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Mauro Favale per “la Repubblica”
Sceglie di entrare da un ingresso secondario anche qui, nella capitale. Lo aveva fatto a Lecce due giorni fa. Ma nel Salento, come ieri mattina a Foggia, c’erano state contestazioni con lancio di uova, fumogeni e petardi. A Roma invece fila tutto liscio per Matteo Salvini: quattro blindati della questura, massiccia presenza della Digos ma, soprattutto, il sostegno di CasaPound.
«D’altronde qui siamo all’Esquilino, casa nostra da sempre», spiega appoggiato al bar del Teatro Brancaccio Gianluca Jannone, leader della formazione di estrema destra. Sono loro lo zoccolo duro dei militanti pro-Salvini nella capitale. Lo attendono in un tripudio di celtiche e fasci littori. «Un capitano, c’è solo un capitano», gli urlano dalla platea sventolando tricolori e bandiere di «Sovranità », il raggruppamento dei «salvinisti di destra» (copyright Jannone).
Il segno di una nuova fase per la Lega che archivia Silvio Berlusconi: «Fossi in lui — dice il segretario del Carroccio — a 79 anni mi godrei i frutti del mio immenso lavoro e mi occuperei del Milan. Il Partito Repubblicano stile Usa che lui vuol fondare? Non so cosa sia. Comunque io non mi sciolgo in niente». Salvini arriva a Roma dopo un tour al sud costellato da puntuali proteste di piazza e da sale gremite per i suoi comizi.
A Foggia, ieri, militanti dei centri sociali hanno organizzato una protesta, fronteggiati dalle forze dell’ordine: lanci d’uova e fumogeni, una carica di alleggerimento. Salvini se la prende con Alfano: «E’ in grado di garantire la libertà di espressione e il diritto a svolgere comizi? Sennò è meglio che se ne vada se non è in grado di isolare i violenti che ci attaccano, io sono stufo di vedere ogni giorno poliziotti aggrediti e presi a sputi e comizi blindati. Alfano faccia sgomberare questi centri sociali occupati abusivamente da violenti».
Niente del genere nella capitale. Contro Salvini compaiono scritte sui muri («Verme, Roma ti schifa») ma nulla di più. A Garbatella, quartiere «rosso » per antonomasia («E’ pieno di coglioni», lo definì Salvini due mesi fa), il leader della Lega non si avvicina: lì lo attendono per tutto il giorno, organizzando presidi e un pomeriggio di lettura con Paco Ignacio Taibo II e Erri De Luca.
«Matte’, Garbatella ‘spetta a te», gli aveva mandato a dire l’attore Claudio Amendola che in quel quartiere ha girato “I Cesaroni”. «Un atteggiamento da coatto», lo bolla Jannone. In serata, dopo aver annullato (sempre per la minaccia di contestazioni) un giro nel quartiere di Primavalle, Salvini parla dal palco del Brancaccio: accanto a lui ci sono le deputate Souad Sbai e Barbara Mannucci, il senatore Raffaele Volpi, il consigliere comunale Marco Pomarici ma, soprattutto, Simone Di Stefano di CasaPound.
Per lui gli applausi più calorosi, che segnano ancora una volta il sodalizio tra Lega ed estrema destra: «Noi Salvini lo portiamo al ballotaggio contro Renzi», dice Di Stefano. Quando tocca al leader del Carroccio, con indosso una maglietta per i due marò, se la prende ancora con Alfano che lo aveva definito «un ignorantone». Poi finisce invocando «un ricambio della politica, come ha attuato da Renzi. Ma noi al contrario suo non facciamo da infami. Se ti voglio mandare a casa te lo dico in faccia. Quello che invidio al premier? Lui è più cattivo di me».
matteo salvini SILVIO BERLUSCONI
proteste contro salvini a livornosalvini con agenti antisommossa ad anconaSALVINI E GRASSELLIGATTINI PER SALVINI
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