinano gravi conseguenze».
A Milano in 2 giorni di autosospensione per 2 volte la poltrona del sindaco è stata vuota. Venerdì a un convegno della Cariplo. E pure ieri, alla chiusura della 3 giorni di confronto tra Comune e Fs sui progetti di ristrutturazione degli scali ferroviari milanesi.
Uno dei progetti più ambiziosi in discussione a Milano. Chiuso nella sua casa a Brera Giuseppe Sala continua a rimuginare sul da farsi. Il mantra che ripete a tutti è noto: «Voglio capire se la mia presenza è un bene o un danno per la città».
La prima ipotesi sembra prevalere nella sua testa. Ma solo quando riuscirà a parlare coi magistrati della Procura generale che lo hanno messo sotto inchiesta per falso ideologico e materiale il sindaco capirà meglio cosa fare. I suoi avvocati hanno già preso contatto. C' è chi giura che l' interrogatorio potrebbe avvenire domani.
Domani è invece in bilico il consiglio comunale. La decisione verrà presa solo dopo l' incontro tra i capigruppo. Filippo Barberis il capogruppo del Pd a Palazzo Marino fa l' ottimista: «Giuseppe Sala ha promesso di chiarire la sua posizione in pochi giorni. Noi siamo pronti ad andare avanti».
Le opposizioni finora sono state morbide con Sala. Non hanno chiesto la sua testa, ma anzi lo invitano a darsi da fare.
Gianluca Marco Comazzi, capogruppo di Forza Italia: «Il rischio vero è che Milano sia in balia dei venti. Con tutto l' affetto per il vicesindaco non si possono delegare a lei certe discussioni. Di sicuro non possiamo aspettare un mese».
Alessandro Morelli capogruppo leghista dà un ultimatum: «Le discussioni su certe delibere che coinvolgono Expo o il sindaco è meglio che vengano ritirate. Il sindaco ci faccia sapere entro la settimana cosa intende fare». Matteo Salvini, che è pure consigliere, fa fretta al sindaco: «Se ha la coscienza pulita si rimetta a lavorare perché Milano ha bisogno. Altrimenti si faccia da parte». È probabile che domani Sala non faccia né una cosa né l' altra.
2. I LEGALI DI MR EXPO AL LAVORO, DOMANI GIÀ IN PROCURA
Cristina Bassi per ‘il Giornale’
MARIA ELENA BOSCHI GIUSEPPE SALA
È un fine settimana di lavoro intenso, non c' è dubbio, per gli avvocati di Giuseppe Sala. Venerdì hanno ufficialmente potuto vedere la richiesta di proroga delle indagini sull' appalto per la Piastra di Expo 2015, le due scarne paginette che riportano il nome del sindaco di Milano tra quelli dei nuovi indagati (l' altro è l' imprenditore Paolo Pizzarotti). Sala è indagato per falso materiale e falso ideologico in concorso per aver - spiega un' informativa della Gdf del 2013 - da ad della società che ha organizzato l' Esposizione universale retrodatato illecitamente due verbali relativi alla sostituzione di altrettanti membri della commissione giudicatrice della gara per l' appalto più importante, quello andato poi alla Mantovani grazie a un ribasso montre del 42 per cento.
Nominato il difensore Salvatore Scuto, è partito lo studio delle carte in vista di un colloquio con il sostituto procuratore generale di Milano Felice Isnardi, lo stesso che il 10 novembre ha avocato l' inchiesta togliendola alla Procura della Repubblica, che invece ne aveva chiesto l' archiviazione. Archiviazione d' altro canto bocciata dal gip Andrea Ghinetti.
Dal terzo piano del Palazzo di giustizia è trapelata la massima disponibilità ad ascoltare Sala. Anche se è difficile che già domani il sindaco bussi alla porta del pg. È più probabile che si muovano prima i suoi avvocati con un incontro «esplorativo» con i magistrati per un chiarimento sulle esatte accuse mosse al loro assistito. Il documento con la richiesta di sei mesi di proroga delle indagini, fino al 10 giugno 2017, è molto preciso a riguardo. Elenca solo una ipotesi di reato per il primo cittadino con data e luogo di presunta commissione: Milano, 30 maggio 2012.
È vero anche però che Isnardi indaga da poco più di un mese e nulla gli vieta in futuro di formulare altre ipotesi. Capire dove andrà a parare sarebbe cruciale per i legali, per Sala e per il destino della città. Ma appare una missione quasi impossibile. L' interlocutore infatti è più che mai cauto e abbottonato. Dopo il primo colloquio, comunque, sarà fissato plausibilmente l' interrogatorio vero e proprio del sindaco indagato, che potrebbe svolgersi prima di Natale.
C' è poi il nodo della proroga delle indagini. Il gip Lucio Marcantonio ha tra i cinque e i sette giorni per accoglierla o no. Normalmente il via libera è considerato scontato.
L' avvocato Federico Cecconi, che difende Antonio Acerbo, uno degli indagati dell' inchiesta originaria partita nel 2012, è orientato a fare opposizione. E quelli di Sala? Anche tale aspetto viene valutato in queste ore, ma vista la vicenda praticamente inedita non è escluso il deposito di una memoria di opposizione - prevista per legge - pure da parte loro. Se ci saranno i sei mesi supplementari, starà poi al pg decidere: o stralciare la posizione di Sala da quella degli altri indagati e chiedere l' archiviazione.
Oppure, ed è lo scenario che sembra più probabile viste le iniziative fin qui adottate dalla Procura generale, prendersi tutto il tempo a disposizione per indagare e formulare la richiesta di rinvio a giudizio.
Intanto ieri sul Fatto l' ex aggiunto di Milano Alfredo Robledo, costretto al trasferimento dopo uno scontro con l' allora capo Edmondo Bruti Liberati proprio sui fascicoli di Expo, si compiace: «Finalmente uffici inquirenti milanesi ripristinano l' autonomia delle indagini. Nel 2014 alla Procura c' era stato un abbraccio mortale tra magistratura e politica». Mentre il Codacons invia una diffida al sindaco: decida in 15 giorni se riprendere l' incarico oppure dimettersi.
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