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CHI SALVERA’ SALVINI? BERLUSCONI - SLITTANO DUE DECRETI SU IMMIGRAZIONE E SICUREZZA E IL LEADER DELLA LEGA SI RIAVVICINA A FORZA ITALIA E FRATELLI D' ITALIA- “SI’ AL PROGRAMMA DEL CENTRODESTRA” – IL CAV GONGOLA: “CREDO CHE IN UN FUTURO NON LONTANO TORNEREMO FINALMENTE ALLA GUIDA DEL GOVERNO” - LA MELONI: "I LEGHISTI HANNO CAPITO CHE E’ DIFFICILE FARE SINTESI COL M5S STRUTTURALMENTE DI SINISTRA"
Ugo Magri per la Stampa
I due decreti che Salvini voleva approvare ieri, uno sull' immigrazione e l' altro sulla sicurezza, sono slittati a lunedì. Strano, perché il ministro dell' Interno non vedeva l' ora. E proprio mentre tutti si domandavano come mai, il leader della Lega si è infilato a Palazzo Grazioli (residenza romana di Berlusconi) per il vertice del centrodestra. Già ce ne sarebbe stato abbastanza per innescare un cortocircuito. Per di più, alla fine del summit è stato diffusa una nota come nessuno se l' attendeva: invece della solita acqua fresca, una somma di propositi politicamente impegnativi.
Chiunque li legga è indotto a chiedersi che cosa stia succedendo. Il centrodestra, è scritto nel comunicato, «ribadisce e rilancia la sua natura di coalizione politica unita da valori comuni». Segue la conferma che Lega, Forza Italia e Fratelli d' Italia si presenteranno insieme in tutte le prossime elezioni regionali. Infine un impegno abbastanza singolare: tanto la Lega (che sta al governo) quanto Fi e Fd' I (situati all' opposizione) cercheranno di ispirare la legge di Bilancio ai criteri del programma elettorale comune. Il che porta a chiedersi in quante scarpe tiene i piedi Salvini.
Silvio pimpante Matteo s' è limitato uscendo a poche generiche parole; più esplicita Giorgia Meloni («I leghisti si stanno rendendo conto che è difficile fare sintesi coi Cinquestelle, strutturalmente di sinistra»); assai loquace Berlusconi che certe «fake news» avevano dato per malatissimo e invece si è scatenato davanti alle telecamere: «Il centrodestra esiste e soprattutto resiste. Se volete un mio pronostico, credo che in un futuro non lontano torneremo finalmente alla guida del governo».
Insomma il Cav ci ha messo, come suol dire, il carico da undici alimentando la sensazione che Salvini avesse appena manifestato rabbia per i decreti rinviati e chissà quale altro proposito bellicoso. In realtà non è andata esattamente così. Anzi, da quanto filtra, il vice-premier non è caduto nella tentazione di attaccare i grillini dietro le loro spalle. Il Cav più volte l' ha provocato: «Ma come potete governare con gente che dice cose opposte alle vostre», è stato il suo leit-motiv. Salvini gli ha risposto che fin qui con Di Maio lui si è trovato bene, «i Cinquestelle sono persone con cui riusciamo a ragionare molto civilmente anche quando le posizioni sono diverse».
BERLUSCONI SALVINI MELONI CON MATTARELLA
Giancarlo Giorgetti (presente insieme con Ignazio La Russa e Antonio Tajani) ha dato conferma. E del resto, è stata l' osservazione di Salvini, «anche nel centrodestra di una volta capitava spesso di discutere».
Verso sera, di fronte al moltiplicarsi delle voci, e dei sospetti grillini, è circolata una versione leghista parecchio riduttiva, chiaramente rivolta ad attenuare l' impatto simbolico dell' incontro: giusto una chiacchierata, sul piano nazionale non cambia un bel nulla, coi Cinquestelle «governeremo nei prossimi 5 anni»; il pranzo è servito «a chiarire alcune questioni in vista delle Regionali». Per esempio, che Forza Italia indicherà il candidato governatore in Piemonte (sarà Alberto Cirio), in Calabria e in Basilicata; che viceversa in Sardegna e in Emilia Romagna la designazione spetterà alla Lega; quanto all' Abruzzo, pare l' abbiano spuntata i Fratelli d' Italia.
BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE
Il «do ut des» A Salvini premeva inoltre sboccare la presidenza Rai, e ieri c' è finalmente riuscito: Forza Italia si rimangerà il «no» al candidato «sovranista» Marcello Foa. In cambio, Salvini ha dovuto sottoscrivere il documento politico. È un prezzo pagato volentieri pur di annettersi la tivù pubblica. Se per giunta i Cinquestelle si preoccuperanno un po', e cominceranno a temere la politica dei «due forni», nemmeno questo in fondo gli dispiacerà.
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