DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Andrea Indini per www.ilgiornale.it
Non appena Matteo Salvini ha deciso di tagliare i fondi per l'accoglienza, in molti si sono tirati indietro dal business per spartirsi i disperati che sbarcano sulle nostre coste.
Tra questi c'è anche la Caritas italiana che da settimane ha deciso di non partecipare più ai bandi per l'accoglienza diffusa.
"Viste le limitazioni imposte all'accoglienza dal decreto Salvini è l’unica strada rimasta", ha lamentato in una intervista al Corriere del Veneto monsignor Corrado Pizziolo, presidente dell'istituto di carità dei vescovi, spiegando, senza troppi giri di parole, che senza un adeguato sovvenzionamento dalle case pubbliche, la Chiesa non è più "disposta a sostituirsi allo Stato". Una giustificazione che ha dato al leader leghista l'assist per smascherare l'ente diocesano: "Se siete generosi accogliete con meno soldi. O accogliete per far quattrini?".
Le prime a disertare i bandi sono state le cooperative. Già il mese scorso si contavano decine di appalti andati a vuoto. Uno dopo l'altro hanno smascherato la finta carità di certi enti che con gli immigrati puntava soltanto a far soldi. Nessuno si è infatti fatto problemi a dire che il passo indietro è una ritorsione alla sforbiciata ai costi per l'accoglienza voluta da Salvini per stroncare il business dell'immigrazione. Il taglio è stato netto: si è passati dai 35 ai 21-26 euro.
E così a Genova, Savona, Lecce, Treviso, Ferrara, Reggio Emilia e Viterbo le cooperative che fino a ieri svolgevano le attività di accoglienza e integrazione hanno appunto smesso di presentarsi alle gare che, una dopo l'altra, finiscono per andare deserte. Un caso eclatante è stato quello di Reggio Emilia dove a inizio aprile Reti temporanee di imprese, che avevano in mano la gestione straordinaria di quasi tremila richiedenti asilo, si sono tirate indietro.
Dopo le cooperative è stata la volta della Caritas. Stesso discorso. "Le risorse non sono sufficienti", hanno lamentato nei giorni scorsi a Treviso e a Vittorio Veneto. La decisione di chiamarsi fuori non è locale ma avvallata da presidente dell'istituto. "La scelta che coinvolge le Caritas di tutta Italia - ha spiegato al Corriere Veneto monsignor Pizziolo - è indotta dalla nuova normativa, che ha avuto due effetti: ha ridotto all'osso le risorse per l'accoglienza e ne ha ristretto le maglie, imponendo criteri più stringenti".
Nel frattempo, per prendere tempo, le Prefetture stanno rinviando i bandi e prorogando i termini di presentazione alle gare, come successo a Siena e Bologna. In altri casi, invece, è stato deciso di riportare i migranti nelle caserme.
Le ragioni della scelta della Caritas, come anche delle cooperative rosse, non sono affatto economiche ma prettamente politiche. Ed è lo stesso monsignor Pizziolo ad ammetterlo: "Alcune Caritas non si sentono più di partecipare ai bandi, non solo per il taglio dei finanziamenti ma anche perché non vogliono avallare scelte che non condividono".
Da Roma non è partita alcuna direttiva ufficiale. Tanto che ci sono ancora molte diocesi, come quelle di Trento e di Bolzano, che vanno avanti a partecipare ai bandi. Ma i casi di chi si tira indietro sono destinati ad aumentare. Nei mesi scorsi lo stesso Salvini profetizzava: "La mangiatoia è finita. Chi speculava con margini altissimi per fare 'integrazione', spesso con scarsi risultati, dovrà cambiare mestiere". E così è stato. Il velo dell'ipocrisia è stato abbassato una volta per tutte.
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