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SALVINI E LA “GOFFA MANIFESTAZIONE DI IMPOTENZA VERSO LA MELONI” – "LA STAMPA" INFIOCINA IL LEADER LEGHISTA DOPO IL SUO DISSENSO IN CDM SUL TERZO MANDATO: “NELLA PRIMA REPUBBLICA SI SAREBBE APERTA UNA CRISI DI GOVERNO O QUASI SE UN VICEPREMIER AVESSE VOTATO CONTRO UNA DECISIONE DEL GOVERNO DI CUI FA PARTE. ALLA FINE È SEMPRE LO STESSO FILM: MAGARI SALVINI ABBAIA UN PO' MA NON HA PIÙ LA FORZA DI MORDERE. SI ACCONTENTA DI MANTENERE LA PROPRIA CADREGA” – L’OPA SUL NORD LANCIATA DALLA MELONI CHE INDEBOLISCE LA LEADERSHIP DEL RIVALE SALVINI
Alessandro De Angelis per “La Stampa” - Estratti
Ai bei tempi della Prima Repubblica, quando la politica aveva una sua grammatica (e una sua logica), si sarebbe aperta una crisi di governo o quasi se un vicepremier avesse votato contro una decisione del governo di cui fa parte.
Invece Matteo Salvini, dopo aver messo agli atti il suo dissenso in cdm con un voto sul terzo mandato, ha derubricato la tenzone.
Testuale: «Nessun problema, questioni local».
Dichiarazione che rende il tutto una goffa esibizione di impotenza sia verso Giorgia Meloni che quella scelta l'ha imposta sia verso il suo "partito del Nord" che l'ha fragorosamente contestata, chiedendo implicitamente al suo leader di dare battaglia e non di fare finta. Alla fine è sempre lo stesso film: magari Salvini abbaia un po', come sull'Autonomia, come sulle armi, come su tutto, ma non ha più la forza di mordere. Si accontenta di mantenere la propria cadrega.
giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse
(...)
Siamo cioè all'interno dello stesso disegno, di cui si celebra l'ultimo atto: un attacco al cuore della Lega, condotto con la determinazione del dominus incontrastato della coalizione. Con l'ultimo atto, d'un colpo Giorgia Meloni apre la partita in tutto il Nord (non solo in Veneto, ma anche in Trentino e Friuli) e mette tutti i governatori leghisti sul mercato politico alla scadenza del mandato, visto che qualcosa "dopo" dovranno pur fare.
MATTEO salvini - GIORGIA meloni
Insomma, l'obiettivo è duplice. Da un lato lancia un'Opa sul Nord, dove la Lega ha il suo insediamento più profondo e radicato grazie ai governatori che ne incarnano il volto più pragmatico, di governo, ragionevole. Senza Zaia e Fedriga candidati di diritto Giorgia Meloni reclamerà un suo governatore, ai danni dell'alleato.
Dall'altro dell'alleato indebolisce la leadership, perché stressa la dinamica interna alla Lega sul punto più dolente. Per carità: anche qui si registra un'impotenza. La storia di questi anni è quella di un malumore dei famosi governatori verso il sovranismo di Salvini che non è mai diventato sfida, in termini di leadership né da parte di Zaia né di altri.
E nel frattempo si è compiuta la mutazione genetica della Lega che non parla più di Nord, fisco, imprese, Autonomia e in compenso flirta pure con Afd e i peggiori estremisti in giro per il mondo. Al congresso, appena concluso, nessuno dei sofferenti governatori ha detto una parola a riguardo e Salvini farà le liste alle prossime politiche, potente disincentivo alla ribellione.
E tuttavia la questione della rappresentanza politica del Nord, senza i suoi campioni riconosciuti, resta e si acuisce. Con una Lega, a livello nazionale, che mette agli atti la sua debolezza e più minata al suo interno.
antonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse
migranti in albania - vignetta by vukic
MEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI
giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse
giorgia meloni antonio tajani matteo salvini
salvini meloni
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